di Francesco Foggia.
“Fra sei mesi si ritorna a votare”, un ritornello che dalle alte sfere è passato ora nei bar (non si distingue più se si sta parlando dell’allenatore della squadra di calcio o del Governo dell’Italia).
E se fra sei mesi la situazione rimarrebbe la stessa?
Si andrebbe dopo altri sei mesi di nuovo nelle urne! … finché morte non verrà o fino a quando qualcuno, scherzando, non porta un “carro armato di latta in Piazza San Marco”?
Le elezioni politiche hanno dato questo responso, accettiamolo e consideriamoci con le differenze che possono anche starci: i “quasi buoni”, gli “altri quasi buoni” ed i “cattivi” (secondo un mio “pre-concetto” personale)!
O ciascuno pensa che gli altri “due terzi” abbiano torto e che siano da buttare?
Forse “uno” può essere in torto marcio, “l’altro terzo”, no!
Con il “secondo terzo” si può avere qualcosa in comune …
Non si può soprassedere dall’indurre questo (il “secondo terzo”) a rinunciare a tutte le proprie posizioni?
No! Allora, non sarebbe solo “uno” in torto marcio, ma sarebbero “due”!
E chi ha ragione da vendere agli altri?
“Io, senz’altro!”, dice pronto il “cattivo”;
“Non scherziamo ragazzi: tu proprio no, casomai io!”, direbbe un “secondo”;
“Andate tutt’e due affa …”, direbbe “il restante”.
(Dal film “Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone)
Alla fine, il duello a tre in piazza è immancabile e dà il seguente verdetto: il “cattivo” viene fatto fuori, il “quasi buono” vince, e il “brutto” (“l’altro quasi buono”), imprecando, porta a casa quasi lo stesso gruzzoletto del vincitore!