18 DICEMBRE – La recente campagna elettorale delle prossime elezioni generali spagnole, che si svolgeranno domenica 20 dicembre 2015, è stata più volte definita c come la più appassionante ed esaltante degli ultimi decenni. Gli addetti ai lavori hanno spesso utilizzato il termine historica. L’incertezza di quali saranno gli scenari futuri e lo scontro generazionale tra “vecchia” e “nuova” politica sta facendo ritrovare al popolo spagnolo la passione per i temi politici che gli anni d’oro avevano in qualche modo assopito. Si sta assistendo a scontri vibranti, dibattiti avvincenti e, come in ogni campagna che si rispetti, si è visto qualche colpo al limite della cintura. Un vero pugno da KO è stato il sinistro sferrato, direttamente al volto del Presidente in carica, Mariano Rajoy, da un diciassettenne durante uno degli atti di questa campagna. Ma andiamo con ordine.
Due sono stati gli eventi che hanno marcato ancora di più il solco tra ciò che rappresenta il passato (PSOE- PP) e il futuro (Ciudadano – Podemos). Il primo si è svolto lunedì 7 dicembre 2015 e ha visto confrontarsi i tre candidati alla Presidenza, Pedro Sánchez (PSOE), Pablo Iglesias (Podemos) e Albert Rivera (Ciudadanos). Il presidente in carica, Mariano Rajoy (PP) ha deciso di non partecipare. Non è chiaro se l’assenza sia stata una mossa strategica oppure per la scarsa capacità da parte di Rajoy di dibattere con più interlocutori o con giornalisti non accondiscendenti. Al suo posto è stata “inviata” Soraya Sáenz de Santamaría, vice presidente e numero due del partito. Si sono trattati temi come l’economia – la lotta alla disoccupazione, le tasse e le pensioni – l’educazione, la situazione catalana e l’eventuale appoggio alla Francia alla lotta all’ISIS. Il confronto ha delineato ancora di più gli schieramenti all’interno della scacchiera politica di sinistra, di centro e di destra. I momenti di maggior tensione si sono avuti quando ci si è addentrati nel campo della corruzione. Soraya Sáenz de Santamaría, ha dovuto difendere la credibilità di un partito (PP) minata dai numerosi scandali. Iglesias (Podemos), ha scaricato addosso alla vice presidente una serie di accuse e Rivera (Ciudadanos) ha rincarato la dose estraendo pagine di giornali e dati che hanno messo in ginocchio la rappresentante del PP. Pedro Sánchez (PSOE), invece, ha dovuto difendersi dalle accuse di Iglesias sulle “porte giratorie”. Per il leader di Podemos è arrivato il momento di eliminare la possibilità, per un politico a fine carriera, di far parte dei consigli di amministrazione di quelle multinazionali che erano state favorite grazie alle strategie proposte dal suo partito stesso. La nuova politica di Ciudadanos e di Podemos, quest’ultimo uscito vincitore dal confronto grazie ad un messaggio finale del suo leader a dir poco incisivo, ha dato una vera e propria spallata al bipartitismo. El debate histórico è stato visto da più di 9 milioni di spettatori e chi era indeciso – si parla di quasi il 40% – ha potuto chiarirsi le idee.
Il secondo atto si è svolto lunedì 14 dicembre 2015. È andato in onda (più di 9 milioni di spettatori) il tipico dibattito a due tra il Presidente, Mariano Rajoy, e il leader dell’attuale opposizione Pedro Sánchez. Il format, classico, vedeva entrambi i candidati seduti, con un moderatore quasi assente (foto). Si è assistito a due ore di continui attacchi reciproci improntati sui fallimenti delle passate gestioni (dal 2004-2011 del PSOE e dal 2011 ad oggi del PP). Il momento più teso si è avuto quando Sánchez, molto determinato – forse troppo – ha attaccato il presidente sul tema dei tagli e sulla corruzione arrivando, secondo i più, a mancare di rispetto a Rajoy, chiamandolo indecente. Non si sono potuti approfondire, per la continua interruzione reciproca dei due politici, temi importanti e il livello di menzogne – smascherate da alcuni servizi televisivi – sfiorava la patologia. Uno dei twitt più rappresentati recitava: “due politici che si gridano addosso e un cittadino che nessuno ascolta”.
Per giorni si è parlato dei termini utilizzati dai due contendenti fino a quando, alcuni giorni fa, un diciassettenne si è preso la scena di tutti i media spagnoli. Mariano Rajoy stava passeggiando nella sua città natale – Pontevedra, Galizia – quando Andrés de V. F., avvicinatosi per fare una foto, gli ha sferrato un montante sinistro diretto al viso (https://www.youtube.com/watch?v=4XeNaIUdL2k ). L’intervento immediato delle guardie del corpo ha bloccato immediatamente il minorenne. Lo stesso Presidente, dopo aver ricevuto il sostegno da tutte le forze politiche, ha relazionato l’accaduto al di fuori dall’ambito politico e il suo stesso partito ha deciso di non strumentalizzare l’ episodio.
La società spagnola è viva e ha dimostrato di sapersi rialzare dalle avversità che l’hanno messa in ginocchio. Il coraggio, la dignità e la leggerezza che la contraddistinguono le hanno permesso di non crollare. Per molti cittadini (operai, studenti, disabili, anziani, piccoli imprenditori) sono stati – e lo sono ancora – momenti difficili. Sono state le “vittime sacrificali” di una politica di austerità del governo Rajoy. Per molti di loro, domenica potrebbe essere il giorno del riscatto e della fiducia che la prossima volta non tocchi ancora a loro pagare degli errori di pochi. L’illusione e la speranza alimentate dal “nuovo” si scontreranno con il conservatorismo e la rigidità del “vecchio”. Suerte España!
Thomas Zandonai
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