Occhi puntati sui programmi d'informazione, talk show in testa, a partire dal 18 marzo, giorno di entrata in vigore della par condicio.
Con la pubblicazione del decreto del Presidente della Repubblica che ha indetto i comizi per le elezioni europee in programma il 25 maggio, è scattato il periodo in cui sono previste regole oltre che per le tribune politiche anche per le trasmissioni di approfondimento, che per legge devono garantire parità di trattamento ai diversi partiti.
Secondo la linea seguita dall'Agcom, cui spetta il ruolo di controllore, queste ultime, passate come di consueto sotto la responsabilità delle testate giornalistiche, devono rispettare con particolare rigore i principi del pluralismo e dell'imparzialità. In questa campagna elettorale - si apprende - il monitoraggio dei programmi dovrebbe essere settimanale con decisioni ogni 15 giorni per dare la possibilità alle singole trasmissioni di correggere il tiro autonomamente prima del voto. Inoltre non ci sarà più il richiamo, ma direttamente l'ordine di riequilibrio.
Oltre che per il rinnovo del Parlamento europeo, il 25 maggio si vota anche per le regionali in Piemonte e per 16 comuni sopra i 100 mila abitanti, tra cui Firenze e Bari. Commissione di Vigilanza e Agcom sono al lavoro per mettere a punto i regolamenti, a partire da quelli per le europee, rispettivamente per la Rai e per le tv private. Relatore del provvedimento della bicamerale è il presidente Roberto Fico, il quale, nell'ultima seduta a San Macuto, ha precisato che nello schema messo a punto dall'Autorità e trasmesso all'organismo parlamentare non ci sono particolari novità rispetto al passato e che dal 18 marzo «la Rai è tenuta a rispettare la par condicio con effetto immediato per quanto riguarda i programmi di informazione».
Il Movimento 5 Stelle, che ultimamente ha ammorbidito la linea di totale chiusura ai talk show, è particolarmente sensibile al tema, tanto che in Commissione ha presentato con la deputata Mirella Liuzzi un emendamento al contratto di servizio tra Rai e ministero dello Sviluppo Economico, che prevede sanzioni anche per i «responsabili dei programmi» in caso di violazione degli obblighi di pluralismo, anche al di fuori delle campagne elettorali. In sostanza, oltre alle multe per le aziende previste per legge da parte dell'Agcom, la Rai - qualora passasse l'emendamento - sarebbe chiamata ad intervenire sul singolo talk che viola le regole.
Anche Forza Italia, con Renato Brunetta in particolare, ha il mirino puntato nei confronti dei programmi informativi, come dimostrano le accuse e gli esposti presentati nell'ultimo anno nei confronti delle trasmissioni di Rai3, come Che tempo che fa, In 1/2 Ora e Ballarò. Si tratta ora di capire se i partiti d'opposizione tenteranno di inserire regole più stringenti per i talk nel regolamento in discussione in Vigilanza. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per martedì prossimo, l'approvazione è prevista mercoledì in una seduta serale.
Lo stesso giorno varerà il proprio regolamento anche il consiglio Agcom. Nei regolamenti in fase di approvazione si prevede la divisione in due parti della fase di par condicio: nella prima, dall'indizione dei comizi alla presentazione delle candidature, gli spazi sono divisi tra le forze politiche presenti nel Parlamento europeo, nella seconda, fino al penultimo giorno prima del voto, il tempo è ripartito tra coalizioni e liste in campo. Sono previste norme per le tribune politiche, tra interviste e conferenze stampa.
Per i programmi di informazione, nell'erogare richiami e sanzioni, l'Autorità ha adottato criteri quantitativi su presenze e tempi per ogni partito. Tale linea è stata sconfessata, seppur al di fuori del periodo di par condicio, dalle due recenti sentenze con le quali il Tar Lazio ha annullato le sanzioni per i programmi Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, e In 1/2 ora, condotto da Lucia Annunziata, inflitte nel luglio scorso per la maggiore presenza di esponenti di centrosinistra nella passata stagione.
Secondo il giudice amministrativo, che richiama i principi generali in materia di libertà d'informazione, più che seguire i criteri quantitativi, l'Agcom deve «valutare se la condotta del responsabile non violi qualitativamente le regole d'imparzialità». Non è escluso che, in caso di ricorsi, la linea del Tar trovi conferme anche nella fase di par condicio.