Per uno strano caso del destino pochi anni dopo la caduta dell’impero zarista un altro regno, il cui erede è un emofiliaco, viene cancellato dalla carta geografica d’Europa. E anche in Spagna penisola iberica la malattia arriva attraverso la regina Vittoria. La principessa Vittoria Eugenia di Battenberg, figlia di Beatrice di Gran Bretagna, ha due fratelli emofiliaci e, nel 1906, al momento delle sue nozze con il re di Spagna sono già nati i figli emofiliaci delle cugine Irene e Alix, eppure questo non ferma l’innamoratissimo Alfonso XIII sul cui patrimonio genetico peraltro gravano già i danni di tanti matrimoni fra strettissimi consanguinei. Nella immagine qui a sinistra la regina Vittoria con la principessa Vittoria Eugenia di Battemberg.
Nessuno è mai riuscito a spiegare il motivo per cui Alfonso XIII è così deciso a trovarsi una moglie inglese e protestante. Il sovrano visita per la prima volta l’Inghilterra nel 1905 e rimane affascinato dal paese, dal suo re, il brillante Edoardo VII, e dalle numerose nipoti della recentemente defunta, regina Vittoria. Con Patricia figlia del principe Arturo duca di Connaught, non ha successo, ma quando incontra Vittoria Eugenia di Battenberg, detta Ena, ultimogenita della principessa Beatrice, è amore a prima vista. La bellissima Vittoria Eugenia di tedesco ha solo il nome, la principessa è inglese oltre che nell’aspetto, per modi, educazione, abitudini. Purtroppo la storia, le tradizioni e la cultura della Spagna e della sua famiglia reali (oltre alle forti pressioni della regina madre più propensa a guardare verso l’Austria natale) costituiscono già da sole un enorme ostacolo a questo progetto. Per non parlare poi delle potenze straniere, Germania in testa, che temono un avvicinamento della Spagna all’Inghilterra. Ma Alfonso, con enorme soddisfazione del re d’Inghilterra Edoardo VII che sta appunto cercando di favorire un’alleanza anglo-iberica, è innamoratissimo e soprattutto è abituato ad ottenere subito tutto quello che desidera. Effetto dell’essere nato già re.
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Le due cugine, una regina di Spagna e l’altra imperatrice di Russia, però reagiscono in maniera diversa al dramma della malattia e l’atteggiamento di Vittoria Eugenia è forse più simile a quella della nonna dalla quale ha ereditato una notevole forza di carattere. C’è da dire però che a differenza della cugina zarina di Russia, madre di quattro femmine e di un solo maschio, la regina di Spagna mette si al mondo due figli emofiliaci e un figlio sordomuto, ma ne ha un terzo perfettamente sano. Dice la storica Anka Muhlstein in “Victoria Regina”: “la fermezza della regina nei confronti del figlio infermo (Leopoldo) non verrà mai meno, ed è possibile che a lui sia giovata. Vittoria, innanzitutto, lo reputa responsabile dei suoi mali…per il suo continuo rifiuto di dar retta al medico. Gli negherà il permesso di intraprendere lunghi viaggi, ma in compenso gli assegnerà responsabilità precise prima che agli altri, e gli infonderà innegabilmente coraggio ed energia. Vittoria non è certo donna che si sarebbe piegata ad un Rasputin: la regina ha la stoffa di una madre romana”. Non c’è Rasputin al capezzale di don Alfonso, però al contrario di quanto avviene in Russia la malattia non unisce, piuttosto separa i genitori. L’emofilia dell’erede al trono e di conseguenza il problema della successione dinastica, mettono molto presto in crisi il rapporto dei sovrani spagnoli che, in esilio vivranno, di fatto, separati. Vittoria Eugenia è una donna decisa e pragmatica e mentre la zarina di Russia si ripiega in se stessa, si chiude al mondo esterno affinché nessuno scopra il dramma della malattia e la fragilità dell’erede al trono e sprofonda nel misticismo, la regina di Spagna mantiene la sua forza di spirito. La stessa che le aveva fatto mantenere la calma il giorno delle nozze, quando sul corteo reale erano state gettate delle bombe che avevano provocato diversi morti. Lei, le neo regina di Spagna, non batte ciglio e si presenta al ricevimento con la veste bianca macchiata di sangue. Purtroppo alla regina manca un appoggio fondamentale e decisivo, quello del marito. E da questo punto di vista il contributo dello zar Nicola II fu davvero notevole. Mai vi fu uomo più tenero e compassionevole con la moglie, mai prima di allora uno zar aveva dedicato tanto tempo ad un figlio malato. “Comunque lo si giudichi come sovrano – dice lo storico Roberto K. Massie - l’ultimo zar di Russia, nella sua condotta di marito e di padre brilla di splendida luce”. Nella immagine qui sopra la regina Vittoria Eugenia con i cinque figli, da sinistra Maria Cristina, don Alfonso principe delle Asturie, Jaime e Beatrice, davanti alla sovrana i due minori, don Juan (padre dell’attuale re di Spagna) e Gonzalo.
Sulla malattia, sulla vita e l’educazione del principe delle Asturie esistono scarsissime informazioni, sembra che egli non ebbe mai a soffrire delle devastanti crisi dello zarevich Alessio. Alfonso è posto comunque sotto continua sorveglianza perché il suo stato generale di salute gli rende impossibile ogni sforzo. Il principe vive tra Madrid e una residenza di campagna dove può dedicarsi all’allevamento dei polli e dei maiali. Un “hameau de la reine” ad uso di un infante esangue. Tra il popolino corre voce che il bambino per sopravvivere debba bere ogni mattina un bicchiere di sangue fresco. Ma il lato più patetico della questione è che in Spagna come in Russia il primogenito pur emofiliaco e fragilissimo verrà considerato sempre l’erede e sarà allevato come tale. La Spagna non è più una monarchia da ormai due anni quando don Alfonso, conosce in Svizzera una cubana, Edelmira Sampedro che sposa nel 1933, rinunciando automaticamente ai suoi diritti al trono. Questo matrimonio non conforme alle rigide leggi dinastiche emanate dall’avo Carlo III risolve, per così dire, lo spinoso problema della successione, non certo ad un trono che per il momento non esiste più, ma ai diritti dinastici e ai doveri di capo famiglia. Probabilmente cosciente dei suoi limiti e delle sue difficoltà il principe delle Asturie previene una decisione del padre e abbandona – come farà poco dopo anche il fratello sordomuto – il peso della corona sulla spalle del giovane, robusto e sanissimo fratello minore don Juan. Alfonso, che assume il titolo di conte di Covadonga, muore nel 1938 a Miami, negli USA; la sua auto urta violentemente contro una cabina telefonica e l’emorragia interna che sopraggiunge è inarrestabile e fatale. L’infante don Gonzalo, ultimo figlio di Alfonso XIII è emofiliaco ma, sembra, a in modo meno grave rispetto al fratello maggiore. Nato nel 1914, studia ingegneria all’università di Lovanio e muore nel 1934 in Austria per una emorragia interna provocata anche nel suo caso da un incidente automobilistico.
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