In una delle foto più famose della storia d’Europa, Emmeline Pankhurst è diventata immortale. Con la costituzione del movimento delle suffragette E. Pankhurst riuscì ad ottenere nel 1918 il suffragio per le donne alla Camera dei Comuni. La foto la ritrae insieme alle sue due figlie, Sylvia e Christabel, mentre rivendica il diritto di voto delle donne. I metodi utilizzati in quei tempi fecero discutere: appiccavano fuoco alle cassette della posta e si incatenavano innanzi Buckingum Palace; molte di loro furono persino arrestate. Sua figlia Sylvia fondò la Women’s Social and Political Union ed in seguito, il partito delle donne, divenendo una fervente attivista nella rivendicazione della parità nel salario, nei diritti del matrimonio, figli, divorzio e per l’impiego nella Pubblica Amministrazione. Sono trascorsi più di cento anni; in Italia le donne votarono per la prima volta solo nel 1946, molto più tardi rispetto al resto d’Europa, specie rispetto ai paesi nordici, veri pionieri della parità.
Ma oggi, riflettendo sull’argomento, siamo consapevoli di esprimere un voto legittimando il potere a degli uomini? e perché lasciamo che non siano delle donne a rappresentare i legittimi interessi femminili? quali e dove sono le donne che ci rappresentano? perché i partiti boicottano le donne e soprattutto, sarà possibile fondare, un giorno, quella che io chiamo, “intelligerocrazia del genere rosa”? Sylvia Pankhurst mostrò la foto di cui argomento (datata 1912) a suo figlio dicendogli: “Uno non può cambiare il mondo quanto vorrebbe, ma può cambiarlo un po’ alla volta. “
Sarà vero?