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Elogio della parola

Creato il 09 febbraio 2010 da Dallomoantonella

Se voi avete avuto modo di scorrere i pochi articoli presenti   in questo blog appena iniziato,  vi sarete accorti di come varia l’impostazione  del linguaggio poetico raffrontato al linguaggio filosofico. 

Mentre il linguaggio poetico  è  particolarmente emotivo e carico di simbolismi, metafore  e  figure retoriche… il linguaggio  filosofico è per sua essenza e necessità un incedere logico, argomentativo e a volte persino tecnico.

Mentre il linguaggio poetico  dice e non dice, osa ma non si svela fino in fondo,  ha esigenze di metrica  e di rima…  il linguaggio filosofico  è per sua essenza e necessità  un incedere discorsivo che ignora ogni regola  imposta dallo stile  perchè la sua unica regola  è quella di  raccontare  la verità,  la propria  verità  così come è appartenente  al filosofo che la sta elaborando e così come il filosofo  stesso cerca a suo   modo  di trasmetterla.

Mentre il linguaggio  poetico  è svincolato   dalle leggi del pudore e della  riservatezza, dovendo in un certo senso  mettere in piazza   i sentimenti più intimi e non diversamente confessabili…  il linguaggio  filosofico  è  e rimane vincolato alle leggi della decenza  e della compostezza razionale,  per quanto  lo spirito dello scrittore  emerge estremamente diversificato a seconda dell’autore, del tema  e  del contesto.

Nonostante queste evidenti diversità,    i due linguaggi non hanno solo punti di diversificazione, hanno anche punti di contatto e di somiglianza;  sono talmente coerenti l’uno all’altro da potere andare a braccio, sono talmente  complementari l’uno dell’altro  da non potere essere nè sostituiti  nè  scelti l’uno  a migliore  rappresentanza dell’altro.

Si sta dicendo che  la filosofia sposa perfettamente  la poesia e viceversa,  così come la filosofia potrebbe aprirsi ad altre forme di espressione dialettica e dialogica   assimilabile   all’uso della parola; sto pensando al teatro, sto pensando al cinema, sto pensando  alla stessa  fotografia  che riproduce la realtà con le immagini di ciò che vediamo ed  infine sto pensando all’arte  che riproduce  la realtà  con le immagini di ciò che percepiamo.

E  per questa banale situazione  fatta di sodalizi e di convergenze  che parole, immagini e suoni si rincorrono senza mai  esaurirsi e potersi esaurire.

La musica, altro elemento  non ignorabile  in questo discorso,  non è che  la parola mancante  o meglio la parola messa in nota.

La danza che sposa la sua musica non è  che  il corpo stesso che diventa parola danzante, parola che si agita, si mette in punta di  scarpa,  trae dalla potenza e dalla disciplina dei propri muscoli  la forza di lanciarsi nello spazio e di raggiungere  attraverso lo sguardo dei suoi   spettatori  sempre lei, sempre la sola protagonista  indiscussa,  ossia la parola che la rappresenta.

Senza la possibilità  di parlare e di parlarci  saremmo  come  dei corpi senz’anima,  vasi vuoti destinati al macero;  ecco perchè è così importante usare bene le parole e dare alle parole il loro giusto peso.

Spero che anche voi siate d’accordo con me…

 


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