L’Istat certifica il tracollo dell’occupazione, peggior livello dal 2001. La Confederazione dei sindacati europei denuncia l’insufficienza del vertice europeo su questo fronte. Nel nostro Paese, la trattativa condotta dal ministro Fornero oscilla tra la confusione e il rischio di peggioramento sostanziale della condizione dei lavoratori. I giovani sono quelli che soffrono maggiormente la mancanza del lavoro, arrivata al 31%, un giovane su tre è senza lavoro. Una situazione sempre più drammatica con il numero dei disoccupati salito nel nostro Paese a 2 milioni 234 mila, l’8.9 per cento come dieci anni fa. Al sensibile calo dei dipendenti permanenti a tempo pieno si contrappone l’ulteriore incremento dell’occupazione a orario ridotto.
Si torna a parlare di un contratto per i nuovi assunti a tempo indeterminato ma con la cancellazione dell’articolo 18. Praticamente precari a vita, o meglio sempre in prova, licenziabili comunque e ovunque. Chiodo fisso la flessibilità. Non bastano i licenziamenti a raffica e la perdita di posti di lavoro.
Questo è il quadro economico e sociale, italiano in cui si avvia il confronto fra il governo e le parti sociali. I punti dai quali si dovrebeb partire sono lo stanziamento di nuove risorse per gli ammortizzatori sociali e la drastica semplificazione delle forme di impiego precarie. I giovani si trovano a vivere in un ruolo di dipendenza “di lunga durata”, in concomitanza con la crisi economica che li obbliga a restare in famiglia non per scelta ma per mancanza di opportunità.
Urge un cambiamento radicale del panorama della formazione professionale orientandoci anche verso nuove figure più rispondenti alle attuali esigenze.
Tempi di crisi e di difficoltà economiche per centinaia di lavoratori che potrebbero presto vedersi tagliati fuori dal mondo delle attività. Il futuro presenta tinte nerissime per quello che riguarda l’occupazione in Italia. Il lavoro in Italia oggi, è un’utopia e rappresenta l’argomento più urticante per il governo chiamato a trovare soluzioni.