Emèrito
Dal latino emeritu(m), participio passato di emerìre ‘ben meritare’, propriamente ‘finire (ex-) di prestare servizio nell’esercito (merìre)’.
Aggettivo.
1. Nell’antica Roma, detto del soldato che aveva compiuto il servizio militare e ricevuto il congedo e i relativi premi.
2. Che non esercita più un ufficio, ma ne conserva, onorificamente o con limitate attribuzioni, il grado: professore emerito.
3. (estensione) Insigne, famoso (specialmente ironico): un emerito imbecille.
Una (parola) giapponese a Roma
Fitaurari [fitaw'rari]
voce amarica, propriamente ‘comandante dell’avanguardia’.
Sostantivo maschile invariabile.
(militare) Nell’organizzazione militare abissina, grado corrispondente a quello di colonnello.
In passato, capo dell’esercito invasore nel territorio nemico che aveva poteri amministrativi.
La Parolata propone
Ovvéro
Composto di ‘o’ e ‘vero’.
Anche, anticamente, o véro.
Congiunzione.
1. Ossia, cioè, vale a dire. Si usa per precisare o correggere un concetto precedentemente espresso: l’autore dei «Promessi Sposi», ovvero Alessandro Manzoni; questa notte, ovvero questa mattina presto.
2. Forma rinforzata della congiunzione disgiuntiva semplice ‘o’ con lo stesso valore di ‘oppure’: non so se in questo caso sia meglio tacere ovvero dire la verità.
Oppùre
Anche, antico, o pure.
Congiunzione.
1. Forma rafforzata della congiunzione o (con valore disgiuntivo): vuoi un libro oppure un disco?
2. Con il valore di altrimenti, in caso contrario: dovrai affrettarti, oppure perderai il treno.
In apertura di frase, per introdurre una nuova possibilità o ipotesi: oppure, non potresti pensarci tu?.
La Parolata non si capacita della necessità di usare ‘ovvero’ col significato di ‘oppure’. Non viene aggiunto nulla alla lingua italiana (‘oppure’ già esiste, appunto), in compenso ogni volta che ci si imbatte in un ovvero bisogna cercare di capire in quale accezione è usato.
La Parolata propone di eliminare l’uso dell”ovvero’ col significato di ‘oppure’.
"Vado un momento a suicidarmi e torno." È la battuta che bisogna dire quando si sente un’affermazione talmente assurda da lasciarci senza parole. Proposta da Mauro.