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Elogio al lavoro manuale

Creato il 29 giugno 2010 da Dario
Elogio al lavoro manuale

Se dovessi consigliare un adolescente esperienze utili a diventare un adulto non troppo complessato suggerirei oltre una giusta quantità di sesso, droga and Rock'n'Roll di vivere per un tempo all'estero e di praticare qualche lavoro manuale. Entrambe le cose si possono benissimo fare durante o appena terminati gli studi. Sul perché sia auspicabile vivere per un po' all'estero in sintesi è scritto sul proverbio africano in alto a destra.
Oggi, dopo una settimana di duro lavoro in bosco preferisco invece scrivere un “Elogio al lavoro manuale”. Visto il mio caso specifico si tratta di lavoro manuale svolto all'aperto.
Perché è un elogio?
· Perché ci si relaziona con il clima. Durante l'inverno si trema e si suda in estate. Si impara così a godere di una giornata di sole in gennaio e di una nuvoletta a luglio. Si guarda il cielo, si studia il movimento delle nuvole. Al rientro a casa si gode, letteralmente, bevendo un bicchiere di latte freddo d'estate o beneficiando di una doccia bollente d'inverno. Dopo qualche mese si scopre che non è un problema se fa freddo o se fa caldo, un ufficio climatizzato rimane una gabbia tutti i giorni.



· Perché ci si relaziona con l'ambiente. Le mani si sporcano di terra, di erba di segatura. Le mani toccano centinaia di elementi diversi, la sensazione tattile della corteccia di un albero, di una foglia a primavera, del passare la mano sull'erba o immergerla nell'acqua. Si percepiscono gli odori dei fiori, i canti degli uccelli, il ronzio degli insetti, oppure il silenzio dei mesi invernali.



· Perché ci si relaziona con il proprio corpo. Il corpo comincia a dialogare con voi. Lancia messaggi. “Ho fame”, “Sono stanco ma ce la posso fare”, “Piantala lì che non ne ho più”,“Ho la schiena indolenzita”, “Che figata questa brezza sulle braccia”, “Che goduria il sole primaverile in faccia”. Generalmente si torna a casa stanchi, predisposti al relax e a farsi una buona dormita. Ma è una stanchezza diversa di chi ha convissuto otto o più ore con un telefono che squilla, fax e e-mail.



· Perché ci si relaziona con i propri pensieri. Ci sono alcuni lavori manuali che non hanno bisogno di un'elevata concentrazione, come l'irrigazione o la raccolta dei rifiuti in un parco. Durante quelle incombenze si può dialogare con se stessi scoprendosi filosofi, poeti, critici sportivi, attenti osservatori dei comportamenti umani, abili naturalisti, sofisticati matematici e via dicendo.



· Perché ci si ingegna. A differenza di un lavoro di fabbrica altamente standardizzato, il lavoro manuale all'aperto presenta quasi quotidianamente piccole problematiche o imprevisti ai quali bisogna far fronte con ciò che si ha (persone, esperienza, attrezzi ecc.). Si diventa molto scaltri.



· Perché il modo di comunicare diventa semplice ed efficace. Differentemente da figure professionali cresciute in ambiente asettico fra manuali e codici, per chi pratica un lavoro manuale, una superficie piana di materiale ligneo o plastico con funzioni operative, gestionali e strategiche sarà semplicemente un tavolo. Tutti lo capiranno quando parla e avranno la sensazione che i suoi argomenti siano reali e veri.



· Perché spalle ampie e muscoli tonici sono ampiamente apprezzati. Le ragazze mi smentiscano...



· Perché ci si avvicina alla realtà. La società moderna interpreta la realtà spesso in maniera distorta alimentando le nevrosi ovvero tutti quei problemi percepiti ma non reali con le conseguenze pratiche che ci si immagina. Toccare la realtà, la materia, le cose, aiuta ad intenderle per quello che sono.
Cesare Pavese aveva un metodo empirico per capire come butta con la nostra esistenza.
Diceva che se abbiamo la sensazione che le giornate ci passino in fretta e gli anni lentamente la vita ci sorride, viceversa il contrario. Praticando il lavoro manuale spesso mi sono trovato nel primo caso.


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