Enzo Carli, Pisa – Lungarno

Da Paolorossi

Pisa – Lungarno Regio

Ho qui davanti a me una vecchia cartolina – dev’essere intorno al 1910 perché mancano le rotaie del tram elettrico – rappresentante il “Ponte Solferino e il Lungarno Regio”. E’ la più pura, la più nobile immagine dei Lungarni pisani, quella che mi sta nel cuore quando penso a quel miracolo di urbanistica che li fa, a mio avviso, unici al mondo.

[…] Quel tratto che non è strada, né piazza, ma piuttosto, direi, punto focale di una mirifica prospettiva di palazzi e di case che con le sue lunghissime braccia accoglie e glorifica il fiume. Ed è sui Lungarni, in quei palazzi (e non sul prato del Duomo segregato nel suo incanto ultraterreno) che Pisa ha vissuto gli eventi della sua storia quasi millenaria, eventi mistici, drammatici, persino efferati.

[…] Sui Lungarni nacque e morì San Ranieri, il nostro patrono e in una chiesetta in riva d’Arno Caterina da Siena ricevette le stimmate.

Pisa – San Paolo a Ripa d’Arno

[…] l’unico giardino che si affaccia sul Lungarno corrisponde all’area dove sorgevano le case del conte Ugolino che vennero rase al suolo, con divieto di rifabbricarvi, e secondo la tradizione, peraltro non accertata, contro un muricciolo o una spalletta presso la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, per il dolore di essere stato ingiustamente accusato di tradimento, infranse il suo nobile capo il Protonotaro di Federico II e poeta Pier della Vigna. Sui Lungarni ebbero pure dimora i Medici, in due palazzi, e in uno di essi venne ucciso, dal padre, Don Garzia e la pallida e cagionevole Eleonora di Toledo, sua madre, dodici giorni dopo vi si spengeva di dolore come, forse più serenamente, ma volgendo il pensiero alla patria perduta, si era spenta quattro secoli e mezzo prima in un altro palazzo la prigioniera regina di Majorca.

Pisa – Palazzo Toscanelli

Non tutte tragiche o dolorose però, ma egualmente illustri le memorie che sentiamo aleggiare. Nello stesso palazzo in cui l’Alfieri aveva recitato come protagonista del Saul abitò Isabella Roncioni, amata dal Foscolo e ispiratrice dell’Ortis e di quello accanto si racconta che Lord Byron usasse salire le scale a cavallo: negli stessi giorni in cui questi si rinchiudeva nei sotterranei del palazzo Toscanelli un altro grandissimo poeta britannico Percy B. Shelley, sull’opposta riva d’Arno, in un palazzo quasi di fronte, componeva il sublime canto di Adonais in morte di John Keats.

(Enzo Carli, Inventario pisano, 1977)

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