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εγώ, Epicuro

Creato il 31 marzo 2012 da Ippaso

Epicuro credeva che l’Atarassia fosse la via per raggiungere il piacere (Cit. “non alludiamo ai piaceri dei dissoluti o a quelli dell’ebbrezza, …, ma al non aver dolore nel corpo né turbamento dell’anima”). Partendo da una accurata e oggettiva conoscenza del mondo, e soprattutto dallo studio delle scienze naturali, egli mira alla semplice eliminazione di tutti i possibili turbamenti. L’uomo epicureo deve limitarsi a provvedere ai propri bisogni naturali (mangiare, dormire), a soddisfare qualunque eventuale desiderio umano non necessario (chenneso, far sesso, mangiare bene e con abbondanza, bere vino), e ad allontanare i desideri vani (potere, ricchezza, …). Non c’è morale che tenga (se gli dei esistono, sono in una condizione di beatitudine e non si curano delle vicende umane e del nostro comportamento: noi siamo totalmente liberi di vivere come vogliamo!), e non c’è paura a frenarci (i dolori non sono che passeggeri, e il timore per la morte è assolutamente infondato, dal momento che non la possiamo provare – quando lei è arrivata noi non ci siamo più).
Spesso Epicuro è stato accusato di empietà, per via della promiscuità del giardino-scuola nel quale insegnava (erano ammessi perfino schiavi e donne!) e per via del suo pensiero libertino (come spiegato, invitava a soddisfare qualunque desiderio, non esistendo una morale divina). Allo stesso tempo altri pensatori ne han sottolineato lo stile di vita molto parco (sulla barra destra del blog ho una citazione di Epicuro molto eloquente: “Mandami un pentolino di formaggio, perché io possa far baldoria quando ne ho voglia”). Nietzsche immaginava la scuola epicurea come “Un giardino, fichi, piccoli formaggi e insieme tre o quattro buoni amici”.

Insomma, l’epicureo è un uomo privo di freni morali e psicologici, teoricamente molto aperto alle esperienze più sfrenate, ma in pratica molto tranquillo e misurato. Evita ogni fastidio o complicazione, scansa le situazioni che possan causargli qualche noia o anche solo farlo oscillare dal suo centro gravitazionale, non si intromette nelle faccende pubbliche (politica e epicureismo non sono conciliabili), non si pone obiettivi sociali e non vive al ritmo della comunità. A proposito di questa apparente contraddizione tra teoria e pratica, ho apprezzato molto il professore che scrisse che “Epicuro era un libertino non dedito al libertinaggio”.

Ad oggi gli epicurei sono esseri essenzialmente rari e schivi, o comunque difficili da riconoscere. La nostra società si basa molto sulla condivisione del piano morale e sociale e sulla costruzione di obiettivi borghesi (il pezzo di carta, la famiglia, il posto fisso e magari una lenta scalata più per anzianità che per meriti, un appartamento o meglio ancora una villetta a schiera, …). Ecco, in questa attuale situazione, potete capire come l’epicureo viva ai margini, convinto che tutto ciò porti all’insicurezza e a una infelicità sfrenata.

Termino il post con le parole di chiusura della lettera che Epicuro scrisse a Meneceo:

Medita dunque queste cose e quelle dello stesso genere giorno e notte, in te stesso e con chi è simile a te, e non avrai mai turbamento né nel sonno, né da sveglio, ma vivrai come un dio fra gli uomini: perché in nulla è simile a un mortale un uomo che viva fra beni immortali.



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