Elisabetta Ballarin investita mentre rientra in carcere, a Brescia

Creato il 23 febbraio 2012 da Stenazzi

Elisabetta Ballarin è stata investita da un’auto mentre, in bicicletta, rientrava nel carcere di Brescia. Gode di permessi per frequentare corsi universitari. Ora è in ospedale, ha una prognosi di 90 giorni. Chi l’ha investita è scappato. Conosco bene Elisabetta, conosco la sua storia. Eccola:

Ogni tanti io ed Elisabeta Ballarin, che è in carcere a Brescia, ci scriviamo. È diventata una ragazza molto diversa da quela che fu arrestata il 25 gennaio 2004. Era presente, in uno chalet di Golasecca, all’omicidio di Marangela Pezzotta, ex fidanzata di Andrea Volpe, uno dei capi delle Bestie di Satana. Elisabetta sta pagando duramente, sa di doverlo fare. Sta seguendo il suo percorso, studia e lavora. Ecco che cosa mi disse alcuni anni fa, in un’intervista. «Vivo per la mia famiglia, sono loro il centro di ogni mia azione. Non desidero altro che riscattarmi, rendendoli orgogliosi di me». È dal carcere femminile di Brescia che Elisabetta Ballarin scrive queste parole. Elisabetta   deve scontare una pena di 23 anni di reclusione. Fu arrestata il 25 gennaio 2004 con l’accusa di aver aiutato il suo fidanzato di allora, Andrea Volpe, nell’omicidio di Mariangela Pezzotta, in uno chalet di Golasecca, vicino a Varese. Mariangela aveva 27 anni, era stata in passato fidanzata con Volpe. Disse Silvio Pezzotta, il papà della ragazza uccisa: «Mia figlia era buona, generosa, voleva aiutare Volpe, così sbandato: pensava davvero di poterlo far ragionare. Così, quando lui la chiamò, quella sera, lei andò senza pensarci due volte». Quegli arresti aprirono un baratro: Volpe confessò altri omicidi, raccontò tutto della sua setta, leBestie di Satana, tanti misteri vennero svelati, in molti altri, tutti giovanissimi, finirono in cella con accuse tremende. Elisabetta Ballarin non era una Bestia di Satana, né partecipò agli altri delitti commessi precedentemente dalla setta (aveva 12 anni allora). Ma era la fidanzata di Volpe, uno dei capi del gruppo. Per lui avrebbe fatto di tutto, ha fatto di tutto. L’aveva conosciuto a 15 anni, lui era più grande di dieci. Da allora era iniziato un vortice suicida da incubo, fatto di droga, dipendenza totale, incapacità di riconoscere il bene dal male. Fino a quella sera, a Golasecca, quando il vortice si interruppe nel modo più drammatico, con i colpi di fucile sparati da Volpe contro Mariangela Pezzotta. La ragazza fu poi finita a colpi di vanga e sepolta sommariamente poco lontano dallo chalet con l’aiuto di un amico, un’altra Bestia di Satana, Nicola Sapone. Elisabetta Balllarin Andrea Volpe ed Elisabetta Ballarin furono arrestati poco dopo, pieni di droga e di psicofarmaci, incapaci forse ancora di capire del tutto quanto avevano fatto. Da quel giorno del gennaio2004 sono passati quattro anni esatti. Elisabetta sta pagando, sa di dover pagare per quella notte maledetta: «Mi auguroun giorno di capire le ragioni di tutto questo», scrive. Il carcere l’ha cambiata. E l’ha cambiata soprattutto la lontananza da Andrea Volpe: «A 15 anni», disse Elisabetta prima del processo di primo grado, «ho distrutto la mia vita, innamorandomi della persona peggiore che potessi incontrare». Volpe le ha scritto in carcere, lei non ha mai risposto. Oggi è lucida: «Cerco di dare il meglio di me nelle piccole cose quotidiane. Nonostante tutto, la vita continua e non voglio sprecarla. Non più di quanto sia già costretta a fare». Di allora ricorda una Elisabetta diversa, lontana: confusa, passiva, protagonista e vittima di un circolo vizioso, fatto di droga e di unrapporto d’amore malato. Il ricordo di quella notte a Golasecca non l’abbandonamai: «Ho commesso errori gravissimi», ci scrive, «non ho mai voluto che accadesse quella tragedia. Non ho saputo o potuto oppormi… Ma devo davvero pagare più di Andrea Volpe, responsabileconsapevolmente della morte di quattro persone?». Volpe, che raccontò tutto delle Bestie di Satana, è stato condannato, dopo due gradi di giudizio con rito abbreviato, a 20 anni di reclusione. Elisabetta Ballarin deve scontarne 23: «No, no, no. Nessun giudice ha mai indagato su di me, mi hanno semplicemente messa nel gruppo, quasi fossi priva di identità mia. Se avessero vagliato ogni ipotesi, interpellato psichiatri, interrogato Volpe e poi comunque miavessero condannato, avrei preso e prenderei tutto con un altro spirito… o almeno credo. Ma così, no. 23 anni! Sono più di quelli che ho visto da che sono al mondo». Durante un’udienza del processo di primo grado, Elisabetta parlò con il papà di Mariangela Pezzotta. Fu un incontro privato, intenso, terribile. «Non racconterò mai quello che ci siamo detti», spiegò Elisabetta, «ma so che ho incontrato un grande uomo». Silvio Pezzotta disse a Gente: «Elisabetta deve pagare per ciò che ha fatto. Quando tutto sarà finito, sarò pronto ad accoglierla. La mia porta sarà aperta». Elisabetta in carcere legge e studia: «Cerco in ogni modo di migliorarmi, attraverso lo studio e coltivando sani rapporti umani. Sto preparando un esamed’inglese e uno di filosofia del diritto. Amo i libri, una passione ereditata dai miei genitori. Compro il Corriere della sera, non mi perdo un numero del fumetto Dylan Dog, sto leggendo il romanzo Le ceneri di Angela di Frank McCourt e Tutti i volti dell’arte di Ludovico Festa e Flavio Caroli. Lavoro, mi impegno nel laboratoriodel carcere. E poi mi appassiona lo yoga, appena posso cerco dipraticarlo: tento di applicarnela sua filosofia nella vita quotidiana. A Natale mia mamma mi haregalato due libri sull’argomento». La mamma, Cristina, è sempre presente nei suoi discorsi. Per lei, per regalargliele,si è fatta scattare nel laboratoriodel carcere le foto di queste pagine. «Elisabetta cerca sempre di darmi di sé un’immagine serena», dice Cristina Lonardoni,«e io la amo anche per questo». Elisabetta ha ancora tanti anni da scontare davanti a sé. «Che cosa spero?», chiede. «Spero che la bruttura, la cattiveria, la meschinità dilaganti del mondo in cui mi trovo non soffochino la “scintilladi vita” che ancora brilla dentro di me».

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