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Emergenze clima ed ambiente: cosa potrebbe riservarci il futuro?

Creato il 23 novembre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Mentre le notizie di disastri ambientali sembrano succedersi senza sosta, in Italia come all'estero, non sembra che nei luoghi "adibiti" vengano prese decisioni capaci di poter imprimere una svolta radicale verso un (probabile) miglioramento.  Basti riportare quanto riportato in un recente articolo de La Repubblica per poter ottenere ulteriori delucidazioni nel merito della questione: 
"Alla Conferenza Onu sul clima di Varsavia è rottura totale: gli ambientalisti hanno abbandonato per protesta i lavori dipingendo uno scenario disastroso. Mentre il mondo sperimenta in diretta il sapore del cambiamento climatico e gli eventi estremi mordono [...]sul ponte di comando della nave a cui è stata affidata la difesa del clima si guarda un altro film. [...] la conferenza Onu di Varsavia è troppo occupata ad ammirare le prospettive di crescita del carbone e dello shale gas per preoccuparsi dei disastri ambientali. [...] E' la prima volta che accade nella storia del negoziato che si è aperto [...] a Rio de Janeiro con la firma della Convenzione per la difesa del clima: un processo che ha portato alla ratifica del protocollo di Kyoto ma che ora si infrange sul muro della gestione polacca della conferenza. "I primi due giorni della settimana decisiva [...] sono stati dedicati alla World Coal Association, cioè all'ode del carbone cosiddetto pulito, ignorando il semplice fatto che è proprio il carbone a farci pagare il prezzo maggiore in termini di vittime sia da smog sia da cambiamento climatico", accusa [...] il Wwf.[...] il Giappone ha annunciato una riduzione degli impegni volontari [...] che a livello globale lasciano sostanzialmente inalterato lo scenario chiamato business as usual con le conseguenze precisate a chiare lettere dall'Ipcc, il gruppo di scienziati Onu che ha vinto il Nobel per la pace. In assenza di tagli rapidi e radicali delle emissioni di gas serra ci attende una crescita di temperatura devastante: attorno ai 4 gradi entro la fine del secolo. Ma per misurare il pericolo non c'è da attendere tanto: l'aumento dell'energia intrappolata in atmosfera è carburante prezioso per gli uragani che, alla varie latitudini e sotto vari nomi, stanno diventando una presenza sempre più allarmante.[...]" (Fonte: Repubblica.it)
Più recenti ma ugualmente allarmanti sono le parole tratte da un articolo reperibile sul sitoLescienze.it, sempre a proposito della Conferenza che avrebbe dovuto proporsi l'obiettivo definitivo di affrontare una volta per tutte quella che potrebbe diventare la tragedia più grande con cui l'umanità dovrà essere costretta a fare i conti nei decenni a venire; è possibile leggere, nei fatti, quanto segue: 
"[...]Qualche vaga dichiarazione d'intenti per proseguire sulla strada della mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, ma senza nessun impegno legalmente vincolante. Si è conclusa con la più classica melina [...] la 19° Conferenza delle Parti o COP19, della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNCCC). Nelle ultime ore dei lavori le organizzazioni non governative hanno lasciato l'assemblea, sancendo così l'inadeguatezza di questa conferenza sul clima nell'affrontare quanto emerge con sempre maggiore evidenza dagli studi scientifici. [...] Vanno dunque deluse le aspettative di coloro[...] che speravano nel varo di una roadmap per la seconda fase del protocollo di Kyoto, che secondo il programma stabilito dovrebbe iniziare dal 2020. L'unico risultato è stata la definizione di un accordo quadro su cui discutere, entro il 2015, quando il summit si terrà a Parigi, un accordo globale legalmente vincolante[...]. Ma il testo non pone certo obiettivi ambiziosi[...]  la partita sul futuro del Protocollo di Kyoto si gioca tra i due big dell'economia mondiale e delle emissioni di inquinanti [...]Cina e Stati Uniti. Questi ultimi si sentono in posizione di svantaggio nei negoziati, dal momento che la Cina figura dal 1997 tra i paesi in via di sviluppo, quelli esclusi sugli accordi di riduzione delle emissioni. Ora è invece al primo posto nella classifica del maggiori emettitori di gas serra. [...] la Cina [...] ha ammesso di detenere questo primato, ma ha anche dichiarato di non voler intervenire in modo drastico sulle emissioni, con il rischio di rallentare la sua tumultuosa crescita economica, prima che la sua popolazione abbia raggiunto il livello di benessere delle nazioni industrializzate.[...]" (Fonte: lescienze.it)
