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Eowyn Ivey, La Bambina di neve, Einaudi

Creato il 11 febbraio 2012 da Atlantidelibri

Il nome dell’autrice dovrebbe essere una garanzia, pensando a Il signore degli anelli… Con questa premessa, dobbiamo in effetti sottolineare che La bambina di neve è un affascinante debuto, pieno di magia e realismo nel tempo stesso. La potenza della fantasia accoglie nella nuova destinazione una coppia senza figli, conl’apparizione di una bambina che non si sa da dove possa giungere, tutto però è ben riportato alla realtà di un Alaska colto con “freschezza”(o meglio, visto il luogo, con vivacità…) nei primi decenni del Novecento, nei paesaggi, nei luoghi e nelle persone.

Eowyn Ivey, La Bambina di neve, Einaudi

Alaska, 1920. Un luogo incontaminato e brutale. Specie per Jack e Mabel, giunti in questo territorio selvaggio da lande molto meno aspre.
La coppia, un po’ avanti negli anni, e senza figli, ha una vita dura, col lavoro atroce alla fattoria. Mabel, in particolare, oppressa dal rammarico di non avere figli, è sull’orlo della disperazione.
La prima notte d’inverno Mabel e Jack tornano per un momento ragazzi e, tirandosi palle di neve, finiscono per costruire un pupazzo. Che prende la forma di una incantevole bambina di neve.
Ma al mattino non c’è piú nulla. E, in lontananza, una bimba bionda corre via tra gli alberi.
La piccola, che dice di chiamarsi Pruina, torna piú volte da loro. Pare una creatura dei boschi. Va a caccia di animali con a fianco una volpe, del tutto a proprio agio nelle lande innevate, è in grado di sopravvivere nell’asprezza dell’Alaska.
Ma quale che sia la vera natura di Pruina, la bimba sembra destinata a cambiare per sempre la vita di Mabel e Jack.

***

«C’è tanta luce in questo libro dal titolo di fiaba, La bambina di neve (…) È un romanzo dell’anima (…) costruito con immagini potenti che si fanno abitare da chi legge, e non si sa quale scegliere (…) Ed è pieno insieme di piccole, nascoste vertigini in cui ci si trova a sospendere il respiro».
Mariapia Veladiano, la Repubblica



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