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Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata

Creato il 29 settembre 2011 da Terroniaassocult

Rieccoci in questo viaggio nell’energia del sud, energia prodotta, come abbiamo visto, anche in abbondanza, sia per l’autosufficienza sia per soddisfare una buona metà del fabbisogno energetico nazionale… ma energia anche “sprecata”, e mal gestita a causa delle insufficienti reti di distribuzione o, talvolta, come nel caso della Sicilia, dell’obsolescenza delle stesse reti. Energia che in taluni casi può voler dire inquinamento (parliamo sempre della Sicilia, relativamente alle raffinerie e aziende petrolchimiche) oppure scarso ritorno in termini di benessere, lavoro ed investimenti sul territorio, come nel caso invece della Puglia.

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata

copertina di giugno de "Il Sud"

Tuttavia non mancano le buone news sul fronte delle energie rinnovabili, della bioedilizia, e sui “promessi” futuri investimenti, che ci riserviamo di commentare a tempo debito, quando e se verranno effettuati.

In questa puntata analizziamo invece la situazione in Campania, Calabria e Basilicata. I dati cui ci rifacciamo sono quelli esposti nel numero del mese di Giugno scorso dell’interessantissimo, e sempre denso di spunti, mensile “Il Sud” (sede Palermo, direttore Salvatore Carruba).

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata
La situazione in Campania, stando all’articolo di Lelio Cusimano  Fotovoltaico, il futuro si gioca sul “Poi”, sembrerebbe rosea: intanto nel 2010 c’è stato un boom di impianti per la produzione di energia pulita, di cui il 90 % ad energia solare, con una potenza tra 1,5 kW e 6 MW; nel 2011 c’è stato un aumento di produzione fino a 27 MW. Ma la nota positiva è il “Poi Energia”, il Programma Interregionale Meridionale 2007-2013, che prevede di destinare proprio alla Campania tanti bei soldini (un quarto degli 1,6 miliardi previsti) che si sommerebbero ai 31 progetti finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Anche in questo caso vien da dire: chi vivrà vedrà. Ai posteri…

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata
In Calabria la situazione sarebbe più controversa: nell’articolo di Vincenzo CanonacoA qualcuno piace vento, com’è intuibile si dice che in Calabria c’è stata una predilezione verso l’eolico come energia alternativa, forse per la conformazione territoriale, come sostengono taluni, o per gli interessi economici, come dicono altri. Di certo c’è che con la costruzione dissennata di torri eoliche hanno un po’ deturpato il territorio (hanno fatto incazzare persino Sgarbi). La nota positiva è che oltre ai 3000 MW dall’eolico (impianti autorizzabili o in corso di), la Clabria trae 400 MW rispettivamente da solare ed energia idraulica, e 300 MW anche dalle biomasse: questi ultimi impianti sono una novità all’avanguardia in termini di tecnologia, usando gli scarti della produzione animale o vegetale. Si sta anche cercando di convertire, a tal proposito la centrale termoelettrica dismessa nella Valle del Mercure in centrale a biomasse.

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata

pannelli fotovoltaici su una scuola materna a Melicuccà (Reggio Calabria)

In testa alla classifica, poi, per distribuzione di energia da fotovoltaico c’è la provincia di Cosenza, seguono Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone, e Reggio Calabria. Moltissimi sono gli impianti in edifici comunali, soprattutto scuole.

Quindi la Calabria verde, salvo qualche svista in eccesso di eolico, sembra avere successo.

Ben diversa la situazione in Basilicata dove, a fronte di una ricchezza di materie prime che rende la regione leader del settore in Italia, c’è un ritorno pesantissimo in termini di inquinamento ambientale e scarso sviluppo del territorio.

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata

I pozzi di Viggiano

Nell’articolo di Paolo Picone, infatti, Benvenuti a Viggiano, città del petrolio, si prende come esempio emblematico della regione quello della città di Viggiano, provincia di Potenza.

Sembra strano, o addirittura assurdo, ma questo comune, che prende royalties da barzelletta sull’estrazione del petrolio effettuata dall’Eni (discorso già visto nella precedente puntata), non sa neanche bene come spenderli questi soldini (che comunque ammontano a 8-15 milioni di euro all’anno… buttali via…). Ecco come sono calcolate le royalties:

- l’estrazione frutta oltre 50.000 barili al giorno (poi processati al grande Centro Oli dell’Eni, e trasferiti a Taranto)

- alla regione va il 7% del valore del barile

- di questo 7%, il 15 % va ai comuni interessati, tra cui Viggiano.

