Magazine Diario personale
Il mio argenteo guardare stilla nel vuoto, mai presagii che la vita fosse cava. Sul mio raggio più leggero scivolo come su trame d’aria il tempo in cerchio, a palla, instancabile la danza mai danzò. Freddo serpente scatta il fiato dei venti, colonne di pallidi anelli salgono e crollano di nuovo. Che cos’è la silenziosa voglia d’aria, questa oscillazione sotto di me, quando io mi giro sopra i fianchi del tempo. Un lieve colore è il mio movimento ma mai baciò il fresco albeggiare, mai l’esultante fiorire di un mattino me. Si avvicina il settimo giorno – e la fine non è ancora creata. Gocce su gocce finiscono e si sfregano di nuovo, Nelle profondità barcollano le acque e si accalcano là e cadono a terra. Selvagge, scintillanti ebbre-braccia schiumano e si perdono e come tutto si accalca e si stringe nell’ultimo movimento. Più breve respira il tempo nel grembo dei Senza tempo. Arie vuote strisciano e non raggiungono la fine, e un punto diventa la mia danza nella cecità.