ELLISSI E CONTORSIONI #poesia #fascinazione #infanzia

Creato il 04 marzo 2014 da Albertomax @albertomassazza

Ad agio della luna agiva il bimbo;
il bimbo agito, il raggio nell’adagio;
e non gli fu mai agio l’essere agito;
il bimbo agito si risvegliò randagio.

Segnati quei sentieri li percorse: l’uovo
roulotte dei Torelli, la guancia squarciata dal cane
a cui l’impavido aveva disturbato la cena,
il salto dalla lavatrice, la fronte
contro il battiscopa, i punti di sutura
cuciti dall’omonimo cugino, la fraterna
zoccolata notturna, il sangue, l’uovo
di Pasqua, il sasso e la sorpresa,
la testa rotta, ma non ricordo, Anya,
le pesche sciroppate mendicate forse
ai tuoi genitori. Fu quello il primo
incontro o fu per vie traverse?

Il raggio insinuava il chiaroscuro
nell’animo del bimbo, la notte
nel suo cuore abnorme, la bizzarria
nei sentimenti, presaghi di mai trovare
occhi in cui specchiarsi. Ma c’eri,
Anya, quando rubò la scena al prete
di San Pietro, che la madre, tirato
per l’orecchio, in fronte all’altare
lo costrinse in ginocchio? No, che non c’eri,
teutonica, tu non crescesti all’ombra
della cupola cattolica; al più,
timidamente luterana!

Ciondolo ciucciava il pollice
e tale lui per empatia mimetica,
ma non per canzonarlo, madre: gli era
insopprimibile la brama d’esser altro.
Era l’epifania repressa
del sacro dissacrante fuoco
del teatro, ne ridevano gli scapoli
in circolo e ne ridevi tu, madre,
la guancia di caucciù, il trasformista
in erba, l’effimero prodigio del bambino.



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