di Santoro Bonfrebbenner
"c'è un momento nella vita psichica dell'individuo dove lo sguardo dell'infante, tra i 6 et i dieciotto mesi, incrocia quello della madre allo specchio, e se ciò accade la stessa immagine riflessa dell'infante verrà riconosciuta come la propria, ed un percorso di coscienza equilibrato potrà cominciare", questo si legge in un appunto su carta di riso appartenuto a Lacan e datato 1935. Potrebbe anche accadere che in una famiglia slovena una madre tradizionalista di Lubiana intenta a preparare il pranzo per gli ospiti una mattina dell' Aprile 1949 sfiori con un panno intriso di grasso di maiale lo specchio della credenza del povero soggiorno, e quello stesso pomeriggio in quello stesso specchio lo sguardo del suo piccolo non si focalizzi sul riflesso di quello di sua madre ma sulla macchia di grondante grasso di maiale dell'altopiano del Triglav. Questo potrebbe essere accaduto a Slavoj Žižek.
Slavoj Žižek con malditesta
Da una ricerca dell'I.I.S. (International Statistical Institute) sembrerebbe che nell' 82% delle foto che ritraggono Žižek durante le sue numerosissime conferenze, i capelli del filosofo sloveno siano sempre curiosamente affetti da una gravissima forma di "seborrhea volontarium", le teorie sul perchè di questo curioso accadimento sono già da qualche anno motivo di tesi universitarie e ricerche di diversa natura. La più accreditata vede il motivo in un giovanile errore semantico nella sua infatuazione per le eresie di Jakob Böhme, corrotte dall'erroneo accostamento del cognome del filosofo-teologo-mistico tedesco con un preciso stile di vita, che portò il giovine Slavoy vicino alla vita dissipata di certa Francia di fine ottocento, e ad un accondiscendenza verso una certa qualità di sudiciume esteriore di chiara marca marxista vetero extra parlamentare. Per quanto la quasi comprovata lettura Lacanina dell'acconciatura di Žižek sia la più accreditata, la più esatta mi sembrerebbe pero quella riferibile ad un ulteriore errore di lettura, cioè quello della Heiddegeriana "essenza della verità" (conferenza del 1930 il cui testo Slavoy ha tatuato sulla schiena), dove viene certamente confuso il campo semantico, et di conseguenza il ruolo, del linguaggio ( ove per Heiddeger non è uno strumento manipolabile arbitrariamente, così come non lo sono il tempo, gli enti intramondani, e certa pasticceria del sud Italia) con quello della "capigliatura" secondo la concezione di Ernesto Malacarne il barbiere di origine palermitana di Slavoy Žižek.Il risultato è la quasi apotropaica non manipolabilità arbitraria del capello, un marca comunque distintiva di uno dei più pesanti filosofi dello star system odierno. Non so altro.In fede
Santoro Bonfrenbenner