Emilio e i detectives

Creato il 29 novembre 2013 da Povna @povna

La ‘povna oggi attraversa mondi. Prima si reca a scuola, come sempre, dove l’ultimo giorno di “Autopuliamoci!” prevede una scaletta serrata come lo sono solo le conclusioni di qualcosa di ben fatto. E dunque, ci saranno: seconde mani di vernice, pulizia delle scale, dei bagni degli insegnanti, lavaggio e montaggio delle tende, riordino di sedie e banchi nelle nuove aule tutte bianche e passaggio dello straccio in corridoio. In sovrappiù, continua la distribuzione di merende: e all’ora del riposo, offerti dall’Ingegnera Tosta e dalla ‘povna, focaccine ripiene e qualche dolce accoglieranno i palmenti sempre pronti dei prodi muratori.
Ma la giornata non prevede solo questo. Passate le quattro ore di pulizia, la ‘povna infatti rimetterà i panni da viaggiatore (lasciando a scuola quelli indossati per il bricolage spinto), prenderà un treno per la stazione nota, e da lì uno folle. Si fermerà al nord, ma solo per un cambio. Perché oggi è quel giorno, la fine di novembre. E lei, memore di un patto (e di biglietti) sottoscritti un mese fa e passa, corre a Costanza dall’Amico Mostro, per passare insieme a lui (e alle terme, e ai mercatini di natale, e a tante passeggiate e tante chiacchiere) il più tosto dei fine settimana.
Tornerà tardi, domenica notte. E proprio per questo, sempre oggi, dovrà avere lasciato pronti a scuola i compiti da restituire lunedì, quando le lezioni ufficiali ricominceranno a pieno ritmo, e anche il film da vedere al cineforum. Perché poi la settimana sarà quella dei pagellini – e senza preavviso arriva già dicembre – e alla ‘povna quest’anno, se pensa a quando svolazzava nel Prefabbricato tra abbronzatura e vestitelli, pare una banalità, ma sembra ieri.
Non per questo, però, vuole far passare un altro fine settimana senza consigli di lettura (che comunque ne ha già saltati troppi), e sceglie un libro ad hoc, in tema col suo viaggio, per questo venerdì di recensione.

Emilio e i detectives (1931) è un piccolo gioiello di letteratura giovanile scritto da Erich Kästner. Racconta una di quelle classiche avventure di ragazzi, da narrazione di gruppo di pari (come le ben definì l’Amico Scrittore in un suo saggio), nelle quali si dimostra che per creare suspense e dipendenza non servono né mari del sud, né isole deserte, ma un sapiente uso del romance del quotidiano.
La trama è presto detta: spedito in visita a Berlino dalla nonna, viaggiando in treno dal suo paesino di provincia, il giovane Emilio trova il modo di farsi derubare dei marchi gelosamente custoditi come contributo prezioso da portare alla vecchietta. Preso dalla vergogna per la débacle al suo primo tentativo da solo nel mondo degli adulti, decide di seguire colui che pensa essere il colpevole, scendendo dietro di lui alla fermata di Zoologischer Garten. Durante il pedinamento, verrà abbordato, e poi aiutato, da un gruppo di ragazzi berlinesi intelligenti, audaci e pronti a tutto. E così, indizio dopo indizio, l’avventura si dipana lungo le strade del Westen: lo Zoo, appunto, Fridrichstrasse, Nollendorfplatz, e via di seguito – a disegnare una geografia che è insieme realistica e di fiaba.
Nel mezzo, riflessioni sulla formazione, sui rapporti coi genitori, sulle differenze di classe – condotte però con abilità e leggerezza, senza inutile sentenziosità, da un narratore di razza, capace di offrire la sua penna a un racconto che è insieme mozzafiato e da rileggere. Ed è con queste immagini che la ‘povna si avvia a prendere il suo treno alla volta della bella Crucchilandia. Mancava (anche da lì) da troppo tempo. E, ancora una volta, le sembra di tornare a casa.


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