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Elezioni in Venezuela, le conseguenze della vittoria dell’opposizione

Creato il 19 dicembre 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Elezioni in Venezuela, le conseguenze della vittoria dell’opposizioneElezioni in Venezuela, le conseguenze della vittoria dell’opposizione

È iniziata una nuova tappa per il Venezuela: il nuovo Parlamento che entrerà in carica il 5 gennaio sarà diretto da una solida maggioranza di opposizione mentre le redini del governo continueranno ad essere nelle mani di Nicolás Maduro che rappresenta la continuità delle politiche promosse dal defunto Hugo Chávez.

Questo risultato elettorale è innanzitutto un'ennesima prova del carattere democratico del sistema venezuelano denominato dalla maggior parte dei media main stream "regime" senza una giustificazione giuridica né prove tangibili. La domanda sorge spontanea: se in quest'ultima elezione, in cui l'opposizione ha stravinto ottenendo i due terzi degli scranni, non vi sono stati brogli elettorali, perché dovrebbero esserci stati nelle votazioni passate in cui il procedimento elettorale è stato garantito dallo stesso organo?

Oggi appare più che ovvio che le denunce di brogli e di presunta sottoposizione a un sistema antidemocratico lanciate dall'opposizione durante 16 anni di "chavismo" sono state false e tendenziose. L'appellativo di dittatura con cui sono stati stigmatizzati i governi di Chávez e Maduro è stato uno degli elementi cardine della strategia mediatica dell'opposizione replicata dalla maggior parte dei grandi media mondiali. L'applicazione di questo termine non aveva fondamento in una effettiva carenza di democrazia nel paese ma era la conseguenza di una semplice disapprovazione dell'opposizione delle misure politiche, economiche e sociali portate avanti dai propri avversari politici. L'obiettivo della strategia mediatica della coalizione dell'opposizione (la Mesa de la Unidad democrática, Mud) era screditare i governi socialisti di Chávez e Maduro davanti agli occhi del mondo.

Negli ultimi due anni, due leader dell'opposizione hanno scatenato delle ampie proteste delegittimando il presidente in carica, Maduro, adducendo sempre la medesima giustificazione: l'assenza di democrazia. Uno dei leader dell'opposizione, Henrique Capriles Radonski, non ha riconosciuto i risultati elettorali delle elezioni presidenziali del 2013 in cui vinse Maduro ed ha chiamato la popolazione a protestare contro dei presunti brogli. Le manifestazioni indette dall'opposizione lasciarono un saldo di 9 morti. A febbraio 2014 l'ex leader dell'opposizione Leopoldo López ha nuovamente convocato la popolazione a protestare in maniera violenta e a sovvertire l'ordine pubblico sempre adducendo l'inventata mancanza di democrazia. Le manifestazioni indette dall'opposizione lasciarono un saldo di 43 morti. La campagna mediatica diretta a dipingere il Venezuela come un paese antidemocratico non è stata quindi priva di effetti irrilevanti.

Queste elezioni, oltre ad essere una grande prova di democrazia da cui potrebbe scaturire un cambiamento nel trattamento mediatico del Venezuela, permetteranno all'opposizione, per la prima volta dal primo mandato di Hugo Chávez del 1998, di concretare le ricette prefigurate come l'unica risposta all'attuale crisi economica. La MUD avrá finalmente l'opportunitá di trasformare la propria ideologia in leggi e i venezuelani avranno la possibilitá di valutare gli impatti di queste future misure "lacrime e sangue".

Fra le proposte della " Mesa de la Unidad Demodrática " (il Tavolo dell'Unione democratica) brilla quella volta ad eliminare la legge che limita al 30% il guadagno nella vendita di beni e servizi rispetto al costo d'acquisto. In un paese in cui il mercato è poco concorrenziale poiché il numero di produttori è esiguo e pullulano gli intermediari nella catena del valore di qualsiasi bene, il limite del ricarico imposto dalla legge vigente promulgata durante il governo Maduro consiste in una tutela per il consumatore. D'altro canto, la cancellazione di questo sistema di protezione non risolverà il problema della carenza sul mercato di prodotti calmierati di prima necessità.

Inoltre la coalizione di opposizione ha proposto di annullare le espropriazioni attuate negli ultimi anni e di riassegnare agli antichi proprietari le terre distribuite ai contadini e le fabbriche recuperate dai lavoratori. Anche se sono stati denunciati numerosi casi di terre e fabbriche espropriate tuttora improduttive, è indubbio che la gestione collettiva delle comunas1 nelle campagne e nelle città ha generato impieghi, beni, servizi, reso possibile la formazione di ampi settori della popolazione e favorito l'autonomia di gestione delle comunità. Riassegnare agli antichi proprietari i beni e gli strumenti di produzione in mano a cooperative ed altre organizzazioni a gestione collettiva implicherà quindi un costo sociale molto alto per l'opposizione.

Per lottare contro la delinquenza la MUD ha prospettato di ricostituire le polizie regionali e municipali che Chávez aveva estinto con l'obiettivo di combattere la corruzione che dilagava storicamente in questi corpi da ben prima del suo arrivo al potere. La nuova polizia nazionale creata da Chávez nel 2009 si contraddistingueva per la formazione esemplare, la selezione serrata dei suoi membri e la valutazione costante dell'operato dei funzionari, caratteristiche che si sono annacquate negli ultimi anni. Le mancanze del corpo di polizia nazionale non si correggono di certo ricreando una miriade di piccoli corpi che sfuggiranno più facilmente al controllo centrale e saranno più facilmente infiltrabili dai paramilitari tristemente attivi sul territorio.

