Torna oggi in onda lo spot con protagonista l’attrice Nancy Brilli, realizzato dal Ministero per le Pari Opportunità in collaborazione con la Fondazione Italiana Endometriosi; obbiettivo è quello di sensibilizzare gli italiani su questa malattia, ancora poco conosciuta. Eppure in Italia sono tre milioni le donne che soffrono di endometriosi, il 30 per cento delle italiane in età fertile. Si tratta di una seconda programmazione di spot, considerato il successo ottenuto dalla prima, sulle reti Rai.
“La campagna istituzionale sull’endometriosi, realizzata in collaborazione con la FIE – Fondazione Italiana Endometriosi, si è rivelata molto efficace, segno che siamo stati in grado di suscitare attenzione su questi temi e che siamo riusciti a raggiungere tante donne facendole sentire meno sole, a consentire loro di ritrovare la fiducia. Le centinaia di email che abbiamo ricevuto, l’importante feedback che la campagna ha creato, dimostra che avevamo visto giusto e che la strada da seguire è proprio questa: informazione e assistenza”, ha commentato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.
Questi i dati nel dettaglio del periodo compreso tra il 18 luglio e il 22 settembre:
- il video dello spot ha totalizzato oltre 11mila visualizzazioni;
- il sito della Fondazione è stato visitato da oltre 83mila utenti, per un totale di oltre 362mila visualizzazioni;
- il tempo medio di permanenza sul sito della Fondazione Italiana Endometriosi è stato di quasi 4 minuti per ogni accesso;
- la pagina più visitata è stata quella relativa ai Sintomi della malattia;
- sono state registrate quasi 9mila nuove iscrizioni al sito della Fondazione Italiana Endometriosi e alla newsletter;
- il sito ha registrato un incremento delle visite, nel periodo indicato, pari a +84%.
“La campagna di comunicazione si inserisce nel quadro delle azioni messe in campo dal Ministero per le Pari Opportunità, già dal 2009, con la firma del Protocollo d’intesa insieme a Inps, Inail e Fondazione Italiana Endometriosi per finanziare la ricerca per individuare nuovi test diagnostici e terapie che permettano di ridurre la sofferenza delle pazienti, offrire un concreto sostegno a tutte le donne che vivono questo problema che incide nella vita personale e in quella lavorativa consentendo loro di poter contare su permessi e su una rete assistenziale più completa”, conclude Carfagna.