Anno: 2013
Nazionalità: Francia
Durata: 116′
Genere: Drammatico
Regia: Emmanuelle Becort
Deneuve sessantenne in fuga dalla staticità
Chiudo il Concorso e la Berlinale con un leggero film francese, dotato di tutto il pregio (e lo spessore) che i francesi sanno dare alla fluidità visiva e narrativa, dove le storie scorrono con una semplicità di verità e di trasparenza capace di illuminare e lasciare a volte solchi profondi, altre (come in questo delizioso road movie un po´fuori dalle righe), una leggera carezza. E la vita va… questo il sunto espressivo di Elle s’en va, pellicola costruita intorno a Catherine Deneuve, dalla stessa sorretta con classe, esperienza e messa in gioco, calata completamente nella figura di donna e di condizione che rappresenta. Emmanuelle Becort, regista e sceneggiatrice abituata a raccontare il sesso femminile (Clément (2001), Backstage (2005)), si concentra su Bettie (Deneuve) e la sua ´ribellione´da sessantenne. Ex miss Bretagna, ex moglie, rinchiusa in una esistenza ristretta e relegata nel paese che l´ha vista nascere, con madre al seguito e ristorante di famiglia da gestire e sollevare dall’ennesima crepa finanziaria che incombe, anela da sempre all’amore, l’unica realtà emotiva capace di farla sentire viva. Provato appena in gioventù e poi sottrattole troppo presto dalla vita. Il fumo, la sua unica passione-evasione, insufficiente a regalarle ogni volta che inspira e respira, l’aria nuova di cui ha bisogno.
Una mattina, di scatto, molla il servizio al ristorante e si mette in macchina, desiderosa solo di andar via, non sapendo bene cosa e dove cercare… Sarà proprio il fumo a condurla verso la sua via, trasformando in due giorni soltanto il sapore, l’odore di un futuro non più così impossibile da cambiare. La Becort, coadiuvata dal suo collaboratore alla sceneggiatura Jérôme Tonnerre, imbastisce un racconto di strada (attraversando un pezzo di Francia rurale), la cui dinamicità è marcata, oltre che dallo spessore dei personaggi di volta in volta incontrati e dalla singolarità delle situazioni affrontate (il vecchio e solitario rollatore di sigarette, il giovane e sognatore amateur, l’ingestibile e dolcissimo nipote, le ex miss sue coetanee ritrovate nel raduno-calendarizio del concorso di bellezza che l’aveva vista protagonista in gioventù), dal tono e dalla caratterizzazione della Deneuve, davvero coinvolgente (e coraggiosa) nel caricarsi un corpo e un volto abbandonato dalla giovinezza, nel trasmetterci i timori, le insicurezze, le incredulità, le ingenuità e, infine, le speranze di una donna giunta ad una età dove qualunque aspettativa dovrebbe essere resa al mittente, dove ci si dovrebbe pacificare per ciò che è stato ed è stato fatto.
Sì, pare troppo semplicisticamente chiudere la Becort, anche a 60 anni la vita apre possibilità, resurrezioni, amori. Anche a 60 anni si può cambiare direzione. L´impianto visivo, sorretto da un movimento di macchina emotivamente modulante, è accompagnato da una colonna sonora sofisticata nella scelta di una musicalità melanconica, con densi brani italiani di: ‘Un tempo che fu’…
Maria Cera