Emergenza lavoro

Creato il 02 febbraio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

In queste inizio febbraio all’insegna del freddo Italia sul due si occupa dell’emergenza del lavoro nell’Italia che si sta avviando al “pane e acqua”.

L’Istat certifica il tracollo dell’occupazione, peggior livello dal 2001. La Confederazione dei sindacati europei denuncia l’insufficienza del vertice europeo su questo fronte. Nel nostro Paese, la trattativa condotta dal ministro Fornero oscilla tra la confusione e il rischio di peggioramento sostanziale della condizione dei lavoratori. I giovani sono quelli che soffrono maggiormente la mancanza del lavoro, arrivata al 31%, un giovane su tre è senza lavoro. Una situazione sempre più drammatica con il numero dei disoccupati salito nel nostro Paese a 2 milioni 234 mila, l’8.9 per cento come dieci anni fa. Al sensibile calo dei dipendenti permanenti a tempo pieno si contrappone l’ulteriore incremento dell’occupazione a orario ridotto.

Nessuna garanzia per il futuro e speranza ridotta all’osso. Nessun impegno, nient’altro che parole vuote. Tante, troppo dichiarazioni dei ministri. Ma per la crescita il nulla. Si parla di forme contrattuali che possano agevolare il rapporto di lavoro ma, non sono i contratti che fanno il lavoro perché è proprio il lavoro che manca. Drammatica la situazione tra domanda e offerta e l’attuale formazione scolastica risulta inaddatta al mondo dell’occupazione. Il sistema formativo delle giovani generazioni e degli adulti, non solo non fornisce le competenze necessarie per svolgere le attività richieste dalla società della conoscenza, ma conserva le diseguaglianze sociali di partenza. Manca anche l’interscambio tra lavoro e scuola. In effetti un altro aspetto riguarda la non corrispondenza tra il titolo conseguito e il tipo di lavoro richiesto dalle imprese, che penalizza i più istruiti, portati ad accettare professioni e inquadramenti al di sotto del titolo di studio posseduto.

Si torna a parlare di un contratto per i nuovi assunti a tempo indeterminato ma con la cancellazione dell’articolo 18. Praticamente precari a vita, o meglio sempre in prova, licenziabili comunque e ovunque. Chiodo fisso la flessibilità. Non bastano i licenziamenti a raffica e la perdita di posti di lavoro.

Questo è il quadro economico e sociale, italiano in cui si avvia il confronto fra il governo e le parti sociali. I punti dai quali si dovrebeb partire sono lo stanziamento di nuove risorse per gli ammortizzatori sociali e la drastica semplificazione delle forme di impiego precarie. I giovani si trovano  a vivere in un ruolo di dipendenza “di lunga durata”, in concomitanza con la crisi economica che li obbliga a restare in famiglia non per scelta ma per mancanza di opportunità.

La riforma del mercato del lavoro allo studio del ministro del Welfare punta all’aumento dei posti occupazionali, soprattutto quello giovanile e femminile, ma nessuno dice concretamnete come avverrà. Come riqualificheremo i lavoratori o come riformeremo i giovani che si immetteranno nel mercato del lavoro?

Urge un cambiamento radicale del panorama della formazione professionale orientandoci anche verso nuove figure più rispondenti alle attuali esigenze.

Tempi di crisi e di difficoltà economiche per centinaia di lavoratori che potrebbero presto vedersi tagliati fuori dal mondo delle attività. Il futuro presenta  tinte nerissime per quello che riguarda l’occupazione in Italia. Il lavoro in Italia oggi, è un’utopia e rappresenta l’argomento più urticante per il governo chiamato a trovare soluzioni.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :