Ora, il punto di questo scritto è che si discute se una seduta di lentofumo1), sia esso goduto attraverso un buon sigaro o una pipa ben caricata, possa essere esercitata al meglio sdraiati su un'amaca in una veranda di fronte al mare, con i colori e i profumi della rilassatezza, con in una mano un bicchiere di grappa o di armagnac e nell'altra una pipa qualsivoglia riempita di misture inglesi profumate, o seduti su una sedia di legno, impagliata, in un'aia in mezzo alla campagna, con vista lontana di monti e foreste, e magari odore di merda equina che tanto bene si sposa con le fragranze del tabacco virginia, erboso e terragno lui pure.
L'ideale, tutti gli amanti di lentofumo concordano, sarebbe discutere della questione in una brasserie parigina, ma anche su un tetto di Via dei Greci, o sulle panchine di un parco qualsiasi.
Comunque. La seduta di lento fumo in compagnia essendo il più delle volte un girovagare sul più e sul meno, sul meglio e sul peggio, sul bello e sul brutto, in sostanza consistendo la lenta fumata in compagnia in una questione estetica o, al massimo, poetica e perciò stesso etica, quella in solitaria è il più delle volte orchestrata come una seduta zen, durante la quale, con l'assistenza della pipa e del tabacco e del setting adeguato, scordi la contingenza e assurgi alla trascendenza. Ogni volta un po' diversa.
Ma!
Ma c'è una piega del tutto diversa di cui voglio qui tessere gli elogi. Tardivi e ineguali, che dell'esistenza di questa dimensione ho avuto certezza proprio ieri e in un modo imprevisto, e potentemente in contrasto con quanto gustato in precedenza 2).
Tutte le volte che vado a lavorare con le mani, mi spoglio della mia apparenza cittadina e corro felice verso il fondo di mio padre buonanima, dove ho allestito un laboratorio di intaglio e cose così.
Per recarmi in questo luogo di polvere e segatura monto sullo scooter di mia moglie (che il mio, rompendosi la testata, non valeva la pena recuperare) e faccio la bretella autostradale con la pipa sempre accesa. alla bella velocità di 100-110 kmh.
Con un'andatura di quel genere, non c'è santi, la pipa rischia ad ogni momento di trasformarsi in palla di fuoco, vista la sovrabbondanza di ossigeno e azoto 3) che bruciano il tabacco a temperature che nemmeno una radica stagionata e spessa potrebbe sopportare.
Allora è qui che inizia la storia del fumolento in velocità come meccanica zen.
Per non far spegnere nè infiammare la pipa, è necessaria una sequenza di movimenti: la pipa inizia a scaldare e tu devi coprire il fornello, soffrendo non poco, con le dita della mano sinistra, essendo la destra impegnata a tenere il volante e a contemporaneamente azionare l'acceleratore.
Le dita devono impedire il passaggio di ogni filo di vento e contemporaneamente evitare di ustionarsi.
A seconda poi che lo shape della pipa sia lungo o corto, che l'attrezzo sia una lovat piuttosto che un cazzillo, cambia il modo di tappare anche il foro del bocchino; cosa, questa, decisiva..
Che il movimento dell'aria spinge, nel cannello, e aspira assieme, dal bocchino appunto, così che all'inizio non capivo come mai, col fornello ermeticamente tappato, la temperatura della combustione continuasse ad aumentare.
Nel caso di una pipa lunga o si hanno mani egualmente lunghe, e allora si può usare il pollice, o si adopera la guancia rasata, appoggiandovi con una certa pressione l'imboccatura del bocchino.
Ma non finisce certo qui. In questo modo, senza variazioni e timing adeguato, il tabacco si spegnerebbe per anossia. Ed allora sarà tua perizia alternare chiusura e aspirazione per permetterti di arrivare a destinazione con la pipa ancora accesa 4).
A me, che fumo normalmente tabacchi naturali e secchi, di veloce combustione, la carica regge solo per i 20 minuti circa che mi servono per tornare a casa, sarà per la natura del tabacco, sarà per imperfetta gestione delle turbolenze. Ma la cosa mi fa pensare al piacere dell'ossimoro gestito in consapevolezza.
Post scriptum: devo indagare i significati etico-poetici di un altro atto che mi viene da fare durante il percorso.
Normalmente torno a casa con una pipa appena intagliata in tasca. E' ancora priva di finitura, vernice o cera che sia. Il più delle volte è malformata, a scalini, come si dice. Ma mi capita sempre più spesso di intervallare le fasi dei chiudi, non solo con le fasi dell'aspira, ma ormai anche del vediamo se è bella alla luce del sole.
In modo che qualche volta, sulla bretella, si può vedere un tipo sullo scooter che sbuffa una pipa che ha in bocca, solleva una pipa che ha in mano e corre verso il semaforo a fare un po' di teatro.
Del tutto vacuo, e in questo sta la natura zen del fumolento in velocità, di assenza di ogni dolore del mondo.
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1) Lentofumo è, appunto, fumo lento di sigari e pipa. Essendo il fumo veloce quello molto più diffuso della sigaretta, che dura al massimo un 5 minuti e ti rende oggetto di fumo.
2) Si fa riferimento qui al post Elogio della canadesina motorizzata, cui si rimanda, dove, narrando di passeggiate in scooter alla velocità di 30-40 kmh, si era lontani dall'epifania che qui si svela.
3) per quanto inerte, anche l'azoto, col suo 70% abbondante, avrà pure un ruolo, seppure solo termodinamico.
4) arrivare al primo semaforo, superare tutta la colonna, intrufolandosi come solo gli antipatici scooteristi sanno fare, fermarsi allo stop e, con noncuranza emettere una nuvola di fumo, magari con cerchi e volute, beh... è una soddisfazione impagabile.