Elezioni in Grecia: la vittoria di Tsipras allontana l’austerità?

Creato il 27 gennaio 2015 da Bloglobal @bloglobal_opi

di Giuseppe Consiglio

L’ampiamente annunciato trionfo di Alexis Tsipras si è infine palesato. Con numeri che superano di gran lunga le più rosee previsioni, Synaspismós Rizospastikís Aristerás (SYRIZA), la Coalizione della Sinistra Radicale, è diventata la prima forza politica della Grecia. Un vero terremoto in piazza Syntagma (la sede del Parlamento ellenico). Una vittoria epocale per la sinistra radicale e carica di speranze per il popolo greco prostrato da una crisi senza fine i cui devastanti effetti sono assurti alle cronache come archetipo dei tormenti che l’austerità, il feticcio idolatrato dai teorici del rigore, è in grado di arrecare ai cittadini e all’economia reale di un Paese.

La campagna elettorale è stata interamente incentrata sulla netta opposizione ai “programmi di salvataggio” di Commissione, BCE e FMI, sul solenne impegno ripetuto come un mantra che un esecutivo a trazione SYRIZA non avrebbe “rispettato accordi siglati da precedenti governi”, suscitando le reazioni spesso scomposte di funzionari e Ministri tedeschi. Ultima in ordine cronologico è quella del Ministro delle Finanze del governo Merkel, Wolfgang Schaeuble, il quale non ha perso tempo a sottolineare che se la Grecia non dovesse rispettare il programma di aiuti impostole, non potrà usufruire del Quantitative Easing (il piano di acquisto di titoli da 60 miliardi al mese, oltre i 50 miliardi previsti, approvato lo scorso 22 gennaio) con un piglio del tutto analogo a quello di Mario  Draghi e di Christine Lagarde che auspicavano il mantenimento di una linea di credito del governo greco con il FMI, al fine di garantire ad Atene la possibilità di usufruire del programma ABS – Asset Backed Securities (programma BCE di acquisto di titoli cartolarizzati della durata di due anni e che interessa anche titoli con rating speculativo, “junk”, di Grecia e Cipro: precondizione all’acquisto dei titoli è la permanenza in un programma di aiuti FMI-BCE-UE). Un ammonimento giunto in occasione della “sommossa” contro la troika condotta da un poco convincente Antonis Samaras, Primo Ministro uscente, il quale nel disperato tentativo di recuperare qualche punto percentuale nei sondaggi che lo davano per sconfitto, si atteggiava a strenuo oppositore del rigore e annunciava la decisione della Grecia di rinunciare agli aiuti.

Fonte: Ekathimerini

Analisi del voto - L’impossibilità di trovare un accordo in seno al Parlamento sull’elezione del Presidente della Repubblica ha determinato lo scioglimento dell’Assemblea e l’indizione di nuove elezioni politiche. Le consultazioni del 25 gennaio 2015 hanno completamente stravolto la morfologia del Parlamento ellenico restituendo un quadro politico profondamente diverso: si tratta in effetti di un risultato in qualche misura prevedibile e in parte annunciato dalle elezioni europee dello scorso maggio, ma che certamente colpisce per la portata.

La Βουλή (bulè) ellenica è un organismo monocamerale i cui membri, eletti con un sistema proporzionale rinforzato, con soglia di sbarramento al 3% ed un premio di maggioranza attribuito alla lista (non alla coalizione) più votata, restano in carica per quattro anni. Dei 300 deputati, 250 sono eletti col metodo appena descritto, i restanti 50 in ragione del premio di maggioranza. Con un semplice calcolo si nota come la maggioranza assoluta, pari a 151 voti, può essere raggiunta ottenendo il 37% delle preferenze; nei casi in cui tutti i partiti superano la soglia di sbarramento, la percentuale si alza al 40,5%. La legge elettorale vigente è stata modifica nel 2007 e applicata per la prima volta nel 2012. In precedenza, ed esattamente fino al 2004, la maggioranza assoluta era garantita al partito più votato indipendentemente dalla percentuale raggiunta, consentendo forse la governabilità, ma apportando delle distorsioni non irrilevanti alle preferenze dell’elettorato.

Con il 36,34% dei consensi, 2.246.064 voti e 149 seggi, SYRIZA ha dunque più che raddoppiando il numero dei parlamentari eletti nel 2012 (71) e si trova a soli due deputati dalla soglia indispensabile dei 151. Nea Dimokratia (ND), partito di centrodestra del Premier uscente ricandidato Samaras, ha ottenuto 76 seggi, 53 in meno rispetto alla precedente tornata del 2012, fermandosi al 27,81% dei voti (rispetto al 29,7% dell’ultima tornata). Alba Dorata, Laïkós Sýndesmos – Chrysí̱ Av̱gí̱ (XA), il partito d’ispirazione neonazista e xenofobo di Nikólaos Michaloliákos, ha ottenuto un’importante affermazione, collocandosi al terzo posto e conquistando 17 seggi che, se in termini assoluti evidenziano la perdita di un deputato rispetto alle precedenti elezioni, mostrano al contempo il buono stato di salute del movimento che, complice il perdurare di una crisi sui cui effetti Alba Dorata ha costruito i propri consensi, conferma di disporre di uno zoccolo duro nell’elettorato greco e certamente incrementa il proprio peso specifico in Parlamento. Anche To Potami (Il Fiume), ha conquistato 17 seggi e con il 6,05% dei voti sancisce il proprio ingresso in Parlamento.  Il Kommunistikό Komma Elladas (KKE), il Partito Comunista di Grecia, ha conquistato 15 seggi ottenendo il 5,7% dei consensi. L’Anexartītoi Ellīnes (ANEL), i Greci Indipendenti, un partito politico di destra che si connota per la forte avversione nei confronti delle politiche di austerità, ha ottenuto 13 seggi, perdendone 7. Ulteriore crollo del Panellinio Sosialistiko Kinima (PASOK), il Movimento Socialista Panellenico, che è sprofondato al 4,68%, perdendo ben 20 deputati e conquistandone solo 13.

