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Che sulla legge elettorale l’incontro sarebbe stato sostanzialmente inutile lo si sapeva anche prima del fischio d’inizio. I due sistemi elettorali, l’Italicum e il Democratellum, rimangono molto distanti. Il secondo, come ha più volte sottolineato Renzi, non assicura la governabilità nemmeno con i risultati straordinari ottenuti dal Pd alle europee, il che esclude in modo netto che sia recepito così com’è. Nei suoi collegi inoltre si assegnerebbero in media 15 seggi rispetto ai 7 del sistema spagnolo che si dice di voler emulare, con l’effetto che i risultati sarebbero quasi perfettamente proporzionali. Infine, il meccanismo abbastanza bizzarro delle preferenze positive e negative, date anche a candidati di liste diverse da quella votata, moltiplica gli effetti perversi, i colpi bassi nelle lotte intestine tra candidati dello stesso partito o addirittura il gioco al massacro degli elettori di un partito nei confronti degli altri. E di certo non abbatte il voto di scambio o i clientelismi notoriamente legati alle preferenze, peraltro abolite a furor di popolo con la sequenza dei referendum del 1991 e del 1993