Presentato ieri mattina, presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), il Rapporto dell’Osservatorio Socio-economico sulla criminalità che ha messo in luce i rischi di infiltrazioni nel settore dell’eolico soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno, dove si trova il 98% della potenza italiana e l’84% del parco impianti.
Sebbene non vi sia “relazione diretta e ineludibile tra Meridione, criminalità organizzata e produzione energetica rinnovabile”, secondo il CNEL “si deve senza dubbio riflettere su questo pressante rischio, soprattutto alla luce del controllo ambientale esercitato dalla criminalità organizzata, già fortemente strutturata in molti settori, tra cui, ad esempio, i lavori edili, la gestione dei rifiuti”.
Il Rapporto evidenzia quindi la necessità di prevenire e contrastare qualunque tentativo di infiltrazione criminale attraverso forti azioni di prevenzione e contrasto. Gli elementi da tenere particolarmente in considerazione sono la concentrazione degli impianti in superfici relativamente ridotte, l’elevato costo realizzativo e la scarsa esperienza e limitata dotazione di personale degli uffici tecnici chiamati a dare i permessi.
Il problema sollevato dal Rapporto dell’Osservatorio è, come detto, relativo al settore dell’eolico. Ma che la criminalità organizzata tenti di inserirsi nel settore energetico non è né una novità e né una sorpresa. Non a caso, proprio recentemente un’importante azienda come Enel ha firmato un Protocollo con il Ministero dell’Interno proprio per combattere il rischio di infiltrazioni criminali nelle attività del Gruppo. In base all’accordo, sono previsti sia interventi a livello centrale (tra Ministero ed Enel) sia interventi a livello locale (tra Prefetture e sedi dell’azienda) proprio per mantenere costantemente il massimo livello di attenzione.
[Foto da ecodellaterra.it]