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Emergenza clima, i ragazzi italiani sono i più preoccupati del mondo (insieme agli inglesi)

Creato il 24 febbraio 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

Il sondaggio delle Nazioni Unite evidenzia anche un gap generazionale: l’86% dei teenager italiani è allarmato (contro il 70% degli ultra 60enni)

Emergenza clima, ragazzi italiani sono preoccupati mondo (insieme agli inglesi)

Figli più preoccupati di genitori e nonni

In Italia, una larga maggioranza di giovanissimi – quasi 9 su 10 — crede che i cambiamenti climatici siano un’emergenza da affrontare con misure all’altezza. Tra i giovani, occidentali e non solo, gli italiani si distinguono come i più consapevoli sulla tematica. La mobilitazione di Greta Thunberg sembra quindi aver fatto breccia. O forse, l’attivismo della ragazza svedese e di chi ne ha seguito le orme, era già espressione di una sensibilità ormai largamente diffusa tra le nuove generazioni. Il tema del global warming, anche se con sfumature diverse, sembra essere infatti una priorità tra gli adolescenti di tutto il mondo, come dimostrano i risultati di un sondaggio condotto dall’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, realizzato in collaborazione con l’università di Oxford.

Alla domanda: «Credi che i cambiamenti climatici siano un’emergenza globale?», l’86% degli under 18 italiani ha risposto affermativamente. Una percentuale eguagliata soltanto dai coetanei residenti nel Regno Unito. La rilevazione suddivide i risultati per macroaree geografiche. I giovani italiani sono messi a confronto con altri sette Paesi dell’Europa Occidentale e del Nord America: Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svezia e Stati Uniti. Al di là del primato di Italia e UK, le risposte affermative registrano comunque percentuali «bulgare», che variano dal 75 all’83%. Se si considera tutto il campione, emerge come l’emergenza climatica stia molto più a cuore ai nipoti che a nonni e genitori: globalmente, il 69% degli under 18 crede che sussista un’emergenza climatica, contro il 58% degli ultrasessantenni. La media dei sì su tutte le fasce di età si attesta al 64%.

Il sondaggio dentro il videogioco

People’s Climate Vote – questo il titolo della survey – è la più grande rilevazione mai realizzata per monitorare l’orientamento dell’opinione pubblica globale sul tema dei cambiamenti climatici. Il campione è infatti composto da oltre un milione e duecentomila intervistati, residenti in 50 Paesi, in rappresentanza del 56% della popolazione mondiale di età superiore ai 14 anni. Un sondaggio condotto in 17 lingue. Innovativo, perché somministrato utilizzando annunci promozionali all’interno di giochi online e applicazioni ludiche per smartphone come Angry Birds e Dragon City. L’idea di piazzare il questionario nei giochi per cellulare è stata di Cassie Fly, del Programma Onu per lo Sviluppo. L’illuminazione è arrivata in metro, a New York. «Ogni singola persona era al telefono», ha dichiarato a un giornale online canadese. «Ho iniziato a guardare oltre le spalle delle persone e la stragrande maggioranza giocava. Ho pensato: come possiamo sfruttare questa cosa?». Un approccio non convenzionale che ha portato a delineare un campione molto vario per genere, età e livello di scolarizzazione. E, soprattutto, un’intuizione che è riuscita a intercettare un target molto difficile come gli under 18: ben 550.000 mila hanno risposto al questionario.

Gap generazionale maggiore nei Paesi a più basso reddito

Non solo tra gli adolescenti, ma in tutte le fasce età, in Italia e Regno Unito l’emergenza climatica è più sentita. Nelle due nazioni che quest’anno co-ospiteranno la COP26, annuale meeting Onu sul clima, l’81% degli intervistati è preoccupato dal riscaldamento globale. Il gap generazionale caratterizza anche il Belpaese. La distanza tra teenagers (86%) e ultra sessantenni è di 16 punti (70%). L’impegno, l’attivismo e più in generale la leadership giovanile sul tema della lotta ai cambiamenti climatici, si evidenzia anche in altre aree del globo. In Paesi a più basso reddito, dove il problema è meno sentito anche tra i giovani – come la Moldova (61%), il Kirgizistan (62%), lo Sri Lanka (62%) e l’Argentina (63%) – gli under 18 staccano gli over 60 anche di 20 punti percentuali.

Pubblicato su Corriere.it il primo febbraio 2021


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