di Simone Provenzano
139 pagine di Emmaus che sono scivolate una sull’altra ad una velocità incredibile. Se già avete letto qualcosa di Baricco conoscete il suo stile, la sua penna.
Pulita, elegante e carica di emozione.
Emmaus è così. Essenziale nel descrivere le imprese di un gruppetto di quattro ragazzi adolescenti che stanno crescendo, che si confrontano con realtà aliene.
La trama è semplice, lo scontro tra quello che è sempre stata la realtà dei quattro e il mondo “reale”. Tutto il libro è invaso dalla ricerca di un senso che sembra sempre nascondersi agli occhi dei protagonisti.
Il mondo degli adolescenti è un susseguirsi di emozioni. Grandi paure e grandi speranze. Non c’è molto spazio per pensare al domani quando tutte le nostre energie sono rivolte a cercare noi stessi. I diciassette-diciotto anni dei protagonisti sono il periodo in cui mettiamo alla prova il nostro pensiero logico deduttivo, uno strumento relativamente nuovo in questa fase evolutiva. Noi lo testiamo, spingendolo alle estremità delle sue possibilità. Nascono speculazioni gigantesche, pensieri che sembrano arabeschi. In questo periodo si gioisce più per la bellezza e l’eleganza di un pensiero che per la sua funzionalità o adattabilità alla vita. Si rimane a bocca aperta, stupiti e meravigliati dalle incredibili possibilità che si schiudono dall’universo cognitivo che stiamo andando ad indagare. È un momento meraviglioso, in cui molti di noi tengono un diario, si appuntano pensieri, scrivono poesie o canzoni. Come se ci fosse il bisogno di preservare dallo scorrere del tempo quelle perle. Ci si sente intelligenti. Anzi, i più intelligenti!
Gli adulti non possono capire, come potrebbero così presi dalla quotidianità, ogni giorno uguale al precedente. Agli occhi dell’adolescente l’adulto scappa da quelle emozioni che il ragazzo invece ricerca con tanta intensità.
Tutto questo turbinio di vita, emozioni ed elucubrazioni col passare degli anni si sedimenta, in senso chimico precipita, lasciando spazio ad un pragmatismo in cui gli ideali non regnano più. E non perché non vorremmo ma perché siamo inseriti in una società nevrotica con le sue imposizioni ed i suoi comandamenti.
Il libro del bravo Baricco si ferma qua. Sulla soglia della consapevolezza che c’è un futuro, che le cose possono non andare come vorremmo e che questo non è necessariamente un male.
Questa è la mia lettura di questo piccolo libro, che non è sicuramente quello che preferisco tra quelli scritti da questo autore, ma che mi ha regalato qualche giorno in compagnia del ricordo della mia adolescenza, dei suoi enormi drammi e delle sue gigantesche gioie.
Ve lo consiglio caldamente. La crescita-maturazione dei ragazzi non è l’unico argomento del libro. Tutto il volume è intriso di religiosa ricerca di se stessi e di Dio. La psicologia del personaggio di Andre è archetipica. Lo scontro culturale e sociale che emerge in ogni scelta dei ragazzi potrebbe essere inserito in un manuale di sociologia. Il tema della comprensione altrui e del mondo. Insomma, questo libro ha in se una marea di spunti interessanti, è scritto bene ed è bello, che volete di più?
D’altronde il titolo dice tutto, facendo riferimento all’episodio biblico dei due viandanti che dopo aver passato molto tempo insieme a Gesù, dopo la sua risurrezione, si accorsero di chi era solo quando oramai se ne era andato. Troppo tardi.
Concludo ricordandovi che il fatto di essere adulti non significa aver smarrito il piacere della vita. Tutt’altro. Finalmente capaci di usare gli strumenti che abbiamo a disposizione, sta a noi scegliere come adoperarli. Non più in balia delle onde cercando di capire dove siamo e dove si va.
Ma, ovviamente, ad ogni stagione i suoi frutti. Alcuni buoni, altri meno.
BUONA LETTURA
“Da qualche parte, e in modo invisibile, le nostre famiglie infelici ci hanno passato un istinto irrimediabile a credere che la vita sia un’esperienza immensa. Tanto più modesta è stata qualsiasi consuetudine che ci hanno trasmesso, tanto più profondo è stato, ogni giorno, il loro richiamo sotterraneo a un’ambizione senza limiti – un’attesa di senso quasi irragionevole. Così ci siamo accostati al mondo, fin da bambini, con il preciso intento di restituirlo alla sua grandezza. Lo pretendiamo giusto, nobile, fermo nel tendere al meglio e inarrestabile nel suo cammino di creazione. Questo fa di noi dei ribelli, e dei diversi. Il mondo fuori ci appare per lo più un compito umiliante, arido, del tutto inadeguato alle nostre aspettative. Nelle vite di quelli che non credono vediamo la routine dei condannati, e in ogni loro singolo gesto scorgiamo la parodia dell’umanità che sogniamo. Qualsiasi ingiustizia è un’offesa alle nostre attese – lo è ogni dolore, malvagità, miseria d’animo, bruttura. Lo è qualsiasi passaggio a vuoto del senso – e ogni uomo senza speranza, o nobiltà. Ogni gesto meschino. Ogni istante perduto. “
dal libro “Emmaus” di Alessandro Baricco
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