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Enzo biagi: una mancanza sempre piu' pesante
Creato il 07 novembre 2010 da Alessandro @AleTrasforiniQuesti monti fanno parte di me, ci sono gli itinerari della mia vita.
Ricordo la prima volta che sono andato con mio padre alla Segavecchia e mi tornano in mente certe grandi ortiche.
Portavo ancora le braghe corte e sono tornato a casa con le gambe che mi facevano male. Penso alle ragazze con i panieri pieni di fragole, lamponi e mirtilli che vendevano alla gente.
E all'arrivo dei pastori. Si sentiva l'abbaiare del cane.
Erano riti che accompagnavano le stagioni. Più avanti c'era la raccolta delle castagne.
Terminato il lavoro nei castagneti, i pianaccesi portavano in chiesa grossi cesti pieni di castagne per regalarli al prete.
Non cercate Pianaccio sulle carte geografiche; ha un campanile ed un cimitero, non c'è più l'ufficio postale, la scuola è chiusa e la canonica è stata venduta.
Arriva un prete per le feste e la domenica, dice messa e se ne va.
Abbiamo anche due torrenti ma il mulino non macina più. [...]"
Queste le parole pronunciate dal grandissimo e mai adeguatamente rimpianto Enzo Biagi, a proposito della sua terra natia Pianaccio. Figure come la sua sono state potenti e prepotenti per questa Italia, per quello stesso stivale che questo grande giornalista eroe amava.
Più di ogni altra cosa al mondo. Da lì è partito e lì è tornato, dopo una vita spesa per l'amore di un mestiere senza pari.
Su queste basi, a distanza di tre anni, non si finisce ancora di celebrare adeguatamente tutto ciò che questo grande eroe è stato.
Enzo Biagi seppe creare giornalismo denunciando e raccontando le piccole storie di ogni giorno, tutti quei fatti che sommati assieme rendono un quadro fedele e consapevole dell'andamento e del futuro di un Paese.
Seppe cercare, nel suo intimo essere giornalista, gli eroi nella gente normale.
Riuscì a dare, in ogni istante della sua vita, massima attenzione all'umanità ed alle vicende umane come dimostrazioni di un tornasole inarrivabile. Per qualunque cronaca possibile.
Seppe essere accogliente, riuscendo a delineare armonicamente i confini sotto i quali riunire il concetto di Paese normale.
Normalità da non lasciare in disparte, normalità da riabilitare per ritrovare la Stella Polare sotto cui far benedire un'Italia sempre più dispersa. Necessario ritrovare una bussola civile con la quale guardare al mondo, necessario ripercorrere strade comuni di diritti, giustizia, informazione, merito e modelli positivi.
Coltivare memoria, riscoprire educazione e moralità per dare un seguito e non un epilogo al nostro futuro di Stato e di italiani.
Nel suo pieno, Enzo Biagi fu anche questo.
A distanza di tre anni dalla scomparsa, un piccolo tributo per ricordarne le straordinarie figure e dignità.
Grazie ancora, Enzo.
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