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Meglio votare. Non ci sono più solo Di Pietro e Vendola a dirlo. Ora anche l'opposizione moderata (il PD e il Terzo Polo) non vedono altro mezzo per sconfiggere Berlusconi. Chiede le elezioni D'Alema, le chiede Casini, le chiede Eugenio Scalfari nel suo editoriale domenicale su Repubblica., le chiede anche De Bortoli sul Corriere se non si arrivasse ad una (impossibile) tregua istituzionale. I commentatori politici riferiscono che persino Napolitano sia ormai favorevole allo scioglimento anticipato delle Camere. Come scrive il foglio di Rivoluzione Democratica è fallito il disegno di Fini, Casini, D'Alema di sconfiggere dall'interno Berlusconi, di provocare lo smottamento del centro destra e attraverso questo dare vita ad un nuovo governo parlamentare di 'salvezza nazionale' senza mettere in discussione le basi di consenso e la politica sociale ed economica del berlusconismo.Berlusconi ha fin qui retto perché non è venuta meno, a leggere i sondaggi, il suo bacino elettorale né il blocco sociale e di potere che lo ha sostenuto in questi anni e che si è nutrito della sua politica e ciò gli ha consentito di poter usare i suoi soldi e i suoi ricatti per convincere i deputati 'incerti'.Se dunque si arriverà alle elezioni (e se queste ultime mosse dei 'moderati' non hanno solo lo scopo di spaventare e provocare il fuggi fuggi di un numero consistente di deputati dal PDL: si veda al riguardo l'intervista di Pisanu) il problema diventa quale sia la coalizione più efficace per sconfiggere Berlusconi e costruire il dopo.
Nella richiesta di D'Alema di una 'Unione Sacra' di tutte le opposizioni, da Vendola a Fini, c'è ancora il tentativo gattopardesco di cambiare tutto (Berlusconi) per non cambiare nulla (in termini di politiche economiche, sociali, di riconquista della legalità del sistema) e risulta tanto più grave l'offerta di svendere la Costituzione (aprendo ad una possibile riforma, previo referendum consultivo, in senso presidenzialistico) per rendere più appetibile la propria proposta ai finiani.L'unione di tutti contro Berlusconi fornisce facili argomenti alla destra e alle lega, riavvicina i moderati -spaventati dai 'comunisti' D'Alema e Vendola - a Berlusconi, allontana dal voto tanti elettori di sinistra che non sono più disponibili, pur in nome della lotta contro il tiranno, a rafforzare un sistema economico e sociale fallito e ingiusto.Il voto su tre poli (la sinistra da Ferrero a Bersani passando per Di Pietro e Vendola; il centro di Fini, Casini, Rutelli e Lombardo; la destra di Bossi, Berlusconi e Storace) consentirebbe invece alla sinistra di ricompattarsi e di convincere almeno parte dei propri simpatizzanti che ormai, senza più speranza e fiducia, non vanno più a votare. Con tutto le riserve che si possono nutrire e tutte le critiche che si possono avanzare ai partiti di Di Pietro, Vendola e Ferrero, non è la stessa cosa trovarsi dopo le elezioni con un Parlamento al 60-70 per cento di centro destra oppure avere una forte presenza parlamentare della componente radicale in grado di orientare le scelte in materia sociale ed economica e di difendere l'impianto costituzionale anche e soprattutto se il dopo elezioni imporrà, per una probabile situazione di ingovernabilità al Senato, un governo di larghe intese.E' evidente che la vittoria contro Berlusconi non è affatto certa (e ciò che incombe sono brogli elettorali e il dominio della destra sulle tv) qualunque forma di coalizione sceglieranno le opposizioni, ma se la sinistra non ha il coraggio, pur di fronte ad un avversario completamente screditato e ai minimi storici di consenso e con le destre che andrebbero divise al voto, di presentare una propria proposta alternativa e se considera il popolo italiano completamente perso, è meglio allora davvero che i suoi esponenti scelgano un altro mestiere.Se il berlusconismo è la forma contemporanea di fascismo ricordiamoci del coraggio, senza alcuna certezza di vittoria, che ebbero coloro che diedero vita alla Resistenza.
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