Facciamo due conti. I mondi fantastici non mi interessavano, e infatti per il quinto numero di Effemme ho scritto due articoli sull’argomento. Lasciamo stare il fatto che poi ne è stato pubblicato uno solo, è colpa mia che ho scritto ben due articoli quando avrei dovuto limitarmi a uno (e almeno avevo avvisato che l’avrei fatto) e che in entrambi i casi gli articoli erano lunghi il doppio di quanto consentito (e di questo non avevo avvisato, io so quanto è lungo un mio articolo solo dopo che l’ho finito, o magari anche più tardi, visto che spesso ci torno sopra e lo rimaneggio cercando di migliorarlo). Più un articolo sui mondi fantastici in generale scritto invece appositamente per FantasyMagazine e che idealmente si pone come collegamento dei singoli articoli, anche se principalmente tratta di mondi diversi da quelle dei vari articoli. Più un articolo su La rinascita di Shen Tai di Guy Gavriel Kay, anche questo scritto per FantasyMagazine, e che come tema sarebbe potuto tranquillamente rientrare in Effemme se lo avessi scritto in tempo e se non avessi già scritto troppo. Totale quattro articoli.
Poi, visto che uscivamo in concomitanza con il Salone di Torino dedicato alle nuove tecnologie e alla letteratura, c’era un altro tema che non mi interessava e al quale ho dedicato un articolo. E ho dovuto trattenermi dall’aggiungere un secondo articolo su FantasyMagazine, perché davvero non ho il tempo per scrivere tutto quello che vorrei.
A conti fatti, per una rivista sola ho scritto cinque articoli che non pensavo di scrivere.
Ho esagerato, ma per me non era certo una novità. Anche l’argomento del quarto numero di Effemme non mi attirava. Si trattava di Emilio Salgari, e io lo vedevo troppo poco fantasy per la nostra rivista anche se da bambina ero stata una sua grande fan. Probabilmente il mio secondo idolo dopo Gianni Rodari. Il terzo è stato Isaac Asimov, direi che intanto ero cresciuta un po’.
Con Salgari ho fatto di tutto per sguisciare fuori dal tema, ma non ditelo a Emanuele Manco. Ema, se per caso mi stai leggendo fai finta di non aver visto nulla. Non sto parlando di te né della rivista che dirigi, sono solo quattro chiacchiere oziose. Lo sai, quando inizio a parlare di fantasy non la smetto più…
O forse Emanuele se n’è accorto ma ha fatto finta di nulla perché l’articolo è piaciuto a lui tanto quanto a me è piaciuto scriverlo. Ho dovuto leggere ben tre libri per un articolo solo, facessi sempre così non verrei più a capo di nulla, ma è uno di quelli di cui sono più soddisfatta.
In teoria la cosa poteva finire lì, in fondo avevo fatto ben più che il mio bravo compitino, anche se Salgari era solo uno dei tanti scrittori di cui parlavo. Poi però ho letto gli articoli dei miei colleghi e mi sono esaltata, e quindi ho deciso di scrivere un pezzo dedicato proprio a lui, al maestro dell’avventura. Non una vera e propia biografia, quella c’era già in Effemme, ma un semplice spunto per pensare a quanto di fantastico c’è nelle sue storie e ai temi che sono stati ripresi da altri autori. Rispetto agli altri questo è un articolo semplice, comunque ve lo ripropongo qua sotto.
Tutto finito con un articolo su carta e uno on line? Neanche per sogno, perché il racconto di Nancy Kress contenuto nella rivista mi è piaciuto a tal punto da spingermi a comprare un paio di romanzi brevi suoi, Atto primo e Mendicanti in Spagna. E naturalmente ho scritto una breve bio/bibliografia fantasy di Nancy. Totale tre articoli. Se il tema dovesse davvero piacermi non so proprio cosa farei. O forse sì: per il primo numero di Effemme dedicato a George R.R. Martin ho scritto, o ho contribuito a scrivere, ben sette articoli, più uno che ho pubblicato su FantasyMagazine. Tenetemi lontana dalla tastiera, perché io da sola non lo so fare.Un’ultima cosa. Il titolo dell’articolo è un mio molto oscuro omaggio a Chrétien de Troyes. Uno dei suoi romanzi cortesi si intitola Lancillotto o il cavaliere della carretta, e io non ho resistito alla tentazione di scrivere un titolo che per qualche verso potesse ricordarlo.
