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“Endkadenz Vol. 1″, il nuovo album dei Verdena: un mondo del tutto differente

Creato il 28 febbraio 2015 da Alessiamocci

Endkadenz si agita come un fiume in piena, rompendo gli argini concede solo una possibilità, rimanerne travolti.

 

Un disco complesso che porta le potenzialità del terzetto bergamasco ad un nuovo confine, una soglia da oltrepassare. Si prosegue con il percorso tracciato con il precedente Wow, in maniera costante, attraverso un terreno impervio e tortuoso. Si riscontra la determinazione nel cercare nuove soluzioni sonore, rendendo l’ascolto più interessante e recuperando in parte la ruvidezza intensa di Requiem.

La prima traccia Ho una fissa è il ponte di collegamento tra il passato ed il presente, come a voler far intendere che le coordinate del nuovo passo prevedono un uso massiccio di suoni stratificati, dense trame strumentali, melodie malsane e un’accurata ricerca dei suoni.

Puzzle gioca tra pop acustico e cantautorato facendosi più nervosa e ritmata in seguito.

Un riff dal tiro nineteen apre Un po’ esageri, brano scelto come singolo apripista, quello che idealmente si accosta ad una sorta di appeal commerciale ricordando vagamente i Muse, che si avvale della collaborazione del regista Alex Infascelli per il videoclip.

Nevischio gioca ad essere easy  richiamando alla mente melodie alla Fab Four, delicata e coinvolgente; il brano si avvale della collaborazione di Marco Fasolo (membro dei Jennifer Gentle) alla registrazione e missaggio per questo primo volume.

Una cascata di suoni avvolge l’incedere electro stoner (forse un po’ esagero n.d.a) di Sci Desertico districandosi in un incessante saliscendi dove la tensione tende a non calare mai.

La voce di Alberto Ferrari è ben amalgamata alle trame sonore crepuscolari di Rilievo, cucitegli addosso su misura in maniera sartoriale; colte da improvvisi bagliori esplosivi rendono la canzone uno degli apici compositivi dell’album con un lavoro di batteria sopra le righe.

Un pianoforte in evidenza trasporta Diluvio in un dirupo di decadenza emotiva che s’interrompe lasciando spazio alla partenza spedita di Derek, che tra cambi di tempo ben congeniati si porta al finale dal groove trascinante.

Vivere di conseguenza s’infarcisce di wave ottantiana per poi far spazio allo spettro di divagazioni progressive. Alieni fra di noi approda nella penombra in cerca di uno spiraglio di luce mentre Contro la ragione convive tra fantasie disco pop e psichedelia rock.

Inno al Perdersi custodisce una lenta pesantezza, quasi doom, accarezzata dal falsetto della voce che si mischia agli assoli creando un senso di cupezza melodica celata inizialmente.

Funeralus sembra aggrovigliarsi nel suo incedere marziale, cadenzata dall’atmosfera plumbea creata dal basso, marcia ossessiva e ipnotica; la voce sofferta si trascina nel finale tra divagazioni psych e accentuazioni noise.

L’album esce a quattro anni di distanza dal lavoro precedente, se il passo successivo è stato veramente compiuto, si potrà confermarlo pienamente solo dopo aver ascoltato il secondo volume, la cui uscita è prevista durante il periodo estivo dalle prime voci trapelate. Un doppio album anche sta volta, ma diviso in due parti (alla Use Your Illusions  tanto per intenderci) a causa dell’eccessiva lunghezza dei singoli volumi.

Emerge l’evidente bisogno di evolversi, sviluppando l’urgenza compositiva nel voler contrapporre suoni puliti come il pianoforte, gli ottoni e orchestrazioni varie con le chitarre sporcate e increspate ulteriormente; la voce, modulata e distorta, intesa come strumento aggiunto per valorizzare ulteriormente le linee melodiche dei brani evitando seconde voci.

Il lavoro incessante al basso di Roberta Sammarelli è capace di creare le solide fondamenta, dove incastrare la costante varietà di ritmi a cura di Luca Ferrari a conferma di un’ispirazione che pervade per tutto lo scorrere dei sessanta minuti della durata di Endkadenz  Vol.1.

Don Callisto andrebbe fiero del nuovo percorso affrontato e gli verrebbe da dire che quello dei Verdena è un mondo del tutto differente.

 

Written by Emiliano Cocco

 

 


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