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Elogio del passato remoto

Creato il 10 gennaio 2014 da Clode
Il passato remoto è il tempo della memoria. E' il tempo delle cose che furono, e che vanno rievocate con il faticoso esercizio della mente e del cuore. Non vi si accede facilmente, il più delle volte bisogna sedersi per raccontare ciò che accadde.
Il passato remoto è il tempo della narrazione. Sì, "c'era una volta", ma "ci fu un tempo in cui...", e "venne poi un altro e disse...". le storie si raccontano sempre al passato remoto, perchè sono la memoria per eccellenza, quella che per non essere dimenticata, è stata scritta.
Il passato remoto è il tempo della parola scritta. La parola messa su carta è elegante, pensata e corretta, riveduta nel suo insieme per non essere banale e neanche di difficile comprensione. La parola scritta è fatta per rimanere, e per essere tramandata. la maggior parte delle volte vuole essere letta ad alta voce, per acquistare autorevolezza o anche solo per risuonare meglio.
Il passato remoto contrappone sempre ad un "qui e ora" un "là e altrove", ma a differenza di altri passati non si può usare in maniera generica, gli si deve il rispetto di una scelta.
"Lassú la montagna è silenziosa e deserta. Lungo la mu­lattiera che gli austriaci costruirono per giungere nei pres­si dell'Ortigara, dove un giorno raccolsi la punta ferrata del Bergstock che è qui sulla libreria, ora non passa piú nessuno. La neve che in questi giorni è caduta abbondan­te ha cancellato i sentieri dei pastori, le aie dei carbonai, le trincee della Grande guerra, le avventure dei cacciato­ri. E sotto quella neve vivono i miei ricordi."
Mario Rigoni Stern, Sentieri sotto la neve

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