Magazine Società

Enrico Letta ha vinto la battaglia per la fiducia. Ora deve vincere la battaglia della sobrietà

Creato il 06 ottobre 2013 da Tafanus

 

Tafanus
Qualcuni ricorderà che avevo provato un senso di profondo fastidio quando avevo letto che il decreticchio governativo per "rilanciare l'economia" aveva assunto il mome, berlusconian-trombone", di "Decreto del Fare". Non mi era mai piaciuto il "Governo del Fare", di triste memoria, e non mi era piaciuto il "Decreto del Fare". Sono per la politica no-logo.

Lo sono specialmente quando so che per fare una cosa pomposa come il "Decreto del Fare" in cassa non c'è una lira (anche a causa del calo di braghe sull'IMU). E mentre Letta - proseguendo sulla strada di Monti - vedeva lucine, dalla UE arrivavano avvertimenti e richieste di chiarimenti sul nuovo, inevitabile sfondamento del tetto del 3%. E tutti a negare che esistesse un problema di "sfondamento". Salvo apprendere ora che serve, a fine anno, una "manovrina" da 15 miliardi di euro.

Manovrina? Una volta le "manovrine" da 30.000 miliardi di lire le chiamavo rispettosamente MANOVRE (capital-letters e grassetto). Quindi quando ho sentito gli interventi di Letta alla camere, e gli elenchi (puntigliosi più che puntuali) delle cose fatte del suo governo, ho ascoltato alquanto basito, cercando di collegare le parole ai fatti.

Certo, l'elenco delle "cose fatte" era lunghissimo, e nessuno può accusare Letta di non averle fatte. Ma il problema sorgeva quando si faceva la divisione fra risorse impegnate, per il numero delle "cose fatte". Alla fine, restava come un'impressione di un pomposo banchetto di nozze fatto coi fichi secchi, perchè per ogni provvedimento - come il tempo si sarebbe (pre)occupato di dimostrare, c'erano quattro soldi.

Ma tant'è... la fiducia allunga la vita (come la telefonata di un vecchio spot pubblicitario). I 18 mesi sono diventati due anni a partire da ora (che diamine... c'è la Presidenza UE da onorare...) La legge elettorale (finchè c'è Porcellum, c'è vita) è già passata dalla pole-position alla quinta fila. Lo strombonato pagamento - doveroso - dei debiti della pubblica amministrazione verso i propri fornitori si è ristretto sempre più.

Quando ho sentito al Senato Letta che metteva nell'elenco delle cose fatte le provvidenze per l'aumento dell'occupazione giovanile, che aveva prodotto ben 5.000 nuovi posti di lavoro (avete capito bene: 5.000, non 50.000 o 500.000), ho avuto un accesso di rabbia. Cresciuto a dismisura quando, nel pomeriggio, replicando il suo intervento alla Camera, aveva fatto lievitare i 5.000 fino a 7.000.

Settemila. A fronte di una disoccupazione giovanile che ha sfondato ormai la soglia del 40%. Ora, poichè in Italia storicamente, da decenni, i posti di lavoro navigano fra 20 e 22 milioni, ci sarebbe un solo modo per aumentare l'occupazione giovanile, in un mercato del lavoro complessivamente stagnante: invertire la rotta con i continui aumenti dell'età pensionabile. Sostituire dei vecchi stanchi e senza motivazioni con giovani oggi senza speranza e senza un futuro da progettare. Lo capirebbe anche un cretino.

E scrivo queste cose, mentre ho davani agli occhi l'articolo odierno di Federico Fubini su Repubblica, che vi pregherei caldamente di leggere:

Sgravi ai neo-assunti, sprecati 1,3 miliardi

Le Regioni sprecano un miliardo, assunzioni under 30 ferme al palo. Vanificati così gli incentivi per le imprese che offrono lavoro  (di Federico Fubini)

Sgravi ai neo-assunti, sprecati 1,3 miliardi

Ricordate le proteste? Di fronte alle maglie strette della spesa, avevano coperto l'intero arco costituzionale. Governatori regionali di destra e sinistra insieme, anche nella scelta degli aggettivi. Per esempio questa nota congiunta del 16 maggio di Vendola (Sel, Puglia), Zingaretti (Pd, Lazio), Maroni (Lega, Lombardia) e Zaia (Lega, Veneto): "Il patto di stabilità è demenziale e cieco".

