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Emanuele Valla: un sogno chiamato Alaska

Creato il 17 ottobre 2014 da Assugoodnews @assunta73

Vi racconto la storia di un sogno nato da un’amicizia. Emanuele Valla e Dario D’Ambrosio ne sono i protagonisti. Da ragazzini immaginavano di girare un film, poi hanno fatto un cortometraggio e poi molto altro. Fino ad arrivare a Dreaming Alaska, film in dvd distribuito e premiato negli Stati Uniti. “Arriviamo fino in fondo, divertiamoci. Viviamo tutto come una cosa che sarà un piacere raccontare di aver fatto negli anni a venire. Non abbiamo mai voluto guardare troppo avanti. Così ogni nuovo traguardo e bella notizia continua a stupirci”. E le sorprese non sono mancate.


Il sogno, cosa rappresenta per te?

E’ tutto ciò che ci dà quella spinta per alzarci ogni giorno da letto con nuovi propositi o una sfida. Altrimenti tutto questo “sbatti” a cosa servirebbe? Adoro l’idea che ognuno di noi sia un tassello dai colori unici della stessa tavolozza, anzi dello stesso palcoscenico che chiamiamo vita.

Quanta determinazione serve per mantenere vivo un sogno e trasformarlo in realtà?
Credo sia fondamentale, qualsiasi sia il sogno in questione, affrontarlo con entusiasmo e con la consapevolezza che non facendo niente, non tentando di muovere il primo passo, rimane un vuoto che era possibile tentare di colmare o “movimentare”. Cito Newsies, uno dei miei musical broadwayani preferiti per cui sono appena stato apposta a NYC in 4 giorni in occasione della chiusura di tre anni fantastici di repliche: “Mantieni lo sguardo alto verso le stelle e i piedi ben piantati a terra”. Questa è la mia filosofia. Per Dreaming Alaska credo che tutto si sia incastrato al meglio perché siamo riusciti a essere contagiati tutti dello stesso entusiasmo e della stessa voglia di sperimentare ognuno su se stesso. Dal principiante ricco di passione al professionista ricco di esperienza ma in cerca di nuove sfide. Abbiamo sempre avuto la sensazione come in quelle volte in cui si voleva girare la scena in un certo modo o in un determinato luogo e cause di forza maggiore hanno condizionato gli eventi in maniera differente ma con risvolti che non avremmo mai immaginato se non fossimo stati chiamati a trovare un’alternativa.

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Quando è nato il sogno di “Dreaming Alaska”?
Dreaming Alaska è in parte autobiografico. Trae spunto dal cortometraggio che io e Dario abbiamo girato rispettivamente a 13 e 11 anni, un po’ per gioco, nel campo dietro le nostre case qui a Felino (Parma) in seguito a un’abbondante nevicata la notte del 31 dicembre 1995. In tre giorni ho scritto il copione e lo abbiamo girato. Un piccolo corto… in cui noi eravamo i migliori geologi al mondo in procinto di salvare gli States da un’epidemia di peste e per farlo avremmo dovuto recuperare una particolare pietra situata sotto i ghiacci perenni del monte McKinley. Per noi ripensare a quell’esperienza era come ripensare a qualcosa di magico, come se fossimo realmente stati in Alaska. Perché proprio l’Alaska? Perché l’anno prima era uscito il film d’animazione “Balto”, di Don Bluth, di cui avevamo adorato particolarmente la frase dell’oca Boris: “Lascia che ti dica una cosa, Balto. Un cane non può affrontare questo viaggio da solo, ma forse un lupo sì.” Quindi la forza di uno spirito indomito, quale quello del lupo, ci ha spinto a diventare Wolf Studios. Negli anni poi ci siamo cimentati in corto e mediometraggi collaborando con scuole e comuni e girando nel 2002 “James Blond”, una sorta di spy movie demenziale che ironizza sui film d’azione, col piacere di proiettarlo al nostro cinema di paese davanti a un folto pubblico in una divertentissima serata. Proseguendo, nel 2003 abbiamo iniziato ad appassionarci al teatro musicale, dando vita alla compagnia ArtistiSenzaNome con la quale stiamo allestendo un nostro adattamento esclusivo dell’opera rock Rent di Jonathan Larson.

Ma…
Ma in noi restava vivo il sogno del nostro primo lungometraggio con cui misurarci con un pubblico più vasto. Sapevamo sarebbe stato qualcosa di semplice. Ma non abbiamo voluto passare nottate insonni a sbattere la testa contro il muro x un’idea. Eravamo certi che l’idea giusta ci avrebbe trovato da sola nel momento più opportuno. E quindi Dario, a fine 2010, ha avuto l’idea di raccontare un’ipotetica vita da “primi adulti” di quei due ragazzi che da piccoli avevano girato quel piccolo corto sull’Alaska. L’Alaska per via di quel corto e in quanto sulle targhe delle auto ha come tagline “The Last Frontier” che era perfetto per rendere l’idea di sogno lontano e irraggiungibile.

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E quindi il successo negli Stati Uniti. Cosa rende speciale questo film?