Per quanto riguarda il diritto del lavoro, la coalizione di opposizione ha affermato di voler tutelare gli imprenditori in difficoltà eliminando i benefici concessi ai lavoratori negli ultimi anni: la riduzione della giornata lavorativa e l'aumento dei giorni festivi; mentre per quanto riguarda le pensioni, ha bluffato lanciando una misura mostrata come innovativa ma giá vigente e promossa dal governo Chávez: l'erogazione di una pensione anche per coloro che non hanno versato i contributi agganciata al valore del salario minimo mensile.
Per quanto riguarda l'erogazione di servizi pubblici e il finanziamento, la costruzione e la gestione di infrastrutture pubbliche, la MUD propone, oltre a ritornare al sistema vigente prima di Chávez delle concessioni ai privati, di promuovere i partenariati pubblico-privato che consentirebbero di accrescere le risorse a disposizione. Questi ultimi due meccanismi avrebbero un impatto considerevole sulle fasce della popolazione con reddito basso visto che oggigiorno i servizi pubblici venezuelani (metropolitana, alcuni trasporti di superficie, salute, istruzione, elettricità, gas, acqua, telefonia fissa) sono gratuiti o altamente sussidiati dallo Stato.

Per quanto riguarda la costruzione di case popolari, oggi assegnate quasi gratuitamente dallo Stato alle famiglie con reddito basso, l'opposizione prospetta di tornare al modello precedente al "chavismo" che prevedeva l'assegnazione in proprietà di alloggi non terminati obbligando in questo modo gli acquirenti ad indebitarsi con le banche private a tassi di interesse elevati.

Infine la MUD vuole approvare una legge di amnistia per coloro che definisce "prigionieri politici" e che i chavisti considerano "terroristi". Con questa legge l'opposizione mira a estinguere principalmente i reati di incitazione alla violenza, incendio doloso e associazione a delinquere per cui è stato condannato Leopoldo López, a seguito delle manifestazioni da lui convocate nel 2014, affinché possa presentarsi alle prossime elezioni presidenziali. Se si considerano le istituzioni venezuelane legittime ed espressione del voto democratico, come è stato provato dall'esercizio esemplare dell'ultimo voto del 6 dicembre che è stato supervisionato da 3.900 osservatori nazionali e 130 stranieri, coloro che attentano contro le istituzioni democratiche del paese come López sono passibili di essere puniti. Nell'ordinamento venezuelano i reati di attentato contro la Costituzione dello Stato e contro gli organi costituzionali non sono previsti mentre nell'ordinamento italiano sono disciplinati dagli articoli 283 2 e 2893 del codice penale che prevedevano fino al 2006 la reclusione non inferiore a 12 anni e 10 anni rispettivamente. Con la riforma introdotta nel 2006 durante il governo Berlusconi le pene sono state diminuite a un minimo di 5 anni. Dal canto suo a López è stato applicata una pena non così difforme da quella che prevedeva la legislazione italiana precedente alla riforma Berlusconi: 13 anni di reclusione.

Fra qualche mese, dopo aver provato sulla propria pelle gli impatti delle proposte legislative del nuovo Parlamento composto da 112 deputati di opposizione e 55 chavisti, saranno gli elettori a decidere il destino di un paese in cui la vita è scandita quasi annualmente dall'esercizio del voto, considerato non solo come un dovere ma come uno strumento di partecipazione alla definizione della politica della nazione.

Bisogna tenere in considerazione che in queste ultime elezioni il numero di voti dell'opposizione è rimasto quasi costante rispetto alle presidenziali del 2013, mentre il chavismo ha perso circa il 25% dei voti. Ciò significa che circa un quarto dei chavisti si è astenuto. Perché? Innanzitutto a causa del protrarsi della mancanza di prodotti di prima necessità, una situazione causata principalmente dal calo del prezzo del petrolio e dal sabotaggio della distribuzione attuato dalle grosse imprese private con l'obiettivo di generare scontento nei confronti del governo 4.

In secondo luogo, il chavismo ha perso dei voti a causa della corruzione e dell'impunità dei funzionari e cittadini che si sono riempiti le tasche di dollari entrati allo Stato grazie alla vendita dell'oro nero; ed in terzo luogo, a causa delle errate strategie della comunicazione pubblica portate avanti negli ultimi anni. I media pubblici hanno sempre difeso a spada tratta l'azione del governo lasciando l'intero spazio della critica all'opposizione, evitando il confronto con quest'ultima ed utilizzando un repertorio antiquato e ripetitivo sempre più lontano dalla realtà della gente.

Sebbene siano molteplici i problemi che deve affrontare il sistema economico-sociale-politico venezuelano attuale e sia irrefutabile che l'astensione di coloro che negli anni passati hanno votato per il Partito socialista unito del Venezuela (PSUV) corrisponda a un monito per il governo di Maduro, il "chavismo" non è morto, anzi è più che mai vivo.

Questo cambiamento di equilibri fra i poteri dello Stato e la consapevolezza della sconfitta elettorale stanno permettendo un rinnovo del "chavismo" fin dalle sue fondamenta, reso possibile anche dall'inaugurazione di una nuova stagione di assemblee cittadine promosse dal governo e dirette a raccogliere critiche e proposte.

Il "chavismo" non è solo un governo che può essere più o meno efficiente nella sua gestione secondo i parametri capitalisti, ma è un modo di essere e di pensare il Venezuela e il mondo co-costruito da Chávez con i suoi cittadini. Quest'ideologia e metodologia di sviluppo sarà difficilmente messa da parte dai venezuelani per tornare al modello dei privilegi dei ricchi, dell'assenza di ascensori sociali e dell'asservimento agli Stati Uniti che era vigente prima del 1998.


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