di Matteo Boldrini
Si sono tenute le elezioni amministrative 2013 per il rinnovo di numerosi consigli comunali (Roma, Brescia e Siena i comuni più importanti). Una tornata elettorale molto importante per svariati motivi, primo test successivo alle elezioni politiche dello scorso febbraio e successivo alla crisi politica seguente l’elezione del presidente della repubblica. Si tratta dunque della prima dimostrazione di come l’elettorato ha reagito alle prese di posizione delle varie forze politiche in quella fase.
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Queste elezioni anticipano le amministrative del prossimo anno, vero appuntamento elettorale di livello nazionale visto che coinvolgeranno un grande numero di comuni, tra cui il Comune di Firenze, nodo cruciale per capire se Matteo Renzi si lancerà o no definitivamente sulla scena politica nazionale. Infine in questo appuntamento elettorale sono coinvolti comuni molto importanti come Roma e Siena dove si torna al voto dopo lo scandalo Mps e dove si teme l’ascesa dei grillini.
Il dato più interessante che emerge dallo spoglio è innanzitutto il considerevole calo dell’affluenza. Si è recato alle urne poco più del 60% degli aventi diritto con un calo complessivo di quasi il 15% rispetto alle precedenti amministrative. Il crollo dell’affluenza è ancora più marcato in alcuni comuni come ad esempio a Roma, dove ha votato soltanto il 52,81% con quasi il 20% di elettori in meno. Certo bisogna considerare che, vista la disaffezione verso la politica, poteva andare pure peggio, e in molti comuni, tra cui anche la capitale, cinque anni fa si votava anche per le politiche, quindi l’affluenza era in qualche modo trainata anche da queste elezioni. Tuttavia resta un calo significativo. Resta da capire che tipo di elettorato è rimasto a casa, se si tratti di un’astensione che colpisce in maniera generalizzata le varie forze politiche, o se invece ha un impatto più asimmetrico. Lo spoglio ci permette di tirare qualche conclusione anche in questo senso.
Indipendentemente dall’esito dei ballottaggi queste elezioni si qualificano come un successo per il centrosinistra, che è avanti in praticamente tutti i comuni che hanno votato riuscendo a piazzarsi davanti anche a Treviso e Brescia, due piazze difficilissime per la sinistra. A questo avanzare da una parte, è speculare una certa immobilità del centrodestra che si trova in affanno e, almeno al primo turno, trova difficile ripetere la performance e il recupero fatto alla politiche. Ma il dato più interessante è il crollo verticale dei consensi del Movimento Cinque Stelle che perde più della metà dei consensi acquistati lo scorso febbraio. Anche se sarebbe interessante fare un’analisi approfondita su ogni singolo comune o capoluogo di provincia, limitiamoci a guardare da vicino solo alcuni dei comuni più importanti come Brescia, piazzaforte del centrodestra, Siena, roccaforte del centrosinistra travolta dallo scandalo Monte dei Paschi e Roma.
A Brescia le due coalizioni di centrosinistra e di centrodestra arretrano leggermente rispetto alle politiche, riuscendo però a riconfermare il risultato ottenuto, spesso grazie alla presenza di liste civiche che recuperano i consensi perduti dai partiti maggiori. Le difficoltà maggiori vengono incontrate dalla Lega Nord, che dimezza il proprio bacino elettorale, e dai grillini che addirittura crollano a poco più di 5000 voti dai 18000 di qualche mese fa.
Un discorso simile può essere fatto per Siena, dove troviamo una leggera flessione delle due principali coalizioni, che tuttavia reggono, ed un forte calo del M5S che anche qui perde i due terzi dei voti.
A Roma, in mezzo al proliferare di liste locali (in tutto c’erano circa 40 liste presentate) si verifica grossomodo lo stesso trend, con le due coalizioni stabili e i consensi persi dai principali partiti raccolti dalle numerose liste civiche, mentre continua l’emorragia di voti dal partito di Beppe Grillo che perde 300000 voti sui 400000 acquisiti.
La conclusione principale a cui possiamo arrivare è che i due piani, quello politico nazionale e quello locale, sono ben distinti e subiscono gli effetti di dinamiche differenti. A livello locale vi è una centralità maggiore delle caratteristiche dei candidati, ed è più facile organizzare il consenso intorno a personaggi conosciuti ed apprezzati sul territorio. Inoltre su dinamiche di dimensioni ridotte diventa più semplice per i partiti strutturati mobilitare il proprio elettorato, cosa che un partito leggero e fluido come il Movimento Cinque Stelle trova difficile. Infine vi è la presenza di liste civiche, che riescono in qualche modo a recuperare i voti perduti dai partiti, fungendo in qualche modo da valvola di sfogo per la protesta.
Per concludere, per quanto siano un segnale importante sulle condizioni del sistema partitico, sarebbe sbagliato attribuire a queste elezioni un forte carattere politico di livello nazionale in quanto le dinamiche di voto sono completamente diverse. Il Partito Democratico deve tentare di recuperare legittimità a livello nazionale superando il complesso di un partito “localistico” che sembra sempre vincere le elezioni comunali, provinciali e regionali, per poi perdere le politiche, il centrodestra si qualifica come una coalizione aggrappata all’appeal di Silvio Berlusconi e anche partiti più radicati come la Lega Nord sembrano essere entrati in crisi. Il partito di Grillo non può invece più prescindere da un minimo di strutturazione territoriale. Il futuro di questi partiti dipende molto anche dall’alta presenza di astenuti, che indipendentemente dal ritenere o no un’alta astensione indice di qualità della nostra democrazia, rappresentano una grossa fetta di elettori fuori dal mercato elettorale, a disposizione per la rimobilitazione da parte dei leader politici.
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