Ancora una volta di troppo, dunque, l'evidenza di dati scientifici e reali sempre più allarmanti sembra essere stata subordinata alla necessità di mantenere inalterati (ed inalberati) equilibrismi economici di crescita e leadership in un pianeta Terra che sembra essere sempre più provato.  I critici saranno liberi di sostenere, nuovamente e ripetutamente, concetti secondo i quali allarmarsi per previsioni fittizie e fallaci è completamente inutile; quanto conta vedere e far vedere che fenomeni metereologici sempre più estremi sono, ripetutamente, sotto gli occhi e le vite spazzate via di troppe persone?  Chi non ha l'attitudine alla scienza non può prendere decisioni vincolanti, secondo alcuni: quanto contano, su questo piano, i modelli e le previsioni climatiche per il futuro elaborate da appositi programmi computerizzati?  Si riporti quanto segue, tratto dall'opera "Le stranezze del clima - Che cosa sta cambiando e perchè": 
"[...]Con modelli al computer si può simulare ciò che accade nel mondo reale. [...] I modelli climatici utilizzano le equazioni di base relative alla materia e all'energia per simulare il comportamento dell'atmosfera terrestre, degli oceani, dei ghiacci sulla terraferma o sul mare e della vegetazione.  Con modelli informatici di questo tipo i climatologi cercano di capire come funziona  il clima, come si è comportato in passato e come gli esseri umani lo stanno influenzando.  Inoltre usano quei modelli per esplorare i modi in cui il clima potrebbe evolvere nei prossimi decenni.  Naturalmente non c'è una maniera diretta per verificare queste previsioni (a meno di aspettare decenni, però a quel punto non ne avremo più bisogno).  Ma è comunque possibile capire se i modelli funzionano, visto che non li si usa soltanto per prevedere i cambiamenti futuri. I modelli si possono testare [...] verificando con quanta  accuratezza simulino il clima attuale, cioè quanto gli andamenti medi della temperatura, delle precipitazioni o della pressione atmosferica previsti dai computer si avvicinino a quelli che misuriamo nel mondo reale.  Gli scienziati possono testare i modelli anche simulando i cambiamenti climatici del passato[...] Tenendo conto di vari fattori [...] si trova che i modelli riproducono con buona precisione l'aumento di temperatura osservato nel secolo scorso, sia a livello globale sia nelle variazioni locali. [...]  Riproducono anche i cambiamenti che abbiamo effettivamente osservato nel ghiaccio marino, nella temperatura degli oceani, nel ciclo dell'acqua [...] Tutto questo ci fa ritenere che i modelli siano una rappresentazione accurata del clima reale, e che tengano conto di tutti i fattori più importanti.[...]"
Se tutto questo è vero, per quali motivi non è possibile attendersi fedeltà, attendibilità e veridicità nella descrizione di fenomeni futuri? Le risposte a questa domanda sono infinite ed anche infinitamente discutibili, data l'immensa volatilità dei risultati possibili da realizzare.  L'incertezza inevitabile non dovrebbe però tradursi in un'inarrestabile attesa; la Terra continuerebbe infatti a (far) soffrire, qualora l'umanità continuasse a rimanere inerte dal prendere decisioni rilevanti o preferisse mantenere posizioni simil-pilatesche protese al far prevalere logiche economiche e di rincorsa alla tanto vituperata crescita.  La necessità di affrontare la questione climatica è legata direttamente ed indissolubilmente alle necessità di trovare riparo e rimedio per una serie pressochè infinita di potenziali tragedie sociali ad oggi forse neppure ipotizzabili.  Basti pensare ai costi legati a mancati benefici non perseguiti per tempo: cosa potrebbe esserne degli sfollati a seguito di catastrofi naturali devastanti e senza precedenti? Cosa potrebbe rimanerne di economie falcidiate dagli stessi fenomeni naturali, come è accaduto con il tifone Haiyan nelle isole Filippine? Chi pagherebbe il costo di spostamenti e migrazioni di massa, qualora intere popolazioni dovessero un domani trasferirsi per sfuggire a morte certa? A queste e moltissime domande dovrebbe cercare di rispondere una disciplina specifica che, più di tant(issim)e altre, non è ad oggi adeguatamente considerata: la contabilità ambientale. E' ormai evidente, infatti, la necessità di costruire un modello socio-economico improntanto alla necessità di dare un valore anche a ciò che, ad oggi, un prezzo non lo ha.  