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C’è un diritto del bambino di dipingere il ritratto di ogni suo piccolo e sgraziato movimento; in punta di piedi, di parole fluttuanti, così incostanti, così claudicanti quei ritratti pieni zeppi di definizioni fumose restituiscono momenti di miracoloso equilibrio.Con una consueta leggerezza alla Pennac, senza dover rincorrere quella virtù per noi rara e difficile che il bambino invece possiede da sempre, una virtù che poi non fa altro che voler segregare il tempo in un attimo che riaffiora per poco ancora, senza dover rincorrere quei gesti riempitivi nel voler tramettere un messaggio ad ogni costo, nel voler rincorrere la sostanza delle cose illudendosi di compenetrarne il senso, e poi... poi la curiosità non verrà mai a prenderci in fondo al nostro sconforto.