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“Emma. Alle porte della solitudine” di Giovanna Fracassi: la quiete della notte nella corrente furente del fiume

Creato il 19 maggio 2015 da Alessiamocci

L’aria è cenere bagnata/ mentre le stelle/ si sono fatte liquide/ e fresca linfa risplende/ quando le nuvole si sono distese/ a riposare nella quiete del vento// ancora io cammino/ per accarezzare il profumo/ dei fiori d’acacia/ dolce stordimento dell’anima// e fingere per un attimo/ un attimo ancora/ che il cuore si sciolga/ in questa notte tiepida d’attesa.”

Un Attimo e l’aria ricorda la cenere bagnata. La cenere del tempo che fu firmato con il sangue del verso. Immagini inesistenti di un’amante cortese e devota alla Natura. L’aria è cenere, le stelle diventano liquide, il caos della materia è contrapposto alla quiete del vento e del profumo dell’acacia. L’attimo è la speranza di poter sentire il cuore ancor pulsante d’amore sotto il ghiaccio del passato.

La donna, che soavemente partecipa dell’emozione, è in uno stato mentale di vicinanza con gli elementi naturali del Mondo. Salici, gigli, papaveri, fiordalisi divengono una porta verso l’infinito appagamento del suo essere. Una serenità eterna che vaga alla ricerca di risposte alle domande dell’accaduto, alle richieste di un presente insaziabile.

Equamente contrapposta alla riservatezza dell’amore è il mondo dell’essere immondo che, senza tana, vaga nel vomito di fuoco e petrolio per dissetarsi delle lacrime, della paura e della speranza. La cenere diviene sinonimo di morte ed angoscia, non lascia scampo per chi si è perduto.

Il mondo  vomita/ larve di fuoco/ e nel cielo di petrolio/ cirri di denso vapore mefitico/ si rincorrono minacciosi// Non v’è tana per l’essere immondo/ che striscia sul pendio dell’universo// Infaticabile e caparbio/ setaccia/ lo spirito libero/ ogni scheggia  di granito/ intrisa di sangue sacrificale// sprofonda in ogni lago melmoso/ di abbandono e di rinuncia// si disseta d’ogni  lacrima/ che trasuda paura e  inutile speranza/ penetra nel suolo molle di dolore rarefatto/ fruga fra le radici fradice di urla spente/ incendia ogni briciola di nero orgoglio// E le ceneri di chi s’è perduto/ si sciolgono nel mare scuro d’angoscia// Agonia dell‘infinito.”

La donna, l’io poetico, racconta di un tempo in cui il sogno sovrastava la realtà, di un tempo nel quale, dispersa nella nebbia, incontrò un viandante con il quale s’incamminò. Le immagini vaghe e concrete si materializzano alle porte della solitudine nelle quali è presente una luce che rischiara l’offuscamento, nel quale risiede l’ultimo sussurro dell’Io.

Giovanna Fracassi celebra le anime che vivono la solitudine in modo ancestrale e benefico. Le eterne interrogazioni sulla sua valenza nella società e nei rapporti personali sono manifestate in liriche dall’andamento calmo ed etereo quasi come se avesse un segreto inconfessabile,  che verso dopo verso viene rivelato in modo velato, elegante e tenue.

Emma. Alle porte della solitudine” è una silloge energica elaborata sia nelle notti di quiete sia nella corrente furente del fiume.

L’autrice si è denudata di emozioni, solitudini, pensieri difformi. Indugia l’eco dell’anima nel ricordare che ogni nostra sensazione partecipa della vita a livello quotidiano, anche la mancanza non è mai una vera scomparsa perché il ricordo risiede nella memoria e prosegue la sua esistenza in altre forme.

Pure/ quei passi/ che ho inciso/ nell’anima// sono rimasti/ nell’eco/ che sempre// ritorna/ risuona/ rimbomba/ rimbalza/ risponde// di ora in ora/ richiama/ ricerca/ ricorda/ pronuncia/ il tuo nome.// Perché nulla/ alla fine/ di noi/ si è mai davvero perduto.”

Written by Alessia Mocci

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