di Rina Brundu. Non concordo con chi sostiene che l’evidenza elettorale suggerisce una risurrezione politica del Berlusconi – Lazzaro! Per convincermi della bontà di una tale conclusione occorrerebbe che mi venisse mostrato prima di tutto il letto di morte, poi la tomba dove è stato sepolto il corpo e infine il lenzuolo, possibilmente intaccato da radiazioni sindoniche (nel senso di sacra-sindone non di Michele Sindona!). Vero è invece che Silvio Berlusconi ha “performato” al meglio durante questa straordinaria campagna elettorale (by far, una delle campagne elettorali più comiche della storia dell’umanità dai tempi in cui Caligola si era convinto che il suo cavallo avrebbe meglio operato in Senato dei personaggi che ne occupavano gli scranni), e con consumata abilità e scaltrezza è riuscito a convincere gli Italiani che-votano-di-pancia che la cura non era migliore del male.
Dietro il risultato del Popolo della Libertà (risultato neppure tanto eclatante se si considerano i precedenti!), vi è quindi soltanto il solito blocco monolitico e ideologico (della stessa natura di quello che ha sostenuto il PD nella sua vittoria per il rotto della cuffia!), che tramonterà con il tramontare di una generazione e che pur di non vedere la sinistra al potere voterebbe chiunque, incluso il fortunato quadrupede caligoliano di cui sopra. Ma non basta. Un’altra delle ragioni che a mio avviso giustificano il buon risultato a destra e l’inveterata abitudine del popolo italiano (o almeno di una parte di quel popolo) a cogitare con la pancia appunto, non con la testa. Nella dimensione digitale fa strano pensare che esista ancora un segmento di popolazione che si fa incantare da promesse elettorali mirabolanti (basti pensare, per esempio, alla promessa della restituzione dell’IMU), o da performances mediatiche d’avanspettacolo, però così è! E lo status-quo è talmente vero che un tal candidato di non ricordo più quale semisconosciuta lista ha pensato bene di profittarne coniando uno slogan elettorale fenomenale: prometto tutto a tutti!
Per inciso, quel candidato non è Silvio Berlusconi ma difficile negare che la campagna elettorale di quest’ultimo non abbia mosso i suoi passi tenendo ben presente la situazione “culturale” contingente: onore a colui! Del resto quell’onore gliel’hanno reso tutti, ma proprio tutti, inclusi diversi esponenti PD nelle retrovie bulgare di Rai3. Da dire vi è però che l’onore delle armi reso a Berlusconi dagli avversari di una vita, appare davvero poca cosa davanti all’adorazione, alla devozione, alla venerazione con cui ancora una volta lo hanno omaggiato i suoi caporali. Senza indugiare troppo sullo straordinario dono dell’ubiquità – condito di una vena logorroica senza pari – mostrato da un pur simpatico Maurizio Lupi, che ha difeso ad oltranza in ogni salotto televisivo il risultato ottenuto dal PDL e dal suo padre-nobile, dallo spoglio della prima scheda fino all’ultima (mi preoccupa quell’uomo: ma avrà dormito almeno un’oretta stanotte?), non si può non sottolineare la sottile venatura romantica che ieri sera pervadeva la figura del (supposto) delfino Angelino Alfano, dunque futuro leader “incontrastato” di partito, mentre rivendicava la lungimiranza politica del suo mentore come concausa imprescindibile della “rinascita”.
Un modo come un altro per ricordare che come diceva il grande generale e filosofo cinese Sun Tzu “i morti non si possono riportare in vita”. O della fine del berlusconismo e della sua peculiarissima idea di leadership!
Featured image Sun Tzu.
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