Energie rinnovabili: Si naviga a vista ovvero, del futur non v’è certezza!
Il 3 marzo scorso il Governo ha varato un dispositivo di legge che ha sconquassato tutto il settore delle energie rinnovabili.
In tale decreto si sono tolti i capisaldi sui quali poggiavano gli investimenti di aziende nel settore delle energie rinnovabili. Nel luglio scorso, si era dato avvio al nuovo “conto energia”, che avrebbe regolato gli incentivi fino al 2013, fissando nuove tabelle e nuove inquadrature per le tipologie degli impianti fotovoltaici. Già in quel provvedimento, il governo tagliò le aliquote di incentivo, con una progressione lineare anche condivisibile, dato lo sviluppo delle tecnologie e il conseguente abbassamento dei costi di installazione degli impianti stessi. Con quel decreto tutte le aziende del settore hanno avuto gli strumenti necessari per programmare investimenti e conseguenti accessi al credito per sviluppare strategie e mantenere, di conseguenza, i circa 150.000 posti di lavoro del settore. E così fu!
Ma, con il decreto dello scorso 3 marzo, tutte le certezze cadono e la programmazione salta! Ma il danno per il settore è altissimo. Vi sono moltissime aziende che, sulla base del decreto emanato nel luglio scorso, avevano programmato investimenti elevatissimi, avevano assunto personale per far fronte ad una programmazione triennale certa. Un piccolo esempio reale: a fine ottobre 2010 sono stato contattato, per la parte progettuale,da un’impresa di costruzioni meccaniche che, sul tetto della propria fabbrica di produzione aveva deciso di investire in tecnologia, installando un impianto fotovoltaico da circa 500 KW, sufficiente a soddisfare il proprio fabbisogno energetico; si procede con la stima dei costi, sulla base delle tariffe incentivanti rilasciatea luglio 2010;a fine novembre il consiglio di amministrazione delibera di mettere a budget un investimento di circa 1.750.000 euro per procedere alla realizzazione di tale opera; i tempi previsti per tale realizzazione oscillano tra i 6-8 mesi (tra autorizzazioni, esecuzione e allacciamento alla rete elettrica); partenza dell’iter procedurale ai primi di dicembre; i primi di febbraio si parte con i lavori effettivamente; la banca ha già concesso il credito per tale opera, nel dicembre scorso, sulla base del business-plan generato con il conto energia di luglio 2010 e quindi grazie alle garanzie date dagli incentivi statali. Non è certose si riuscirà ad allacciare l’impianto alla rete elettrica entro il 31 maggio (limite previsto dal recente decreto ammazza-rinnovabili) e quindi sapete cosa è successo? La banca ha già invitato l’azienda a produrre altre garanzie a titolo dell’investimento; e dove sono andati a prenderle? Ipotecando lo stabile! Il rischio è quindi altissimo, poiché se l’impianto verrà connesso oltre il 31 maggio, non si sa quali saranno i futuri incentivi, non si sa nemmeno chi sarà dentro e chi starà fuori, non si sa se l’investimento diventerà un buco nero dal quale difficilmente si uscirà! Questo è solo un piccolo esempio dell’incertezza generata con un decreto nato male e divulgato peggio. Moltissime sono le aziende che stanno letteralmente “sudando freddo” per rischi incalcolabili e imprevedibili in fase di programmazione di un investimento già avviato. Il decreto emanato nei giorni scorsi ha prodotto uno scompiglio enorme in un settore che era in fortissima espansione, dava lavoro a circa 150.000 operatori del settore e garantiva respiro per molte aziende che potevano investire in tecnologia utile a produrre energia a bassissimo impatto ambientale e, molto spesso, per autofinanziare i propri costi energetici.
Un’altra osservazione:segnalo che sono più di venti anni, che paghiamo circa il 4-5% in bolletta per lo sviluppo delle energie rinnovabili; ma sono solo 6-7 anni che sfruttiamo tale accantonamento per i reali fini iniziali; dove sono andati prima tutti i soldi? Nello sviluppo di tecnologie classificate come rinnovabili in maniera inappropriata; un piccolo esempio? Gli inceneritori! A tutt’oggi godono di incentivi pubblici, i cosiddetti “certificati verdi”; mi spiegate cosa c’entrano tali investimenti con le energie rinnovabili? Questo per dire che non è corretto affermare che il fotovoltaico fa sprecare risorse pubbliche; semmai lo spreco è da cercare altrove!
Infine, un’ultima considerazione: è giusto rivedere i parametri di incentivazione in base all’andamento di mercato, ma tale analisi era già stata contestualizzata nel luglio scorso, definendo ribassi molto significativi, che però hanno permesso una programmazione certa alle imprese del settore. Ora si naviga a vista, senza programmazione e con il rischio di fallimento per molti investitori del settore, che si vedono ingannati in tempo reale e senza preavviso, da un governo che emette decreti tali da infliggere colpi mortali a questo settore dell’economia che, ricordo, era uno dei pochi a non conoscere crisi, anche in questi anni oscuri per l’economia. Il governo naviga a vista, non dà certezze agli investitori, rimandando a fine aprile un nuovo decreto che fisserà nonsisacosa! Del futur non v’è certezza, ma il presente comincia a essere durissimo per molte famiglie e imprese!
Molte sono le imprese, infatti, che hanno fermato i propri investimenti in tale settore (chi può torna indietro), ma altrettante aziende non sanno se riusciranno a chiudere i lavori entro i limiti assurdi imposti dal recente decreto; altre, infine, rinunceranno a programmare qualsiasi passo in questo settore, poiché non si sa nulla di ciò che sarà dopo il 31 maggio! Ecco la logica conseguenza: abbattimento degli investimenti nel settore, posti di lavoro a rischio, investitori, soprattutto esteri, che si eclissano. Con il mercato americano in start-up, con il Brasile che dorme, ma prima o poi si sveglierà, mi spiegate come faremo a riaccendere l’interesse degli investitori, anche e soprattutto esteri, sul nostro mercato? L’effetto di questo decreto è devastante e chiaramente messo in atto per chiudere definitivamente la partita delle energie da fonti rinnovabili e aprire ufficialmente agli investimenti di pochissimi eletti al nucleare, vero scopo primario di questo governo scellerato che taglia le gambe ad un settore (l’unico?) che era in fortissima espansione, pur in un momento di grande recessione globale.
Ecco perché questo decreto rappresenta una vera e propria “marcia funebre” del settore delle energie rinnovabili; non essendoci certezza, gli investitori andranno altrove e, con mercati esteri enormi che danno prospettive certe ed in forte espansione, non torneranno certo indietro in questa “Italietta” chiusa nel suo bunga-bunga e nei suoi provvedimenti limitati agli interessi di pochi eletti nuclearisti.