Quanto potrebbe costare in termini reali la scomparsa di un lago o la riduzione del letto di un fiume? Quanto potrebbe costare in termini reali l'innalzamento delle temperature in termini di colture perdute? Quanto dovrebbe costare in termini reali la realizzazione di un'infrastruttura (discutibilmente necessaria) destinata ad alterare in maniera permanente vivibilità, sostenibilità ed ecosistema dell'ambiente circostante? Quanto potrebbero costare le vite spezzate e rovinate da tragedie climatico-metereologiche? In un momento nel quale l'economia sembra determinare vita e morte di qualsivoglia vicenda umana, sarebbe forse necessario ed urgente cercare di trovare risposte il più esaustive possibili a domande come queste.  Quanto tempo rimane prima dell'inevitabile? Cosa è possibile intendere davvero perinevitabile? Nel rispondere a queste domande è urgente tener conto della massima attribuita al fisico Richard Feynman: "Il primo principio è non ingannare te stesso; ma tu sei la persona più facile da ingannare." Così facendo, pertanto, scienziati ed esperti dovrebbero tralasciare il sensazionalismo di moda per prendere in esame tutte le possibili spiegazioni dei fenomeni osservati. Includendo ma allargando il campo rispetto a quelle più ovvie e convenzionali. Cosa potrebbe accadere, dunque, qualora le emissioni non fossero controllate e/o limitate?  Cosa potrebbe forse accadere qualora i consumi non fossero arginati e/o limitati per tempo?  In altre parole, pertanto, ognuna di queste possibili domande dovrebbe avere il massimo comun denominatore riportato nel seguito: "Che cosa potrebbe riservarci il futuro?" Partendo da alcuni dati di fatto, a tal proposito, il libro "Le stranezze del clima" sembra fornire alcune potenziali problematiche di rilievo e considerazione: 
  • Quanto sarà aumentata la temperatura nel 2100?;
  • Quale sarà il livello del mare nel 2100?;
  • L'effetto dei gas-serra non cesserà per magia nel 2100;
  • Gli uragani atlantici saranno più rari, ma più intensi;
  • Se il livello del mare continuerà a salire, le onde anomale diventeranno più distruttive;
  • Il cambiamento climatico creerà milioni di sfollati;
  • Il cambiamento climatico è pericoloso per la salute;
  • Il cambiamento climatico può provocare estinzioni;
  • L'acqua dolce inizierà a scarseggiare;
  • Probabilmente ci saranno più periodi di siccità;
  • La produzione alimentare sarà destabilizzata.
Si pensi, ora, a quanto ciascuna di queste domande-affermazioni-ipotesi-[...] può-potrà-potrebbe-[...] influenzare in negativo lo sviluppo e il futuro dell'intero pianeta Terra.  Si pensi, ora, a quanto ognuno di questi punti possa essere visto come legato edindissolubilmente vincolato al successivo; non è soprattutto per queste ragioni che nelle competenti sedi sarebbe opportuno ed urgente gettare uno sguardo oltre l'ostacolo dell'ennesimo protocollo da inaugurare?  Sembra infatti che il pianeta Terra non possa infatti attendere altro tempo invano: presto potrebbe forse non essere più possibile anche solo immaginarlo, un futuro? Chi ha tempo non aspetti peggior clima, appunto. 
EMERGENZE CLIMA ED AMBIENTE: COSA POTREBBE RISERVARCI IL FUTURO? Fonte: bellunopiu.it
Per saperne di più: 
"Onu, è rottura alla conferenza sul clima: gli ambientalisti abbandonano per protesta.",Repubblica.it (http://www.repubblica.it/ambiente/2013/11/21/news/summit_onu_varsavia-71554699/?ref=twha&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter)
"Conferenza di Varsavia, ancora al palo le iniziative sul clima.", Lescienze.it (http://www.lescienze.it/news/2013/11/22/news/cop19_conferenza_parti_nazioni_unite_clima-1901726/)
"Dove si muore per frane ed alluvioni in Italia", Ilpost.it (http://www.ilpost.it/2013/11/19/infografica-alluvioni-frane-italia/)
"Uno spettro si aggira per l'Europa (e non solo): l'inquinamento", bellunopiu.it
"Le stranezze del clima - Che cosa sta cambiando, e perchè", Chiavi di lettura - Zanichelli  Climate Central

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