Le elezioni locali che interesseranno il Kosovo il 3 novembre prossimo rischiano di essere una consultazione ristretta alla sola popolazione di etnia albanese; secondo le regole imposte da Pristina infatti potrebbero poter votare solo i cittadini con regolare documento rilasciato dalle istituzioni kosovare.
Questa decisione priverebbe di fatto del diritto di votare chiunque disponga di una carta d’identità rilasciata da Belgrado; la delibera sembra infatti solo un espediente per escludere dal voto la minoranza serba residente principalmente nel nord del piccolo Stato balcanico.
I serbi del nord non sono infatti disponibili a sostituire i loro documenti con quelli kosovari, in quanto per loro il segno del legame che hanno ancora con la madrepatria, dalla quale sono stati divisi a causa delle lunghe vicissitudini che hanno portato ad una sottospecie di indipendenza di quella che, fino a poco tempo fa, era solo una provincia meridionale della Serbia.
In loro difesa si è schierato il Primo ministro serbo Ivica Dacic, il quale ha definito inaccettabili per Belgrado le condizioni imposte da Pristina ai suoi connazionali per la partecipazione al voto, aggiungendo che ne discuterà con il presidente kosovaro Hashim Thaci il 24 luglio, in occasione del loro incontro a Bruxelles.
Le elezioni di novembre dovrebbero servire alla costituzione delle Comunità autonome serbe, una delle tappe del percorso di normalizzazione dei rapporti fra i due paesi, decise nell’accordo firmato lo scorso 19 aprile.
Escludendo dal voto i cittadini di etnia serba, Pristina vorrebbe probabilmente cercare un’ulteriore legittimazione del proprio indipendentismo di fronte alla comunità internazionale, facendo in modo che esca dalle urne una maggioranza schiacciante filo albanese.
Fiancheggiato da Catherine Ashton, rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, il premier serbo ha aggiunto che i serbi “dovranno votare a novembre non per rafforzare l’indipendenza del Kosovo ma per eleggere e legittimare i loro rappresentanti nel paese”, mettendo a tacere anche quei leader dei serbi del nord che pochi giorni fa invitavano al boicottaggio delle consultazioni.
Nonostante ben 51 paesi, tra i quali Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, si rifiutino ancora di riconoscere l’indipendenza del Kosovo, dichiarata in maniera unilaterale il 17 febbraio 2008, sotto la spinta della Nato e della Ue Belgrado è stata di fatto obbligata ad accettare una road map che porterà infine ad una effettiva secessione di Pristina con la nascita di una nuova entità a maggioranza musulmana; questa finirebbe in mano alla narcomafia ed a uomini come l’ex premier Ramush Haradinaj, criminale di guerra e generale dell’UCK, mai punito per le sue atrocità principalmente grazie al clima di terrore, instaurato in Kosovo dai suoi uomini, verso i possibili testimoni in occasione dei processi.
Elezioni in Kosovo: ai serbi del nord potrebbe essere impedito il voto
Creato il 15 luglio 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniPossono interessarti anche questi articoli :
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