Schiva, ironica ed estremamente acuta, vive nel Maine, limitando le frequentazioni sociali: il mondo culturale newyorkese è una realtà con cui si confronta a piccole dosi e con la massima cautela, mentre il mondo rurale dello stato in cui è nata rappresenta il retroterra imprescindibile di una commedia umana nella quale sa individuare con ammirevole capacità introspettiva splendori e miserie, speranze e delusioni.
Non è un caso che nelle sue storie ci siano personaggi ricorrenti. Prima che un piacere, la scrittura per la Strout rappresenta una necessità catartica, che lei affronta con rigore quasi monastico: da questo punto di vista, il suo lavoro è paragonabile a quello di Alice Munro e Annie Proulx.
(da Antonio Monda, Pastorali Americane, intervista all'autrice premio Pulitzer su Repubblica)