Fonte: BBC

Che SYRIZA fosse avanti in tutti i sondaggi e avesse la vittoria in tasca era chiaro. D’altra parte le elezioni europee di maggio 2014, in occasione delle quali aveva ottenuto il 26,57% delle preferenze, 4 punti in più rispetto a ND, avevano certificato un trend positivo già iniziato nel 2012.

La formazione del governo - Il sistema greco, in caso di mancato raggiungimento della maggioranza assoluta in Parlamento, accorda 3 giorni di tempo al partito che ha ottenuto la maggioranza relativa, con incarico del Presidente della Repubblica di dar vita ad un governo di coalizione. In caso di fallimento l’incarico passa al secondo partito e così via. In assenza di un’intesa, il Presidente della Repubblica può invitare le parti a costituire un governo di unità nazionale o, laddove quest’ulteriore tentativo fallisse, può indire nuove elezioni dopo un periodo di governo ad interim del Presidente della Corte Suprema o del Consiglio di Stato. È nell’ottica di questo sistema, che va interpretata la scelta di Tsipras di cercare un’alleanza con l’ANEL, partito di destra con il quale SYRIZA, nonostante la distanza ideologica, condivide la battaglia contro i programmi di austerità. Una scelta che trova dunque nelle ragioni di opportunità politica, la spinta per un’alleanza strategica meno ardita di quella che possa sembrare ad una prima lettura. Nata da una frangia del KEE, SYRIZA avrebbe potuto difficilmente controllare la strisciante ostilità che contrassegna le relazioni tra gli ex compagni di partito; allo stesso tempo il filo-europeismo di To Potami, più incline all’adozione di un atteggiamento più morbido nei confronti della troika, ha indotto Tsipras a trovare in Panos Kammenos di ANEL l’alleato di governo più opportuno.

Distribuzione geografica del voto – Fonte: The Economist

Cosa cambia per Atene - La temuta reazione negativa delle borse non c’è stata ad eccezione di Atene, che, dopo aver perso quasi 5 punti percentuali, ha chiuso al -3,5%. Non si sono riscontrati contagi nelle altre borse europee che hanno segnato al contrario lievi vantaggi. Lo sconquasso che si pensava potesse investire Atene in realtà non c’è stato e la crescita del rendimento dei titoli a 3 anni è stato bilanciato dal ben più significativo calo di quello dei titoli a 10 anni, che, passando dal 10 al 9%, testimonia la lenta crescita della fiducia.

Tsipras ha vinto sulle macerie di un Paese dove la mortalità infantile è raddoppiata, i suicidi sono aumentati del 30% e le piccole e medie imprese arrancano tra crisi ed imposte. Gli sconvolgenti dati su povertà e disoccupazione sono oramai ampiamente noti.  È in ragione di ciò che il programma del neo Premier è incentrato sull’assistenza sanitaria gratuita per i meno abbienti, sull’incremento del salario minimo a 750 euro (dai 340 attuali), nonché sul reintegro della tredicesima per stipendi e pensioni fino a 700 euro. Sul fronte europeo la sfida principale sarà sulla rimodulazione del debito: Tsipras chiederà a Bruxelles un taglio del 60% del debito, puntando piuttosto a convertirlo in un superbond da 300 miliardi privo di scadenza da restituire quando le condizioni interne lo permetteranno ed in particolare quando la crescita viaggerà almeno al 3%.

La vittoria di Tsipras rappresenta dunque una vittoria storica che, se da un lato testimonia la bocciatura (pur non totale, alla luce della sostanziale tenuta di ND) di scelte politiche ed economiche evidentemente percepite come infauste, dall’altro segna una rottura con il percorso finora tracciato dai partiti tradizionali. Il collasso di PASOK, principale protagonista della vita politica ellenica degli ultimi trent’anni, e la buona affermazione di partiti o radicali o di recente formazione ne sono in questo senso un esempio. Al tempo stesso restano numerose le incognite, relative non solo alla capacità di Tsipras di incidere sul modello di governance economica europea e sulla gestione sia dei vincoli contratti con gli altri Paesi europei sia delle esigenze interne, ma anche alla tenuta nel lungo periodo di un partito e di una coalizione di governo evidentemente molto articolati al loro interno. Tuttavia, dal momento che gli orizzonti temporali tracciati dal neo Primo Ministro appaiono particolarmente brevi (i primi provvedimenti dovrebbero, almeno secondo quando sostenuto in campagna elettorale, esser realizzati a distanza di pochi mesi dall’insediamento), un bilancio sarà presto tracciato.

 * Giuseppe Consiglio è Dottore in Internazionalizzazione delle Relazioni Commerciali (Università di Catania)

Photo credits: Marko Djurica/Reuters

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