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Ella

Da Nicolcurini

foto: flickr

Ella

Per secoli, in tutte le culture del pianeta, la donna e' stata privata di ogni diritto, considerata una merce di scambio, merce che passava dal padre allo sposo, barattata, venduta, regalata o ripudiata. In tutte le religioni siamo state viste come portatrici del peccato, elemento minoritario in una societa' fatta di uomini, il nostro corpo era il mezzo per la nostra unica funzione sociale, cioe' il procreare. Per secoli siamo state vittime della ignoranza e della lussuria degli uomini.
Cosa vuol dire indossare un burqa integrale? Significa essere cresciute dalle proprie madri a essere soggette al padre, a servire i fratelli, significa essere state educate alla subordinazione. In alcuni paesi musulmani, ogni possibilita' data alle donne di istruirsi, lavorare fuori casa, e avere una vita autonoma dalla tutela maschile e' impensabile.
Una non vita. Le stesse donne arabe condividono in maggioranza questa mentalita', e questa educazione passa da madre in figlia, sotto il giogo di una cultura che scusa il tutto con la religione. Il Corano chiude la donna tra le mure domestiche, tra doveri di madre e brava moglie, servile e riverente, prepone gli uomini alle donne, ma non parla espressamente di velo, che altro non e' che una malefica creazione dei suoi interpreti, inoltre il Corano, all'epoca in cui venne scritto [circa 1400 anni fa], apporto' un migliorioramento notevole allo status della donna, per esempio abolendo l'infanticidio delle bambine, e riconoscendole un ruolo sociale fondamentale, cambiamenti, che se allora furono innovativi, ora non lo sono piu'.
Come ci sentiremmo noi, senza la possibilita' di votare, guidare la macchina, ereditare, scegliere il proprio partner, divorziare, abortire?
E' d'obbligo specificare che il mondo arabo e' variegato: Turchia e Tunisia sono molto avanti nella emancipazione femminile, soprattutto a livello legislativo, [al quale seguira' anche la mentalita' popolare prima o poi]; molto piu' complicata e' la situazione di Algeria, Afghanistan, Arabia Saudita, o Pakistan, dove le donne sono escluse dalla vita sociale, totalmente prive di diritti; particolarissima e' la situazione delle donne iraniane, le quali partecipano attivamente alla vita del paese, come in parlamento e nelle universita', anche se nascoste da un velo integrale, dietro al quale molto spesso ci sono donne truccate e con biancheria intima sexy, in un paese che ancora prevede la pena di morte per lapidazione [un pensiero di noi tutte a Sakineh, iraniana di 43 anni, condannata a pena di morte per lapidazione, in quanto accusata di adulterio]; e i paesi islamici in Africa, dove la situazione e' molto arretrata. Diverse sfumature di uno stesso islam, e le donne di alcuni di questi paesi sono soffocate in un velo integrale.
La Francia ha proibito pochi giorni fa il velo integrale in pubblico, con lo scopo di proteggere le donne dalla constrizione di dover indossare il burqa e il niqab. Viene vietato il velo integrale per tutelare le donne, per una questione di dignita' e ugualianza.
Si puo' costringere alla liberta'?
Quella francese e' la prima comunita' musulmana d'Europa, tra i 5 e i 6 milioni di persone, delle quali circa 2000 donne indossano il burqa o il niqab. Poche ore dopo che Parigi fece passare il progetto di legge, la citta' dovette fermarsi, la Torre Eiffel fatta evacuare e la metro chiudere per ore per "rischio bomba".
La Francia si espone a eventuali ostili reazioni da parte di paesi come Iran, Algeria e Pakistan, forti critiche da parte del consiglio del culto musulmano e dalla stessa Corte europea dei diritti umani, con forti ripercussioni in tutta Europa, e non solo.
Si puo' costringere alla liberta' o bisognerebbe educare a essa? Le donne stesse alle quali verra' tolto il velo, lo subiranno come una violenza, sarebbe stato necessario un passaggio intermedio, con protagoniste le stesse comunita' musulmane, che, prendendo coscienza di vivere in un paese occidentale, avessero aiutato le comunita' piu' integraliste a una diversa e piu' emancipata condizione della donna.
Vedo il burqa come una castrazione, come una terribile croce che pesa sulle donne musulmane, i limiti imposti, e la mancanza di una vita autonoma sono una prigione tremenda, sono certa che sia necessario combattere la mentalita' patriarcale e maschilista dei paesi musulmani, ma credo che il cambio debba avere un indispensabile appoggio interno alla comunita' musulmana stessa, in questo caso le associazioni femminili delle donne arabe giocano un ruolo decisivo, volto ad aiutare a una progressiva presa di coscienza della necessita' di emanciparsi, in modo tale che il cambio giuridico venga di pari passo con un supporto vero e vicino alle dirette interessate, cosicche' a queste povere donne, senza strumenti per affrontare una vita autonoma e "scoperta", il velo non venga violentemente strappato, ma che siano loro stesse a toglierselo, sotto la pressione legislativa del paese in cui vivono, pero' guidate e supportate nel grande passo dalla loro stessa comunita'.
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