nessuno è il mio nome, nessuno,
e questi quaderni ripetuti narrano di spiagge
del tempo in cui tardai a parlare la lingua
ferite della desolazione.
io sono la voce che vi cerca dietro i versi,
ma nessuno è il suo autore e niente vuole
se non attraversare la pietra oscura
che gli nega la sua barca.
nessuno si nasconde dietro il nome schivo.
nessuno aspetta risposte.
nessuno vi parla.
***
il libro che ci salvi non si trova
in una biblioteca frequentata,
nessuna mano si annida tra le sue righe,
solo il caso piove sui suoi sentieri:
riposa su scaffali d’orizzonte
spazzati dai maestrali del futuro.
non sostengono le sue lettere pergamene,
terracotta, carta né un mare di sabbia.
chi lo scrive ignora
quali parole portarono i falchi
che tracciò senza pensare, senza deciderlo.
in questa enciclopedia vale allo stesso modo
l’opera del calligrafo e quella dell’illetterato.
il libro che ci salvi
non è ancora scritto:
ogni giorno che passa modifica il proemio
e forse mai sapremo finirlo.
arriverà un minuto eterno e muto,
un minuto finale senza nessuna frase
che ci redima per non aver vissuto.
il libro che ci salvi continua nascosto
nell’abisso australe dei nostri sogni:
lì siamo libellula, arcobaleno,
giaguaro in altre giungle, alto spazio
del sole e dell’aquila. alfabeto siamo
inaccessibile, sintomi del nome
che ci ascolta in noi, simile
al cuore nel suo illuminare silenzioso,
sete sottile dove l’anima fa la sua ombra.
il libro che ci salvi sene va,
e ci intristisce per la sua vita fragile,
perché si cancella tra le nostre mani
sull’orlo di quel nessuno che ormai siamo
cercando luce, misurando parole,
ad immaginare un libro che ci salvi.
***
torno dal sogno, cado come una pietra
nuda sul fango della mia carne.
il sudore mi sveglia in una vita
che non è di nessuno, arriva senza destino,
fino a che denti, fibre e ricordi
emergono dal nulla e danno la forma
a un dolore svegliato con la luce
e a queste mani, che si perdono sole
in labirinti di calligrafia.
ciò che viene dal mare sconosciuto
è la mia voce, dico per dire, la mia vita.
dico anche che sono vivo e che è falso
ciò che sospettano crudeli gli specchi.
per dire, dico anche che è la poesia
la ritmica vigilia delle mani cieche
e che l’alba preferisce chi tace,
ma non so chi dice ciò che dico.
(Netturnaria, Edizioni Via del Vento – Pistoia, 2002, a cura di Alessandro Ghignoli)