Oppure ancora Zingaretti, lo stesso giorno: "Se non si parte dai dati sul crollo delle risorse spendibili, non capiamo perché la gente si toglie la vita". O un paio di mesi prima i leghisti Maroni e Zaia: "I suicidi degli imprenditori sono un fatto nuovo ed epocale, dobbiamo sfondare il patto di stabilità". 

Fin qui le parole. Poi però mercoledì scorso è arrivato il click day per il lavoro giovanile, le richieste di bonus su internet, e l'esito ha ispirato riflessioni più sobrie. Generosi nei giri di frase, i governatori del centro-nord si sono dimostrati succinti nelle risorse: del miliardo di euro che possono impiegare per favorire nuove assunzioni, non hanno messo a disposizione un solo euro. Non un centesimo. Zero assoluto. 

In gioco ci sono le decontribuzioni fino a diecimila euro, grazie a fondi europei e nazionali, per i contratti ai giovani fino a 29 anni. Il provvedimento, filiazione del decreto del Fare di giugno, era stato approvato dal governo in luglio su iniziativa dei ministri Enrico Giovannini (Lavoro) e Carlo Trigilia (Coesione). Si prevede la riprogrammazione di fondi europei, e dei corrispettivi apporti nazionali, per ridurre i contributi per chi assume persone fra i 18 e il 29 anni. Con un tasso di disoccupazione giovanile al 40% e numeri ancora peggiori di inattivi - quelli che non cercano neanche più - uno sgravio sui contributi può dare nuove motivazioni. Il click day lo ha dimostrato: in poche ore sono arrivate dalle imprese settemila richieste di bonus per contratti a tempo indeterminato, di cui 1295 solo dalla Lombardia. Dunque gli imprenditori sono pronti a dare lavoro, quando l'incentivo esiste.

Peccato però che per ora non si possa andare oltre, perché le risorse sono già (quasi) finite con il primo click day. Il governo aveva dirottato su questo progetto 500 milioni di euro dal bilancio dello Stato, destinati ad accompagnare i fondi europei per le Regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. In più, ha messo a disposizione altri 300 milioni per il centro-nord. Ma le prime domande di bonus fanno prevedere che il tetto sarà presto raggiunto.

Possibile? Sì, se le 15 Regioni del centro-nord continuano a tenere fermo il miliardo di euro circa del Fondo sociale europeo (più il confinanziamento italiano) che non hanno ancora impegnato per altri progetti. Il premier Enrico Letta e il ministro Trigilia avevano dato alle Regioni un messaggio preciso: devolvere quei fondi al bonus assunzioni è un modo rapido ed efficace di utilizzarli, a maggior ragione ora che in certi casi si affaccia il rischio di perdere le risorse non ancora spese. Il Veneto ha circa 150 milioni non impegnati, il Piemonte anche, il Lazio 200, la Lombardia circa 100 e la Toscana una settantina. C'è spazio per permettere molti più contratti di lavoro incentivati per i giovani. "Siamo in una situazione eccezionale - dice Trigilia - possiamo dare un segnale sull'uso efficace delle risorse".
Invece, almeno per ora, niente. Inutile chiedersi perché, ma si può essere perdonati se si è colti da un sospetto: gli sgravi alle assunzioni sono anonimi e impersonali; non sono un favore elargito da un politico a un elettore con nome e cognome. Di solito invece le burocrazie e i politici locali dirottano i fondi europei verso progetti magari simili a fuochi di paglia, ma animati da imprese o individui precisi, che poi restano loro fedeli. Qualcuno magari le chiamerebbe clientele, scambi di favori finanziati dai fondi europei. Ma naturalmente non è vero, e da domani i governatori possono dimostrarlo: finanziando la decontribuzione sul lavoro per chi ne ha urgente bisogno.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :