Quasi due milioni di casi nel 2010, di cui 1500 letali. L’America Latina si prepara ad affrontare anche quest’anno l’emergenza del dengue, che si prospetta virulenta a causa della lunga stagione invernale costellata da intense precipitazioni. É infatti con il ritorno dell’estate e la stagnazione delle acque che fa l’apparizione l’aedes aegypti, la zanzara responsabile non solo di questo virus, ma anche della febbre gialla ed altre infermità tropicali. Nonostante i programmi di prevenzione, intere regioni hanno dovuto dichiarare l’epidemia nel corso degli ultimi tempi: Goiana in Brasile, El Salvador, Iquitos nel Perù amazzonico, l’Honduras. Dal Messico all’Argentina, comunque, l’emergenza è stata continua, con una diffusione a livello continentale mai conosciuta prima. Secondo l’Organizzazione panamericana per la salute, la colpa è da attribuire al cambiamento climatico, che ha aumentato la severità delle piogge, e alla povertà. Non è un caso che il dengue sia indicato proprio come una malattia dei poveri, perchè trova incremento nel degrado delle periferie e delle campagne in stato di abbandono.
La situazione è aggravata dal fatto che sinora non è stato scoperto un trattamento efficace per la cura del dengue severo, che è poi quello che può provocare la morte. Il virus è letale quando colpisce le persone che hanno già sofferto anteriormente la puntura della zanzara, che causa emorragie interne nell’organismo, che portano alla morte del paziente per collasso cardiocircolatorio. I sintomi sono una forte febbre e i dolori tipici di una influenza: proprio questa sua genericità lo fa difficile da individuare.
Gli studi sul dengue hanno fatto riportare ultimamente imporanti passi avanti. Nel non trovare una cura efficace per la realizzazione di un vaccino, i ricercatori si sono concentrati sulla vita e lo sviluppo della zanzara. Scott O’Neill è un biologo dell’Università australiana di Melbourne, che da cinque anni si occupa dell’aedis aegypti. Il ricercatore ha scoperto che la presenza del batterio wolbachia uccide la zanzara prima che questa entri nell’ultima tappa della sua vita, che è poi quella in cui diventa pericolosa per la salute umana. Nel gennaio di quest’anno ha inoculato vari esemplari dell’aedis, che sono stati poi rilasciati nell’ambiente. Tra pochi mesi si conosceranno i risultati dell’esperimento, per il momento limitato ad una zona circoscritta dell’Australia. O’Neill spera in questo modo di ridurre la propagazione del dengue e della chikunguya, altra infermità tropicale. Qualcuno forse la ricorda perchè nel luglio 2007 l’emergenza venne vissuta anche in Italia, con un’epidemia che interessó i comuni di Bordighera, Castiglione di Ravenna e Castiglione di Cervia, provocando all’incirca 130 contagi e la morte di una persona.
Per il momento, però, bisognerà aspettare ed affidarsi ai programmi di prevenzione. Le misure prevedono la fumigazione di interi quartieri nelle aree più a rischio, ma anche campagne di sensibilizzazione perchè le persone non lascino spazzatura, residui e acque stagnanti nelle loro proprietà. Un messaggio che spesso non è recepito e che può portare alla morte.