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Emanuele Marcuccio, “Anima di Poesia”

Creato il 10 novembre 2014 da Patrizia Poli @tartina

da signoradeifiltri.blog

di Patrizia Poli

Anima di Poesia

Emanuele Marcuccio

Tracce per la meta edizioni, 2014

Più che analizzare la silloge poetica di Emanuele Marcuccio, “Anima di Poesia” - lavoro già ampiamente compiuto nell’imponente auto-esegesi, nella prefazione, nella postfazione e nel ponderoso apparato critico annesso, nel quale lo ringraziamo per averci citato fra cotanto senno - preferiamo soffermare la nostra attenzione, appunto, sul concetto generale su cui si basa il volume. Ci chiediamo se, com’è augurabile, la produzione di questo giovane autore dovesse protrarsi ancora per molti anni a venire, quanto diventerebbero ingombranti i tomi dedicati alle sue brevi poesie, fra note esplicative, dediche, bibliografie, biografie, introduzioni e commenti?

Anima di Poesia” contiene ventisette liriche multiformi, alcune dedicate a fatti di cronaca, come le catastrofi che hanno segnato gli ultimi decenni, altre alla natura, alla noia del vivere, all’amore. Le emozioni sono dolorose, private, e degne del massimo rispetto come la nostalgia per il padre defunto. Sempre presente la reverenza verso l’atto poetico in sé che è imprescindibile e aiuta a vivere.

I richiami pascoliani, e soprattutto leopardiani, sono infiniti, tanto da far sospettare, più che un’ispirazione, addirittura una immedesimazione dell’autore col cantore di Recanati.

La base, però, è ancora esile, fra versi cacofonici (d’un’alba d’autunno), una troppo evidente, addirittura dichiarata, imitazione del passato e punti esclamativi a sostituzione di un’emozione che non si ha la forza di esprimere. Ma, in questo magma, qualche rada stella brilla: i “capelli neri e vergognosi”, “monte che ti slarghi e in altezza”, “gli arbusti accesi”.

Netta ed evidenziata dall’autore stesso quella che egli chiama la sua evoluzione, cioè il passaggio dall’imitazione dei poeti dell’ottocento a quella degli ermetici novecenteschi, con la caduta della punteggiatura.(Da Supersonica in poi.)

Sicuramente dai primi aforismi di “Pensieri minimi e massime” a questa raccolta c’è un miglioramento evidente. Ecco, noi suggeriamo a questo ancor giovane aspirante poeta di prendersi meno sul serio, di non analizzare la propria poetica come fosse qualcosa di già maturo e compiuto, ma anzi, di spogliarsi della zavorra della cultura classica e lasciarsi andare all’onda delle emozioni, coltivandole, permettendo loro di fluire, incanalandole poi in armonia di forma e contenuto. Tutto ciò, attraverso uno studio della poesia meno auto-compiaciuto, più umile e sereno. Se egli riuscirà ad abbandonare, seppur temporaneamente e a malincuore, i poeti tanto amati, trovando una sua strada non manieristica, bensì spontanea, saranno sempre più numerose le prove riuscite, come la piacevole Torna l’estate e la promettente Eternità:

TORNA L’ESTATE

Torna l’estate

col suo incessante cicaleccio,

torna l’estate

per gli arbusti accesi

e per le vie,

per le montagne

e per le valli amiche.

È qui l’estate,

in questo luglio assolato,

in questo sole bruciante,

in questo raggio accecante.

ETERNITÀ

Oltre quel fumo,

oltre quella porta,

oltre il mare immenso,

oltre l’orizzonte sconfinato,

oltre le piogge di mezz’agosto

c’è una luce che io voglio attraversare,

c’è una soglia che io voglio varcare

in questa pioggia del mio vegetare,

in questo mare del mio non vivere.


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