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Elogio del moralismo, frasi [Stefano Rodotà] - parte 2

Creato il 30 ottobre 2013 da Frufru @frufru_90
♥ Elogio del moralismo, frasi [Stefano Rodotà] - parte 1 Elogio del moralismo, frasi [Stefano Rodotà] - parte 2 - 2011
La maggior gravità della situazione di oggi, rispetto ai tempi di [...] Mani Pulite, sta nel fatto che l'eversione quotidiana fa sì che neppure la legge possa essere invocata, non avendo la funzione di perseguire giustizia ed eguaglianza, ma quella, opposta, di offrire impunità e privilegio. Democrazia ed eversione quotidiana non possono convivere. Troppi guasti, tutti italiani, derivano da questa convivenza che dura da troppo tempo.
- 2009
È bene ricordare che un progetto di riforma costituzionale assai più blando di quello oggi prospettato venne respinto con un referendum, nel giugno 2006, dal 61,3% dei votanti - quindici milioni di cittadini contro nove. Non nei tempi terribili della Prima Repubblica, dunque, ma dopo cinque anni di governo berlusconiano, la Costituzione repubblicana venne massicciamente confermata da una vera consultazione popolare, non da un sondaggio. Da parte di chi invoca contro tutti e tutto la volontà del popolo, ci si poteva attendere una qualche memoria di quell'evento. Ma, evidentemente, la volontà popolare funziona a corrente alternata, e vale solo quando produce risultati congeniali ai desideri degli attuali governanti.
Berlusconi annuncia una strategia difensiva che aumenterebbe il degrado costituzionale. Non soltanto ha proclamato l'attacco finale ai giudici. Ha parlato di una difesa non solo in sede giudiziaria, ma anche e forse soprattutto attraverso i mezzi d'informazione. Alcune altre domande, allora. Ha mai avuto sentore dell'esistenza di un Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni televisive, firmato il 21 maggio del 2009 dal dottor Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset? Vorrà dare un'occhiata a quel che vi è scritto, in particolare a quel che riguarda il rispetto del «principio del contraddittorio»? Poiché ha annunciato di voler rivelare di quale «pasta» siano fatti i suoi contraddittori, si rende conto che si tratterebbe di giudici che, per rispetto delle regole della loro professione, non potrebbero farlo inseguendolo in questo o quel talk show? Consapevole di tutto ciò, e dell'alta funzione pubblica che ricopre, non dovrebbe rinunciare a questo suo proposito, affidandosi alla difesa tecnica e limitando le sue personali difese alla sola presenza nelle aule di giustizia?
Si vogliono mettere le mani sulla prima parte della Costituzione, proprio quella che, a parole, si dice di voler tenere fuori da ogni proposito di riforma. La legge all'esame del Senato sul testamento biologico viola la libertà personale e l'autodeterminazione delle persone, che la Corte costituzionale, con una sentenza della fine del 2008, a dichiarato essere un «diritto fondamentale». Si mettono in discussione la libertà d'espressione e il diritto dei cittadini ad essere informati con la legge sulle intercettazioni telefoniche. Si nega il diritto alla salute come elemento essenziale della moderna cittadinanza quando si propone che i medici possano denunciare un immigrato irregolare la cui unica colpa è la richiesta di cure. Si privatizza la sicurezza pubblica legittimando le ronde, con una pericolosa abdicazione dello Stato a una delle funzioni che ne giustificano l'esistenza. Si avanzano proposte censorie che riguardano Internet. Si erodono le garanzie della privacy per improprie ragioni di efficienza.
Non era mai accaduto prima che il nostro sistema politico vivesse quotidianamente ai margini della legalità costituzionale, che si dubitasse della costituzionalità di tutte le leggi di qualche peso in discussione alle Camere.
- 2010
La forza delle cose, e il lavoro della vituperata magistratura, hanno così riproposto la questione morale come essenziale questione politica. Lo ha dovuto riconoscere lo stesso Berlusconi con l'annuncio di una legge sulla corruzione. Perché tutto questo non rimanga un episodio, sarebbe necessario tornare ad una storia politica troppo facilmente accantonata, che porta al nome di Enrico Berlinguer e alla necessità di una radicale rifondazione della moralità pubblica.
Anni fa, un senatore brasiliano, tanto spudorato quanto sincero, aveva adottato questo slogan: «Rubo, ma faccio». Un uomo del fare, appunto.
- 2009
Un potere che si è progressivamente concentrato nelle mani di pochi, che si vorrebbe chiudere in un cerchio ancora più ristretto, con una idea proprietaria dello Stato che cancella gli altri soggetti istituzionali e azzera ogni controllo.
«La menzogna ci è famigliare fin dagli albori della storia scritta. L'abitudine a dire la verità non è mai stata annoverata tra le virtù politiche e le menzogne sono state sempre considerate giustificabili negli affari politici». [Hannah Arendt]
La democrazia non è solo governo del popolo, ma governo «in pubblico». Qui, in questa semplice e profonda verità, sta l'inammissibilità della menzogna in politica, che si trasforma nella pretesa di non rendere conto dei propri comportamenti da parte di chi ha liberamente scelto di uscire dal rassicurante spazio privato per essere protagonista nello spazio pubblico.
Perché l'abuso non si consolidi fino a diventare regola, bisogna non stancarsi di insistere.
- 2011
Il mettere sullo stesso piano scuola pubblica e scuole paritarie annuncia il passaggio ad un sistema che produce scuole di «appartenenza» - cattoliche o musulmane, leghiste o meridionalizzate, per élites o per diseredati - e avvia un tempo in cui non è la libertà di ciascuno ad essere esaltata, ma un tempo nel quale il riconoscimento reciproco è sostituito dall'esasperazione della propria identità, il confronto dalla distanza dall'Altro. Chiuso ciascuno el proprio ghetto, tutti preparati a contrapporsi ferocemente gli uni agli altri. Si rischia così una società nella quale nessuno viene educato alla conoscenza degli altri, ma solo a quella dei propri simili.
Alla scuola pubblica si deve guardare come al luogo del sapere libero e disinteressato, che è la forma del sapere che costruisce il cittadino.
Il risultato complessivo di tutte queste mosse sarebbe la scomparsa di un effettivo sistema di garanzie, una alterazione degli equilibri costituzionali che ci porterebbe verso un mutamento di regime.
Non ci si deve chiudere in Parlamento, troppe cose avvengono nel paese. Bisogna costruire una solida sponda politica per il crescente numero di cittadini che non si limitano a manifestare nelle piazze reali e virtuali ma, così facendo, costruiscono una concreta agenda politica. Ma, soprattutto, per le opposizioni scocca l'ora obbligata dell'unione, la sola a poter ricostruire le condizioni per una vera dialettica democratica.
- 2009
Etica pubblica. Parole perdute, e al loro posto un deserto in cui scompare la responsabilità della politica, privacy vuol dire fare il comodo proprio, il senso dello Stato è ormai un'anticaglia.
Il voto popolare diventa un lavacro e una unzione.
Niente doppia morale, niente vizi privati e pubbliche virtù per chi riveste funzioni pubbliche, alle quali è giunto per scelta e non per obbligo, e del cui esercizio deve in ogni momento rendere conto alla pubblica opinione. 


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