Elezioni Ungheria, il centrodestra di Orban trionfa ancora

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Ungheria, nuovo trionfo per Orban. Orban, leader del partito di centrodestra Fidesz e premier uscente, ha trionfato alle elezioni sbaragliando  la concorrenza formata da socialisti, liberali e verdi, aggiudicandosi il 48% dei consensi e garantendosi la possibilità di governare per altri quattro anni. Secondo le prime proiezioni, Orban godrà di una maggioranza parlamentare massima: ben 134 seggi su 199.

Il centrosinistra si ferma al 25%, mentre il partito dell’estrema destra Jobbik, che ha giocato la carta della xenofobia (un sms nelle scorse ore è arrivato a milioni di ungheresi e recitava così: “Votate Jobbik per sconfiggere gli zingari”), si è attestato al 20%.

Budapest e compagnia si buttano ancora di più a destra, confermando i timori della comunità internazionale. Per Orban è il secondo mandato consecutivo, il terzo della sua carriera. Dopo il trionfo del 2010, Orban si è mosso promuovendo una serie di riforme: nuova carta costituzionale, legge-bavaglio sui media (contro le voci d’opposizione) e riforma della Banca centrale magiara, riservando all’esecutivo il potere di nomina dei nuovi governatori. Orban è quello di “Manifestare contro il governo equivale a tradire il Paese”. Il “Berlusconi magiaro” (alcuni lo chiamano così) ha fatto costruire uno stadio futuristico per la squadra del villaggio in cui è cresciuto, che splende in un contesto di casette dai tetti in legno.

“Orban è a capo di una potentissima lobby politico-economica, grazie alla quale è riuscito a soggiogare l’intero Paese”. A dichiararlo, in passato, il leader dell’opposizione, il socialista Attila Mesterhàzy. Orban non accenna a fermare la sua corsa: dopo l’accordo con Vladimir Putin per la costruzione di due nuovi reattori nella centrale nucleare ungherese di Paks, il leader del Fidesz ha alzato la voce contro l’Europa. “Noi non crediamo nell’Unione Europea, crediamo nell’Ungheria”. E i dati, in parte, gli danno ragione. Negli ultimi anni il Paese è riemerso dalla crisi, i salari aumentati e la disoccupazione ridotta sensibilmente (sino all’8% odierno).

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