Riguardo le riprese: La Val di Fassa interpreta se stessa, non l’Alaska come si potrebbe in principio pensare. E’ il luogo che Thomas e Alan possono permettersi per staccare la spina e che in un certo modo ricorda loro la vastità e lo splendore dei remoti paesaggi americani.
Il primo giorno di ripresa è stato il 20 Maggio 2011. Abbiamo girato una breve scena però molto significativa, lungo la strada appena usciti dal casello di Egna/Ora sull’autostrada del bRENNERO. Un luogo che avevo imparato a conoscere da piccolo, come praticamente tutti quelli in cui abbiamo girato in Val di Fassa e trovavo avesse questo muretto “ottimo” per citare un film che la critica ha bersagliato e io ho adorato e trovato unico: Elizabethtown, di Cameron Crowe. Seppur completamente diversi per trama ho sempre voluto che in Dreaming Alaska la musica fosse predominante come lo era in quel film per poter meglio cogliere la profondità delle emozioni e situazioni che Thomas e Alan si trovano ad affrontare. Che bello, poi, essere selezionati dal Louisville Festival of Film in Kentucky a un paio di isolati da dove quel film venne girato nel 2005… Abbiamo avuto così modo di visitare quei luoghi, set e location… insomma… è come se in un certo senso il cerchio si chiudesse… e capisci che era quello il momento di fare ciò che abbiamo fatto.
Quando alle 3 di notte mi è squillato il telefonino con prefisso americano, ho pensato “non illuderti come sempre”. Ma sapevo che a quell’ora non poteva essere un offerta promozionale! E da quel momento abbiamo scoperto che, dopo aver visto il trailer, il direttore della Shami Media, piccola distribuzione indipendente newyorchese, aveva avuto un colpo di fulmine e voleva vedere il film al più presto per poi distribuirlo worldwide (in Italia solo grazie ad Amazon). Chi l’avrebbe detto mai? L’altro giorno mi trovavo in uno store della catena Barnes & Nobles a Manhattan e sono entrato per cercare il film. Mi sono messo al computer per fare la ricerca e… incredibile! Salta fuori!! Sono grandissime soddisfazioni! Ce ne sono due copie da affittare anche alla biblioteca pubblica di fianco a Bryant Park, uno dei miei posti di NY preferiti!

La prima volta che avete cominciato a girare: cosa hai provato?
Ci siamo resi conto che il tutto diventava realtà proprio sul set, girando, portando a casa di giorno in giorno qualcosa che a noi sembrava autentico. Anche vedere che arrivavano dei gioiosi “OK” per prendere parte al cast da professionisti del musical italiano quali Fabrizio Voghera e Tania Tuccinardi capivamo che sarebbe stata un’esperienza unica anche dal punto di vista umano. E lo è stato veramente. Oltre ogni più rosea aspettativa.

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“Alaska” è una metafora. Ognuno di noi ha la propria Alaska. Come si raggiunge?

Credo che ognuno possa raggiungere la propria Alaska. Magari non sarà esattamente come ce la siamo immaginati. Ma il fatto che l’abbiamo così a lungo perseguita e siamo stati “fedeli” a non calpestare il nostro sogno, ha contribuito a renderci le persone che siamo. E non potrà che uscirne qualcosa di bello, se sei disposto a seguire il tuo cuore e evitare le forzature di miscredenti e di realisti schiacciati dalle routine.
Credo che se mettiamo in conto di lasciarci ancora stupire dalle persone, dagli eventi, e dal o non convenzionale, non può che uscirne qualcosa indubbiamente da ricordare.

Realizzare un film a costo zero: è possibile?
Realizzare un film a costo zero è possibile se si ha la giusta dose di follia che ti permette di non impazzire e soccombere. L’importante è circondarsi di una squadra di persone positive in cui ognuno possa metterci del proprio seguendo un obiettivo comune. E il web aiuta tantissimo. Tant’è che amici e persone fiduciose ci hanno aiutato a racimolare con il crowdfunding l’ammontare necessario per l’acquisto dei diritti musicali per alcuni brani della colonna sonora. Altri li abbiamo creati appositamente. Sono felice che da fine maggio sia finalmente disponibile anche la colonna sonora del film su iTunes.

Avete altri sogni da realizzare?
Ora, come sogno da realizzare abbiamo quello di ultimare presto la sceneggiatura del prossimo lavoro, sempre in parte autobiografico e per me molto significativo. Dario sta rielaborando un vecchio copione di un corto che avevo scritto nel 2003 e mai girato perché sentivo non fosse il momento. Abbiamo il sogno di girarlo a Poulsbo, vicino a Seattle, grazie all’aiuto e supervisione di Joshua W. Scott, che abita da quelle parti. Sarà un altro film sincero, diverso, ma fedele ai nostri principi. Nella speranza di farvi prendere parte ai cittadini stessi dell’area di Seattle…

Per te la felicità è…
Per me la felicità è poter fare ciò per cui senti di esser nato, e, senza vincolo alcuno, essere libero di tracciare il tuo cammino.


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