di Matteo Zola
Cominciamo questa breve serie di appuntamenti sulle elezioni greche, che si svolgeranno il 6 maggio prossimo, diversamente dal solito. Prima di presentare partiti e candidati, programmi e sondaggi, partiamo da un dato concreto. La disoccupazione in Grecia a gennaio ha toccato il tasso record del 21.8% mentre la percentuale di disoccupati fra i giovani con meno di 25 anni ha raggiunto il 48%, ovvero un giovane greco su due non ha lavoro. In questo contesto l’emigrazione giovanile è inevitabile.
Seppure in scala minore rispetto alle grandi migrazioni dei primi anni ’50 e degli anni ’60 causate dalla guerra e dalla povertà, la Grecia – ormai nel quinto anno di recessione – torna ad assistere alla diaspora di migliaia di suoi giovani in cerca di fortuna. Una recente ricerca condotta dall’Università di Salonicco ha infatti dimostrato che la grande maggioranza degli emigranti e degli aspiranti tali appartiene alle generazioni più giovani, interessate a Paesi come Australia, Russia, Cina e Iran. Fuori dall’Europa dunque. Almeno in questo la Grecia lo è già, drammaticamente.
Lasciare il proprio Paese, i propri affetti, i legami fisici e metafisici con luoghi e persone, non è certo cosa facile. E’ scelta disperata, non una vacanza. Da un altro sondaggio condotto per conto dell’Università Panteion di Atene risulta che sette giovani greci su dieci vorrebbero lasciare il Paese devastato dalla crisi, ma meno di uno su cinque ha intrapreso qualche passo per partire davvero. Questo stato di dubbio, di attesa, non potrà durare a lungo. Stando così le cose e con la prospettiva di una ripresa economica che arriverà forse fra dieci anni, è facile prevedere che la fuga di giovani aumenterà.