Buona domenica!!
Continuo a condividere le domande che mi sono state poste durante la presentazione. Una domanda mi ha colpito e riguarda la firma. Voi direte.. ancora??!!! :-( ebbene si..antipatici!! :-)
La persona che mi ha posto la domanda è una donna adulta (non si dice l’età, chiaro!!?) la quale mi racconta che ad oggi la sua firma è una “sigla” e non è la classica firma con nome e cognome. Mi racconta inoltre che in adolescenza, per tutta una serie di motivi, ha “dovuto” firmare tutta una serie di documenti. Sapete no?, in banca si lascia la firma digitale e “guai” a cambiarla!Sembra una minaccia e una catena più che espressione della personalità. Perché, vi ricordo, Pulver ha definito la firma “la nostra biografia in sintesi”.. Vi sento sapete?? Che bel coro: “sii lo sappiamo!!”
Tornando all’autrice della domanda, racconta che ogni qual volta è “costretta” a riproporre quella firma, non si sente affatto in sintonia con quanto ha forgiato.
Sempre perché voi siete attenti, e sempre perché io sono prolissa, negli articoli sull’adolescenza una delle cose che ho scritto è che è proprio in adolescenza che si comincia a formare la personalità, il carattere, l’immagine di sé nei confronti del mondo e della società. Tra le cose che cominciamo a “costruire” in concomitanza con la personalità, è ovviamente la firma. Iniziamo quindi tutta una serie di “prove”e cominciamo a giocare con il nostro nome e cognome. Essendo un’evoluzione, è normale che non sarà la prima firma a rendere giustizia su quello che vogliamo essere e su quello che vogliamo apparire (mi raccomando.. non è “sempre” così, non è una legge). Ci saranno necessariamente dei cambiamenti di forma, di inclinazione di pressione ecc. Voi immaginate di trovarvi in una situazione per cui la prima firma che fate “per gioco” è la definitiva (come si dice: “buona la primaa!!!”). Non avete né modo né possibilità di poterla “cambiare” migliorarla, parafarla, sottolinearla, curare le iniziali e tutto quello che vi suggerisce l’istinto. Pensate ad un’opera d’arte.. difficile che siano le prime pennellate a parlare di quello che vorreste dire con quel quadro. Ci tornate, fate pause, riprendete il lavoro.
Nel momento in cui, soprattutto in adolescenza, ci si trova a dover assumere e far propria la prima firma fatta, anziché rappresentarci, quasi ci smentisce. E immaginiamo di dovercela portare dietro quasi come un fardello.
È ovvio che nel momento in cui abbiamo modo di poter dire “questa/o sono io” in un contesto che non sia di stampo legale-pubblico-conforme alle regole, si assuma quello che realmente rappresenta cosa siamo “adesso” ad oggi e penso sia altrettanto normale affermare che “quella firma non è mia”.
Al di là di tutte varie ed eventuali spiegazioni oggettive del perché e del percome ci si trovi a dover affrontare una situazione come quella su descritta, questa persona non ha avuto modo di poter costruire sé stessa e poterla modificare nel tempo in concomitanza della crescita e delle variazioni naturali della personalità. Probabilmente ci sarà quindi uno stacco notevole e un “non riconoscere” a prima vista le due firme se messe a confronto. Esattamente come sembrerà che siano firme fatte da due persone completamente diverse. Il che potrebbe essere vero: nel momento in cui si sostiene che la firma fatta in adolescenza non è la propria è logico e consequenziale dire “infatti non sei la stessa persona che eri da adolescente”. È altrettanto vero, che anche avendo un percorso meno “brusco” comunque ci riconosciamo in parte in quello che eravamo.. proviamo quasi tenerezza nei confronti del nostro Io adolescenziale, ma comunque per quanto possa maturare e modificare la nostra firma, le basi sono state fatte proprio in adolescenza.
Come ho detto “a prima” vista potranno sembrare completamente diverse: una sigla sicuramente non è un nome e un cognome..ma il tratto, la curva o lo spigolo, la pressione quelle saranno indicative per renderci conto che sì, di “forma” sono diverse, ma non lo sono nelle sfumature.
A presto!
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