Ci va di mezzo, nel coro delle critiche, anche il sindaco Giuseppe Alberti, reo comunque di non saper mettere ben a frutto i soldi che confluiscono nelle casse del Comune. Questi si difende enumerando le iniziative da lui intraprese… solo allo stadio di progetto, però. E chiama in causa anche l’Eni, rea invece di sfruttare sconsideratamente il territorio senza investire o innovare. In vent’anni di estrazione in Val d’Agri infatti

1)   Il tasso di disoccupazione resta alto, con un flusso migratorio dalla Basilicata a ritmo di mille persone all’anno (anche dalla Val d’Agri). Inoltre negli impianti circa la metà degli operai vengono da fuori Basilicata…

2)   Il costo della benzina in Basilicata, dove viene estratta, non subisce sconti

Energia dalla Terronia: parte 2 – Campania, Calabria e Basilicata

diga del Pertusillo

3)   Il territorio, vessato da inquinamento di vario tipo e a vari livelli, porta già i segni, che taluni giudicano irreparabili, dell’impatto ambientale. Tra questi, i casi più recenti dei 21 operai dell’Elbe intossicati da una nube tossica di H2S, e del rinvenimento di bario nell’invaso del Pertusillo (dal quale si trae acqua “potabile” per l’acquedotto lucano e pugliese) e di metalli pesanti nella sorgente dell’Acqua dell’Abete, hanno spinto Ola (Organizzazione lucana ambientalista) e No Scorie Trisaia a chiedere alle autorità lucane e le aziende estrattive di aderire ad un decalogo sulla trasparenza e legalità delle attività minerarie.

4)   A guadagnarci finora sono state solo le grandi società petrolifere: le royalties da miseria rilasciate al territorio non sono mai state sufficienti ad imprimere sviluppo nelle infrastrutture della Regione.

Altro inghippo futuro che si va a sommare ai precedenti:

5)   Il nuovo accordo tra Governo e Regione prevede una riduzione delle già misere royalties: l’accordo infatti prevede che le aziende “ripagheranno” il territorio in “natura”, cioè investendo direttamente in infrastrutture e servizi… ma così, come si potrà calcolare e controllare se effettivamente l’entità della spesa corrisponde alle “royalties” di un tempo?

A onor del vero bisogna dire che Eni ha promesso manutenzione straordinaria e ammodernamenti degli impianti che garantirebbero efficienza ambientale, nuovi posti di lavoro, e commesse di lavoro per 24 aziende del territorio… ma, interrogata su quali sarebbero queste aziende e da dove verrebbero questi operai lucani… l’Eni s’è presa una pausa di silenziosa riflessione.

Situazione pessima quella lucana, quindi, o per lo meno la peggiore in relazione alle altre regioni meridionali.

Considerazioni conclusive: le risorse e le potenzialità energetiche al sud sono, attualmente, immense… e considerando che lo sviluppo tecnologico in campo di energie alternative galoppa, chissà quali altre opportunità potremmo scoprire in futuro. Ma finora la crescita è stata maldestra e un po’ miope, nei confronti delle necessità del territorio e delle reti di distribuzione non al passo con lo sviluppo.

E che dire se il sud staccasse la spina al resto d’Italia? Che cosa farebbe l’Italia senza il 50% circa dell’energia che gli passiamo da varie fonti, tradizionali e non? Che cosa farebbero Lega e Padania se davvero si staccassero dall’Italia con la loro tanto paventata (a chiacchiere) indipendenza?

Noi speriamo che le promesse di investimenti in sviluppo, lavoro e infrastrutture siano reali. E’ certo in ogni caso – e Basilicata docet – che l’unico futuro possibile per il sud in campo energetico sia l’energia pulita, nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio tanto decantato e amato da meridionali e non, e dei suoi abitanti che dopo tante tribolazioni non meritano certo di finire intossicati o peggio in un calvario tra chemio e radioterapia per colpa del “dio denaro”. L’ambiente può esserci amico, dobbiamo essergli amici.

Alla prossima e ultima puntata sul viaggio nell’energia del sud… vi aspetta la supermega sorpresona finale, una notizia in anteprima nazionale… che dico? Mondiale!

il meraviglioso parco della Val d'Agri e del Lagonegrese

il meraviglioso parco della Val d'Agri e del Lagonegrese

di Angela Teresa Girolamo


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