L’articolo Emilio Salgari, o dell’avventura
Il 25 aprile del 1911 Emilio Salgari si suicidava. Problemi familiari e debiti avevano avuto la meglio su un uomo che si sarebbe rivelato capace, con il suo immaginario, di far sognare intere generazioni di lettori. A distanza di un secolo da quel tragico evento il 2011 è stato un anno all’insegna di Salgari, con le sue straordinarie storie d’avventura riproposte dagli editori come mai era avvenuto prima.A partire dallo scorso mese di gennaio sono stati ben 28 i libri firmati dallo scrittore veronese giunti nelle nostre librerie, per titoli che spaziano dal Ciclo dei Corsari a quello di Sandokan fino a opere meno note come Capitan Tempesta o le Avventure di montagna. In più ci sono stati un adattamento delle Tigri di Mompracem a opera di Geronimo Stilton e una decina di saggi fra biografie e analisi della sua opera.
L’edizione di 2011 di Lucca Comics & Games dedica ampio spazio a Emilio Salgari, così come il quarto numero di Effemme, la nostra rivista cartacea.
Come ricorda Emanuele Manco nel suo editoriale, “tra le storie fantasy che apprezziamo maggiormente ci sono quelle a forte componente avventurosa”. Senza dimenticare che i mondi di Salgari “non sono meno fantastici della Terra di Mezzo o di Aquilonia” perché “alla sua epoca Maracaibo non era meno sconosciuta di Marte” (1).
Un accostamento eccessivo? Certo Emilio non intendeva scrivere fantasy così come lo intendiamo noi, ma le sue ambientazioni esotiche suscitavano nello spettatore dell’epoca lo stesso fascino di un mondo sconosciuto che può suscitare in noi un viaggio in un mondo secondario, che si chiami Terra di Mezzo, Narnia, Westeros o Alagaësia.
I suoi protagonisti sono mossi da sentimenti quali onore, amicizia, vendetta, protezione dei deboli, e passano da un’avventura all’altra quasi senza respirare. Un po’ come avviene nelle storie di tipo Sword & Sorcery.
L’Encyclopedia of Fantasy indica come capostipite del genere Sword and Sorcery Alexandre Dumas padre (2), con le sue storie ricche di azione e personaggi dalle caratterizzazioni molto forti. Le stesse caratteristiche presenti, qualche decennio più tardi ma ben prima di quel 1961 in cui il termine è stato coniato da Fritz Leiber nel corso di una conversazione con Michael Moorcock, anche nei romanzi di Salgari.
Una delle ambientazioni predilette dal grande scrittore è quella marina, con i suoi spazi sconfinati e il fascino dell’ignoto verso cui far vela, ma anche con i mirabolanti inseguimenti e duelli all’ultimo sangue.
Il fantasy si è maggiormente interessato della terraferma e di ciò che vi accade, ma non mancano storie in cui il mare torna alla ribalta, così come non mancano i pirati, per certi versi emuli del Corsaro Nero e dei suoi compagni d’avventure. Se nella Saga di Earthsea di Ursula K. Le Guin la vicenda di Ged si svolge in un vasto arcipelago, e a volte l’elemento dell’acqua crea notevoli difficoltà al suo cammino, in alcune occasioni, come in La regina della Costa Nera, il Conan di Robert E. Howard si trova a dover fronteggiare dei pirati.
Figure, quelle dei pirati, ancor più importanti in Mari stregati (1987) di Tim Powers e in Il porto dei mondi incrociati (1990) di Michael Scott Rohan.
Powers ambienta la sua storia nel Mar dei Carabi, nel 1718. Ma se l’ambientazione è storica, come poteva essere quella di Salgari, il suo protagonista si troverà a dover far fronte a ciurme di zombie, magia nera e spettri, ritrovandosi coinvolto in un viaggio verso un luogo ignoto al di là del tempo e dello spazio fino al luogo dove si cela la fonte della vita eterna.
Quanto al protagonista di Rohan, insoddisfatto della vita moderna che conduce, si ritrova catapultato in un mondo parallelo abitato da spadaccini, corsari e strani mostri, costretto ad armare un veliero per tentare di salvare la donna di cui si è innamorato.
Le storie di mare più famose, negli ultimi anni, sono quelle di Robin Hobb. Nella sua trilogia dei Mercanti di Borgomago (divenuta in Italia una saga in cinque volumi) le navi viventi, realizzate con legno magico, sono protagoniste al pari degli esseri umani, e se molti personaggi sono marinai o onesti commercianti, fra i vari punti di vista c’è anche quello del pirata Kennit, a lungo impegnato nel tentativo di ottenere una sua nave vivente.
Cambiano i modi di narrare le avventure, cambiano le ambientazioni, ma il gusto per l’esotico e per le trame nelle quali il pericolo è sempre in agguato e ogni passo falso può rivelarsi mortale rimane lo sempre stesso, dai tempi di uno scrittore veronese scomparso un secolo fa fino agli autori di fantasy contemporanei.
1) E. MANCO, Editoriale, in Effemme numero 4, autunno 2011, pag. 1.
2) J. CLUTE e J. GRANT, The Encyclopedia of Fantasy, Londra, 1999, pag. 915, alla voce Sword and Sorcery.
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